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'Braccino corto' Boniperti e la 'Saeta Rubia' Di Stefano
GIAMPIERO BONIPERTI, 1928,attaccante della Juventus dal 1946 al 1961, 444 partite. Vince 5 campionati, 2 coppe Italia ed è capocannoniere nel 1947-48 con 27 reti. Presidente bianconero dal 13 luglio 1971 al 5 febbraio 1990, Da presidente vince 9 scudetti, la coppa dei Campioni, la coppa delle Coppe, la coppa Uefa, la coppa Intercontinentale, la Supercoppa Europea, due coppe Italia. Mandato via e richiamato nel 1991. Resta fino al 1994, vincendo solo un’altra coppa Uefa. Detto “Marisa” per i suoi boccoli biondi. Ad affibbiargli il soprannome fu l'interista Benit Lorenzi, battezzato 'veleno' dalla madre che non ne poteva più del suo caratteraccio.Secondo quanto racconta Sandro Mazzola a quei tempi gli spogliatoi di San Siro comunicavano. Si sentiva tutto. Lorenzi cominciò a a insultare Boniperti gridandogli maliziosamente: 'Stai zitto Marisa!' - e lo juventino replicò: "Taci fighetta, sapessi quante Marise mi sono fatto!". Un'altra volta al terzo fallo subìto, Boniperti diede fuori da matto. Lorenzi tolse dalla bocca dell'arbitro il fischietto e lo diede allo juventino dicendogli: 'Allora arbitra tu'". Sul reale significato del soprannome si è sempre discusso, si va dalle interpretazioni più maliziose, oppure attribuendolo al fatto che in campo non aveva mai un capello fuori posto, oppure al suo rifiuto di venir meno allo stile, alla misura: maschio, non macho. E' sicuro comunque, che Boniperti non lo ha mai gradito. Gianni Brera lo definì «Un supremo dilettante, se si fosse battuto con furore sarebbe stato il più grande calciatore del suo tempo». Proverbiale il suo “braccino corto”, in privato «Nella mia carriera ho stabilito un record: sono riuscito a farmi pagare un caffè da Boniperti» (Pietro Vierchowood), sia nel ruolo di amministratore della società “Durante il ritiro a Villar Perosa dovevo discutere il mio contratto con il presidente Boniperti. Non erano trattative, ma incontri di boxe senza esclusione di colpi. E capitava di litigare. Non facevo in tempo a sedermi sulla scrivania che lui mi porgeva il contratto in bianco, privo di cifre, dicendomi: «Firma il contratto, poi metto io la cifra. Non ti preoccupare». [...] Quell'estate, quando mi avvicinai alla scrivania del presidente, vidi una grande cornice ma, lì per lì, non feci caso alla fotografia che conteneva; solo una volta seduto notai che Boniperti non teneva in bella mostra una foto qualsiasi. Era raffigurata la squadra del Perugia, che, battendoci nell'ultima partita del precedente campionato , aveva consegnato il titolo di campione d'Italia al Toro. Prima ancora che aprissi bocca, lui mi disse: «Cosa fai qua? Hai perso il campionato con questa squadra di sconosciuti. Non avrai mica il coraggio di chiedere un aumento?». Mi venne da ridere, il presidente le escogitava davvero tutte per risparmiare, e come sempre firmai in bianco.” (Marco Tardelli). Acquistato dalla Juve nell’estate del 1993, Del Piero si allenò per una settimana con il procuratore Rizzato per discutere il contratto, “se Boniperti ci propone questo noi ribattiamo quest’altro, se invece ci offre quest’altro, noi chiediamo anche …”. Arrivati nell’ufficio, il presidente della Juve portò subito il futuro Pinturicchio nella sala delle coppe e gli disse: “Per il contratto non preoccuparti, la cifra la scriviamo noi. Sarai contento. È tutto a posto, fidati”. Del Piero firmò, poi, uscito dalla stanza, si appoggiò desolato ad un muretto con il manager: “È una settimana che parliamo di contratto e in cinque minuti Boniperti ci ha liquidato”». E' sempre stato un paladino della morale. Una volta un giocatore particolarmente vivace con l'altro sesso aveva trascorso una notte con una commessa della Rinascente. Boniperti lo convoca in sede e lo informa che gli è stata inflitta una pesante multa, considerando che ha tradito la moglie. Dopo laboriose trattative, la multa viene dimezzata. “Il guaio non è stata, dopo tutto, la multa” confessò l'adultero , “ma che dopo hanno informato mia moglie”. Fu l'uomo dell'Avvocato Agnelli. Con l'avvento di Umberto fu sostituito dalla Triade. E' comunque Presidente onorario della Juve. È stato parlamentare anche europeo per Forza Italia.
GIANCARLO MAROCCHI, 1965, ex centrocampista di Bologna e Juventus detto Cicciobello («Fu Cadè ad affibbiarmi quel soprannome; un giorno, cerca di scuotermi, mandandomi in panchina ed io non ne feci un dramma; sono sicuro che si attendeva una reazione completamente diversa da parte mia»). Una promozione in A con i rossoblù, uno scudetto, due Coppe Italia, due Coppe Uefa e la Champions a Torino “Io e Boniperti siamo molto legati, nelle occasioni di incontro c’è grande affetto e simpatia, anche perché siamo nati lo stesso giorno: il 4 luglio”. “C’è solo una cosa che vorrei poter cambiare: il 1990, stagione fantastica. Due coppe con la Juve e poi la convocazione per il Mondiale in casa. Ero felicissimo, ma a Italia ‘90 non giocai neanche un minuto. Ero spompato, avevo esaurito la benzina. Ecco, potessi tornare indietro, mi metterei la testa del 1998. Magari non avrei giocato lo stesso, ma avrei saputo dosare gli sforzi e arrivare a quell’appuntamento così importante in condizioni migliori. Il guaio è che accadde tutto così di corsa, che solo oggi, a mente fredda, mi rendo conto di come gli eventi siano corsi con una velocità pazzesca”. Ebbe Maifredi come allenatore a Bologna, e fu un trionfo, e a Torino, e fu un disastro “Va detto che Maifredi fu una scelta di Boniperti e non della nuova dirigenza. Sono in difficoltà tutte le volte che si tocca quest’argomento. Io ho avuto Gigi al Bologna. L’ho detto, quella fu una stagione eccezionale, irripetibile, dove tutto filò per il verso giusto. E lui poté procedere spedito per la sua strada con il suo 4-3-3 che faceva divertire ed era vincente. Alla Juve invece sarebbero occorsi dei cambiamenti, anche da parte sua, che invece non ci furono. Credeva che bastasse l’entusiasmo, la voglia di riscatto, che prima o poi i risultati sarebbero arrivati. In realtà, la squadra era squilibrata. Häßler, per dire, non poteva fare la mezzala. Gigi non ha saputo leggere la situazione che, a un certo punto, è precipitata” Trapattoni con lui prese un abbaglio «Quello di farmi giocare terzino sinistro. Lui aveva bisogno di coprire al meglio quel ruolo e me lo propose. Io ho sempre avuto il massimo rispetto per l’allenatore e per le sue scelte. In primis il rispetto dei ruoli. Sono stato educato così e lo sport ha rafforzato questa mia caratteristica». Comunque sia, il terzino sinistro per un po’ l’ho fatto, poi anche il Mister si è convinto. Ma non sono stato io a dirgli che preferivo tornare nel mezzo». E' opinionista televisivo a Sky, spesso al centro di polemiche. Come quella con Allegri a cui aveva detto in diretta, dopo dopo il poker Juve all’Udinese «Ti stanno dando una mano tutte le altre squadre. Ho indossato la maglia bianconera, su ogni campo era la partita dell'anno, tutti coi coltelli tra i denti. Invece ho quasi l'impressione che chi ti incontra per tua fortuna pensi 'vabbè, questa la perdiamo poi pensiamo alla prossima». Giorni dopo, la replica del trainer bianconero “«C'è chi dice che le avversarie si scansano? Probabilmente intendeva un'altra cosa, forse è stato frainteso il senso: chi l'ha detto si è espresso male in italiano. Io partite facili non ne ho mai giocate, al Milan o qui alla Juve». Famosa anche la sua lite in diretta con Balotelli :“Ti muovi veramente poco in campo”, osservò Marocchi. Balotelli, dopo aver chiesto chi fosse a fare l’osservazione, replicç molto seccato. “Secondo me non capisce di calcio. Non sono d’accordo con lui, non capisce di calcio. Te lo dico io, fidati” Marocchi commentò poi alla Gazzetta dello Sport “Sono diventato famosissimo Non c'è bisogno di capire di calcio per vedere che Balotelli sta giocando male...”.
Il 4 luglio era nato anche uno dei più grandi di tutti i tempi:
ALFREDO DI STEFANO, 1926-2014, attaccante e allenatore argentino, naturalizzato spagnolo, detto “Saetta bionda” Dopo aver fatto meraviglie in Argentina e Colombia, si trasferì al Real Madrid, nel 1953, a 27 anni. Avrebbe potuto ingaggiarlo anche la Roma, ma i lungimiranti dirigenti giallorossi ritennero che fosse troppo vecchio e non valesse la spesa. Quando arrivò a Madrid, il Real non era né il più grande club del Paese, né il più grande della città:infatti aveva vinto solo due campionati, mentre il Barcellona e l'Atletico erano rispettivamente a sei e a quattro. Fu pagato 150 milioni di lire percependo ogni anno 39 milioni d'ingaggio e uno stipendio mensile di 500 mila lire Dal '54 al '60 vince cinque Coppe dei Campioni,. Nei suoi 12 anni con i blancos, Di Stefano realizzò 307 gol in 396 partite ufficiali. È il terzo marcatore di tutti i tempi, alle spalle solo di Raul e Cristiano Ronaldo. Fu Pallone d'oro nel 1957 e 1959. Per Gianni Brera, e non solo per lui, era indiscutibilmente supariore a Pelè. Per Helenio Herrera "Pelé era il primo violino dell'orchestra. Di Stefano era l'orchestra": Involontariamente ha inventato il calcio totale, il calcio che ha superato i ruoli. E' stato un centravanti, ma anche una mezzala, un mediano, un'ala, un terzino e in ogni ruolo I era a livelli da numero uno. Amava i soldi, le donne e i divertimenti, ma questo non gli impedì di dedicarsi sempre anima e corpo al calcio. Come allenatore ha vinto due campionati e una Coppa di Argentina, un campionato e una Coppa delle Coppe con il Valencia, una Supercoppa di Spagna con il Real. Dal 5 novembre 2000 sino alla scomparsa, fu presidente onorario del Real Madrid insieme a Perez. Carlos Zeda, scrittore e giornalista madrileno, ha affermato che in lui c'era il compendio delle qualità dell'atleta sognato da Platone. Il 24 agosto 1963, durante una una tournée in Venezuela, fu rapito e tenuto prigioniero per due giorni dal Faln (Forza armata di liberazione nazionale), organizzazione clandestina di estrema sinistra che combatteva il governo autoritario di Romulo Betancourt con atti eversivi e attentati in tutto il Paese. Il nome in codice dell'operazione era "Julian Grimau", omaggio a un militante comunista spagnolo, condannato a morte e ucciso il 20 aprile di quello stesso anno a Madrid da un tribunale franchista dopo un processo-farsa. "Sulle prime ebbi paura - ha scritto Di Stefano nella sua autobiografia - temetti che mi avrebbero ucciso: poi capii che non mi avrebbero torto un solo capello. Mi spiegarono che volevano solo far parlare di sé l'opinione pubblica, visto che il governo impediva ai giornali anche solo di citarli. Il comandante del gruppo ribelle, Maximo Canales, rimase con me tutto il tempo del sequestro, scusandosi mille volte per quello che definiva un inconveniente. Ero preoccupato per l'angoscia che la situazione stava causando a mia moglie e a mio figlio di otto anni. Passammo il tempo giocando a scacchi, a domino e a carte: con me si comportaronoda caballeros. Il giorno dopo mi fecero ascoltare la partita alla radio. Poi mi caricarono in auto e mi liberarono, ancora bendato, sulla Avenida Libertador, nei pressi dell'ambasciata spagnola, che raggiunsi in taxi". Il rapimento durò 56 ore, non fu richiesto né pagato alcun riscatto. Di Stefano e Canales-del Rio si sono reincontrati nel 2005, sul set del film sulla storia del Real Madrid.
Buon compleanno, infine, a
ALESSANDRO BRUNO, 1983, centrocampista del Pescara
SALVATORE COCUZZA, 1987, attaccante del Messina
MARCO COSTA, 1997, difensore del Giana Erminio
MAURIZIO CODISPOTI, 1964, ex difensore del Foggia di Zeman e anche di Vibonese, Enna, Siracusa, Atalanta, Spal, Cesena
GIANNI SORCE, 1969, ex attaccante di Parma, Lucchese, Licata