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Brasile a un passo dagli ottavi, è merito di Douglas Costa: Tite lo faccia giocare!
Un solo appunto al c.t. dei verdeoro: non mi sarei mai privato di Paulinho, per me il migliore in campo. Piuttosto, come contro la Svizzera, per inserire Firmino avrei tolto Gabriel Jesus, il centravanti che ancora fatica, nonostante una traversa colpita di testa (unico squillo in 91 minuti di gara), a trovare lo spazio e la porta.
Il Brasile non solo ha vinto la sua prima partita a questo Mondiale, ma nel secondo tempo ha giocato un calcio equilibrato e convincente. Non tutti gli effettivi della Nazionale sudamericana stanno bene (Casemiro, per esempio, è affaticato e, a volte, impreciso), però è difficile ipotizzare una formazione molto diversa da quella schierata da Tite.
L’anello debole, in questa fase, è Willian che nel primo tempo sbaglia qualche passaggio di troppo e manca uno stop come se fosse un giocatore alle prime armi. Al di là degli errori tecnici, c’è l’abulia tattica. Primo, Willian non attacca largo come sarebbe necessario per dare ampiezza alla manovra del Brasile. Secondo, Willian non cerca mai la verticalizzazione, dopo un abbozzo di giro palla - in verità piuttosto lento - dei suoi compagni.
Perciò superare la Costa Rica che schiera un munitissimo 5-4-1 diventa quasi impossibile. Anzi, mentre il Brasile non raccatta nemmeno una mezza occasione, la Nazionale centro-americana sfiora il vantaggio (13’) con Celso Borges (comodo interno destro fuori) dopo assist di Gamboa (bravo sia in fase difensiva su Neymar che in quella offensiva).
All’intervallo il cambio Douglas Costa per Willian è il più atteso. TIte lo propone e in quattro minuti la partita cambia, visto che il Brasile prima colpisce la traversa con Gabriel Jesus (cross di Douglas Costa) e poi va ad un alito dal vantaggio con una conclusione a botta sicura di Coutinho, assist di Paulinho (Gamboa, di stinco, mette in angolo).
Paulinho, da mezz’ala, è anche l’autore dell’assist per Neymar al 56’ (grande deviazione del portiere Navas) perciò mi sorprende non poco che Tite, dieci minuti dopo, lo avvicendi con Firmino. L’ingresso di quest’ultimo è una scelta condivisibile, la sua posizione - la stessa di Paulinho - meno.
So che se il Brasile non avesse vinto neppure contro la Costa Rica, due sarebbero stati i bersagli dei tifosi brasiliani: il c.t. della Nazionale e l’arbitro olandese Kuipers. O, in subordine, la Var.
E’ accaduto, infatti, che a meno 12 dalla fine, venisse fischiato un fallo di rigore per manata sul petto - una mezza trattenuta con la presa subito allentata - di Gonzalez su Neymar.
Kuipers, molto disturbato dalle continue proteste del brasiliano, non era apparso convintissimo, ma aveva concesso il penalty. Dal Var lo hanno chiamato a rivedere l’azione e l’azzeramento della decisione mi è parso giusto.
Anche se quell’episodio e le continue perdite di tempo dei calciatori del Costarica (una sceneggiata evitabile), hanno fatto saltare i nervi tanto a Neymar quanto a Coutinho (entrambi ammoniti).
Insomma, anche questa partita sembrava andata. Non sarebbe stato giusto, perché il Brasile, oltre a silenziare l’avversario, aveva giocato bene. Ma per fortuna di tutti - tranne che dei costaricani - al primo dei sei minuti di recupero è arrivato il gol di Coutinho, il secondo in due partite, questa volta sommamente decisivo e liberatorio.
L’assist - a dimostrazione della bontà della scelta di Tite - è venuto su colpo di testa di Firmino che ha cercato l’inserimento centrale del compagno, uno schema tipico dei verdeoro.
Poi (97’) è scoccata l’ora di Neymar. Il numero 10, che si era visto privare del rigore quando era già sul dischetto, ha corretto al volo di sinistro un assist favoloso di Douglas Costa.
Con la gioia, anche tante lacrime al triplice fischio dell’arbitro. Si fa presto a passare da top a flop e Neymar questo voleva scongiurare. Per ora ci è riuscito, ma ad ogni partita, gli si chiederà di più. Lo sa. E’ una dolce condanna. Ma pur sempre una condanna