Bronzetti: 'Pogba-Real? Non ora. La Juve voleva Higuain'
L'edizione odierna del quotidiano Tuttosport riporta una lunga intervista con l'agente Fifa Ernesto Bronzetti, storico mediatore di mercato negli affari tra l'Italia e la Spagna. 'Real Madrid-Juventus? Io sono nazionalista e quindi tifo sempre per le italiane all'estero, soprattutto di questi tempi in cui dobbiamo tenere d'occhio il ranking Uefa, però dall'altra parte ci sono Florentino Perez, mio amico da quindici anni, e Carlo Ancelotti, che ho contribuito a portare a Madrid... vorrei che tutte e due passassero il turno - afferma Bronzetti -. In estate la Juventus era seriamente intenzionata a prendere Higuain, mentre Vidal per il Real Madrid era un'idea prima di prendere Illarramendi. E su Higuain, alla fine, ha avuto ragione Perez. Mi ricordo che, dopo la partita delle vecchie glorie, eravamo a bere qualcosa. Marotta e Agnelli dicevano a Perez che 35 milioni erano troppi, lui ha risposto: vedrete che alla fine del mercato qualcuno me li darà, non ci sono tanti attaccanti di valore in giro. E così è stato. La Juventus non andava oltre i 22-23, ma Florentino conosce il mercato e aveva capito che il valore di Higuain era quello. Era dispiaciuto, comunque, perché gli sarebbe piaciuto darlo alla Juventus, da nobile del calcio a nobile del calcio. E' un romantico, ma i soldi... Se il prossimo affare fra Juventus e Real Madrid sarà Pogba? Il discorso è questo: se il francese va avanti così e dimostra di essere una stella, perché per me ancora non lo è, allora potrebbe entrare nel mirino di Florentino, prima no. Per ora non gli interessa, anche se sicuramente lo tiene sotto controllo come tutte le promesse al mondo. Al momento in quel ruolo il Real è coperto, c'è Illarramendi sul quale ha investito 35 milioni di euro e ha 21 anni'.
'Qual è stata l'operazione più divertente chiusa con la Juve? Con Moggi era tutto un divertimento, perché non sapevi mai se ti diceva la verità o no - ricorda Bronzetti -. Con Vieri, però, mi superai. Lui e Gil, il presidente dell'Atletico, non riuscivano a mettersi d'accordo: la Juve voleva 33 miliardi di lire, gli spagnoli offrivano 27. Alla fine per telefono non si mettevano d'accordo e decisi di farli incontrare, però raccontai una bugia: dissi a Gil che Moggi accettava 27 miliardi e il contrario a Moggi. Quando si incontrarono e scoprirono che erano ancora distanti volevo nascondermi sotto il tavolo, ma dissi loro: adesso siete qui, chiudete a 30. Si incazzarono, ma poi mi ringraziarono entrambi. Se c'è un Moggi, oggi? No. Per abilità Galliani è l'unico che sa fare mercato. Anche se Luciano era più inaffidabile: come bravura da uno a dieci gli do undici, ma dovevi essere paziente... Una volta mi diede appuntamento all'ippodoromo di Agnano: io ero con Futre, d.g. dell'Atletico Madrid. Dovevamo vederci all'una, e arrivò all'una, ma del giorno dopo! Lo chiamavo e mi diceva: sono sul raccordo, tranquillo. Il problema è che era il raccordo di Roma, non quello di Napoli. Agnelli è il degno erede della sua dinastia? Secondo me sì. Le qualità le ha, i tempi sono diversi, per suo zio e suo papà forse era più facile, a volte potevano fare quello che volevano. Lui è bravo perché si fida di Marotta, che per me è un grande direttore. Oltretutto Andrea pur essendo giovane ha capito come funziona il mondo calcio. E ogni tanto mi ricorda pure lo zio Giovanni per le battute. L'età, poi, è della sua'.