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Bucciantini: Paulo Sousa, quanti errori
ati Fernandez è appena un decente interno, ma non può giocare vicino alla porta, vicino all'attacco: non c'è niente di decisivo nel suo repertorio e nel suo pensiero (forse è stato scelto per surrogare la mancanza di Badelj, cercando di decentrare la manovra e sfuggire al pressing centrale dell'Empoli: cerco sempre di trovare senso alle scelte di un tecnico...).
Rebic va bene per l'ultima mezz'ora di contropiede o per un tentativo a ranghi completi: non può essere un azzardo sommato ad altri. E soprattutto, non si attacca Mario Rui sulla profondità: troppo veloce nei primi metri, troppo bravo a difendere sul quel passo e su quel verso, ogni duello è stato umiliante, e Rebic è ottuso: cerca sempre la sfida uno-contro-uno verso destra. Bernardeschi non l'ha mai sfidato, ed è sempre riuscito a giocare la palla, anticipandolo con l'interno sinistro: giocare a rientrare (col mancino: Berna o Ilicic) era ovviamente il modo migliore per preoccupare Mario Rui.
Ancora: è stata superficiale la rinuncia a quasi tutte le linee di passaggio su cui la Fiorentina appoggiava la manovra, grossomodo da Badelj verso tutti i settori dell'attacco. Badelj e Kalinic sono i punti di riferimento "puri" per come li ha magnificamente costruiti Sousa.
Detto questo, una rimonta è sempre un bel modo per finire una partita che calava sicura verso il dramma. Nel secondo tempo c'è anche il calo fisico di un Empoli impressionante per intensità e qualità nel primo tempo, ma c'è tanta personalità della Fiorentina, tanta ribellione alla perdita del primato, tantissimo Kalinic, irrinunciabile, anche per concetto, come è Higuain a Napoli: diffonde forza e coraggio ai compagni, e spaventa gli avversari, diminuendoli, bloccandoli, costringendoli a lavorare il doppio.
Poi c'è stata la voglia di giocare insieme (in due) di Kalinic e Babacar: può essere un tesoro nascosto da aggiungere qua e là, quando sarà più complicato produrre calcio o dominare.
E ancora: Vecino, che sa soffrire nelle domeniche storte, sa raddrizzarle piano piano, fino a ritrovarle: meritava tantissimo quel gol alla fine, per quanto era cresciuto dentro la partita.
Il Napoli è arrivato, può abbondare, largheggiare, fuggire. La Fiorentina non può sbagliare niente e può perfino piangere una formazione sbagliata perché Sousa ha costruito la miglior squadra di questo primo pezzo di campionato, 13 partite, 28 punti, 82-83 di media. E come succede quasi sempre, anche oggi la Fiorentina ha emozionato.
Marco Bucciantini