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    Brescia, ci risiamo: Cellino torna a valutare l'esonero di Inzaghi. Liverani è la prima idea, ma occhio a Corini

    Brescia, ci risiamo: Cellino torna a valutare l'esonero di Inzaghi. Liverani è la prima idea, ma occhio a Corini

    • Andrea Distaso
    Il brutto pareggio esterno contro il Pordenone, che ha nuovamente rallentato la corsa verso la promozione diretta in Serie A del Brescia - a secco di vittorie di 4 partite e scivolato a 4 lunghezze dal secondo posto - è tornato ad agitare il sonno del patron delle Rondinelle Massimo Cellino, tutt'altro che soddisfatto dell'operato dell'allenatore Filippo Inzaghi. Dopo il quasi esonero dello scorso febbraio, stoppato dalla presenza di una clausola nel contratto del tecnico piacentino (che lo tutelerebbe economicamente con la squadra nelle prime posizioni di classifica) e dalla forte contrarietà del tifo bresciano al ritorno di Diego Lopez, il numero uno del club lombardo sta nuovamente valutando l'ipotesi del ribaltone.

    In costante contatto col fido direttore sportivo Francesco Marroccu per analizzare ogni aspetto della vicenda, compreso quello di avvalersi della consulenza di un legale per conoscere i margini di manovra in caso di benservito a Superpippo, Cellino avrebbe già pronto il nome del sostituto per le ultime 7 giornate di campionato. Si tratta dell'ex allenatore di Lecce e Parma Fabio Liverani, con cui i contatti non si sono mai interrotti nel corso di questa stagione, anche quando Inzaghi sembrava vivere un rapporto più solido con la sua società o anche dopo il quasi strappo del mese scorso. In seconda fila ci sarebbe invece un bresciano doc come Eugenio Corini, che ha già allenato i lombardi dal settembre 2018 al novembre 2019  e dal dicembre dello stesso anno fino al febbraio 2020,

    Cellino non ha mai celato il suo malcontento per la gestione della rosa fatta dall'attuale tecnico, che ha preferito puntare su profili più esperti piuttosto che sui giovani di talento che il presidente vorrebbe fossero messi maggiormente in vetrina. Una relazione sempre ai limiti della tensione, col pari di Pordenone e la sosta di due settimane che rischia di aggiungere un nuovo capitolo alla querelle.

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