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Brocchi: 'Il problema non è il modulo ma i singoli. Balo è come me, ha poco tempo'
Il primo pensiero contro il Frosinone.
"Il mio primo pensiero dev'essere trovare una squadra che ha voglia di rivalsa e non vuole accettare una situazione del genere, che metta in campo quanto mostrato in allenamento: in settimana ho avuto segnali positivi, se analizzassi solo l'impegno messo in allenamento farei fatica a trovare 4-5 giocatori che non mi sono piaciuti. La speranza e il mio pensiero è che domani loro riescano a mettere in campo tutte queste cose, senza avere problemi visti in altre partite. Il perché è abbastanza chiaro, nei momenti di difficoltà la squadra si disunisce, non lavora più insieme, cerca con il valore del singolo di risolvere un problema e questo fa sì che le difficoltà aumentino perché nel calcio le difficoltà si risolvono da squadra".
Incidono gli ultimi anni di sconfitte e alti e bassi?
"Può essere però bisogna vedere se tutti sono consapevoli che questo è il problema, non saper reagire da squadra. Tutte le squadre hanno momenti di difficoltà, ma quelle che si uniscono riescono ad uscirne, noi abbiamo forza a livello singolo ma da soli non si risolvono i problemi, dovrebbero risolverli assieme ai compagni. E questo spiega le difficoltà avute a Verona, se valutiamo solo per immagini è assurdo, io che faccio l'allenatore lo vedo subito: quando vai a cercare trame offensive e i tuoi attaccanti vanno su a cercare di far gol la cosa automatica è che la squadra si alzi e sia compatta, se questo non succede allora si vede quello successo contro l'Hellas".
Qualche dubbio sul modulo e tentazione di tornare al 4-4-2?
"No, il problema non è il modulo. Nel sistema di gioco che vorrei portare ci sono equilibri, quando subiamo un due contro tre vuol dire che qualcuno non ha fatto quello che doveva. L'errore non è del sistema di gioco, è un errore di valutazione singolo. Io devo trasmettere questi concetti ai miei giocatori, non sono concetti assurdi o non conosciuti: i calciatori hanno la capacità di leggere certe situazioni, come ci sono riuscito con i ragazzi perché non dovrei riusciri con giocatori che hanno livello ed esperienza superiori? Il poco tempo è sempre stato il dilemma di questo periodo, però ci dobbiamo legare alla storia di tanti allenatori: tutti anche i grandi hanno avuto difficoltà iniziali. Sacchi ha faticato fino a novembre, Guardiola ha fatto fatica all'inizio, Sarri ci ha messo due mesi con il Napoli, ma io non voglio prendere questa scusa: lo sapevamo tutti, non può essere una giustificazione. Io sto cercando di aiutare la squadra ad avere equilibri e dare pillole di pensieri. La mia idea di calcio è fortificata, studio da cinque anni e metto in campo le mie idee: preferisco guardare Barcellona, Bayern Monaco oppure il Napoli, l'Empoli e il Sassuolo, che un paio di stagioni fa aveva esonerato e richiamato Di Francesco permettendogli di completare il percorso e giocare un calcio piacevole. La mia idea di calcio è giocare in una certa maniera per far sì che chi va allo stadio non veda una squadra chiusa dietro: è la mia idea, ho studiato un modello e una metodologia di allenamento, non so se ce la farò ma questa è la mia idea".
Nessun pentimento di aver accettato la panchina subito e non a luglio?
"Questa è la vita, chi direbbe di no a un incarico di massimo livello? Ho paura? No. Vengo criticato? Lo sono tanti, anche Allegri ne ha ricevute tante, non posso avere la presunzione di non essere criticato".
Sula Primavera
"Ieri ho visto il derby e mi sono divertito, ma siamo schiavi dei risultati".
Su Honda
"Honda non mi ha sorpreso, mi sorprendeva che qualcuno dicesse che non lo avrei più considerato. Avevo solo bisogno di conoscere i giocatori, Keisuke è un professionista esemplare di un livello superiore, ci siamo conosciuti, ha avuto una possibilità e ne avrà un'altra con la possibilità di essere decisivo".
Su Balotelli
"Come me ha pochissimo tempo, deve pensare a quanto fatto in settimana. Basta dire che ha poco tempo, si allena sempre bene e ha grande voglia, non ha bisogno di pensare all'ultima possibilità ma che domani è una partita importante e può sbloccarsi".
Sui risultati
"In Italia il risultato è la regola numero uno, domani dobbiamo ottenere i tre punti. Con questo non vuol dire che chiederò alla mia squadra di stare tutti arroccati cercando di vincere con un episodio, ma non è mai stato nei pensieri della squadra anche con pensieri diversi".
Su Donnarumma
"Non mi sorprende averlo trovato già decisivo, non mi prendo meriti perché sono di chi l'ha scoperto, di chi l'ha allenato e di chi ha avuto il coraggio di metterlo in questa stagione. Io mi presi le critiche quando lo portai in Primavera al Viareggio, mi dicevano che l'avevo bruciato. Meno male! Dobbiamo dare la possibilità di emergere ai ragazzi e di sbagliare per saper reagire alle difficoltà. Gigio è un portiere di primo livello ora, il mondo lo guarda e lo invidia, soddisfatti del lavoro fatto e che fa con Alfredo Magni in settimana"
Sulla possibilità di fallimento.
"Sarebbe un fallimento di tutti, mio come dei giocatori, non posso pensare agli altri. Bisogna pensare all'impegno della squadra e del mio staff, siamo sempre qui a lavorare per trovare le chiavi giuste".
Sulla rabona di Bacca e se abbia imposto qualche limite.
"Come faccio a imporgli limiti se gli viene naturale, normale che se a Verona al posto di tirare di rabona avesse passato la palla avrebbe segnato, ma ci sono momenti in cui gli attaccanti fanno scelte. E' criticato perché non fa gol, in realtà ha deciso la gara con la Samp e 15 gol non sono pochi, la speranza è che possa continuare a migliorare e fare gol importanti".
Ha sentito il presidente Berlusconi?
"Il momento è difficile per tuti, normale che ci siano a volte delusioni che ti portano a fare considerazioni ma ribadisco, i giocatori io non li tocco, il responsabile sono io e se loro non riescono a mettere in campo quanto chiedo mi devo prendere io la responsabilità. Il presidente vuole un Milan diverso, che vince, e nonostante le numerose critiche che gli piovono addosso nessuno, neanche il tifoso più accanito, ama il Milan più di lui e questo è fuori discussione".
Sui tifosi e la probabile contestazione e la difficoltà per i giocatori. "Sapete qual è la cosa più difficile per un giocatore del Milan? Saper sopportare San Siro, anche nei momenti belli. E' uno stadio stupendo, entusiasmante, emozionante, però non possiamo pensare che ora i tifosi siano felici, sorridenti e propositivi, siamo noi che dobbiamo mostrare una squadra che ha carattere ed è combattiva. Se vedessero questo darebbero una mano".
Come si può pensare che ai giocatori manchino certi fondamentali? Come pensa che possano assorbire come i ragazzi?
"Perché ho studiato moltissime realtà in questi cinque anni, ho visto percorsi che hanno fatto certi allenatori, quello che chiedono, e la realtà dei fatti è che se tutti chiedessero le stesse cose basterebbe mettersi su un libro studiarlo a memoria e riportarlo ai giocatori. Ci sono allenatori che lavorano su codifiche e altri che lavorano su principi, ognuno ha poi metodologie diverse per entrare nella testa dei giocatori e far assimilare i concetti".
Cosa pensa del Cholismo? E alla luce della sua esigenza di coraggio, non ha senso un centrale più veloce come Zapata rispetto ad Alex?
"A Verona c'era e siamo andati comunque in difficoltà. Il problema non sono gli interpreti ma la mentalità: chiunque giochi in difesa o centrocampo deve sapere come comportarsi in certe situazioni, non è un interprete a cambiare la tua idea. Anche Alex penso preferisca difendere in avanti piuttosto che correre cinquanta metri indietro. Tanto di cappello a Simeone per il suo lavoro, per fare un certo tipo di calcio devi essere nell'ambiente giusto, e lui lo è, e devi credere ciecamente in quello che fai, lui ci crede ciecamente e ha convinto i suoi giocatori a farlo. Altri allenatori criticati ora poi, penso a Guardiola, ha vinto comunque tanti trofei e ha usato un'idea di calcio totalmente diversa. In questo momento è in risalto l'idea di Simeone, ma l'importante è portare sempre avanti la propria idea e non farsi sconfiggere dalle critiche. La mia speranza è questa".
I giocatori in rosa possono supportare il gioco di Brocchi?
"Faccio un esempio sul campionato italiano, l'Empoli ha top player? Il Sassuolo ha top player? Hanno sì altri obiettivi ma giocano un calcio divertente che per il livello loro è divertente è coinvolgente. Perché noi non possiamo pensare di giocare un calcio di qualità? Bisogna credere che questa sia la strada giusta, non tutti ci sono riusciti subito".
Sull'assemblea degli azionisti e le possibili voci sulla cessione della società e se hanno difeso la squadra distraendo l'attenzione. "Se fossi un giocaore del Milan con tutto il rispetto per la società io penserei al campo, è l'unica cosa che può fare dare credibilità sul campo. Gli aspetti societari e tutto quello che gira intorno stanno ad altre persone, il calciatore deve concentrarsi solo sul campo e a fare bene mettendo tutto quello che ha".
Ancora su Honda e sulla sua adattabilità al ruolo di trequartista.
"Quando giocava a destra si diceva che era adattato, che Honda gioca dietro alle punte in Giappone. Ora si dice: ma cosa capisce Brocchi? Lo mette dietro le punte? Io penso che lui possa giocare in entrambe le posizioni perché ha un'intelligenza calcistica importante".
Cosa sta insegnando questa esperienza in panchina?
"E' solo bellezza perché sto imparando a gestire l'esterno perché l'esterno a prescindere cerca di stroncarti, io nella mia vita ho passato situazioni ben più difficili di quella di adesso. Questa esperienza mi sta fortificando e mi fa capire che non troverai mai un ambiente che ti dirà sei bravo hai fatto la scelta giusta, è impossibile in questo mondo. Ho studiato, ho messo in pratica, ho una mia idea, un mio metodo, sono sicuro sia buono, non so se mi porterà a vincere la Champions League ma è il mio credo".
Chisura di Brocchi: "Voglio fare i complimenti e gli auguri ad Antonelli che è diventato papà. E anche alla mamma che ha qualche merito (ride, ndr)".