ravezzani
Boskov, la figlia racconta: 'Quando tornò alla Sampdoria fu per finire un lavoro...'
Oggi 'Zio Vuja' non c'è più, ma a ricordarlo con affetto resta la figlia, Aleksandra: "Uno dei sogni di mio papà era di venire a vivere a Ginevra e giocare a calcio coi suoi nipoti: purtroppo questo sogno non si è potuto realizzare" ha raccontato all'emittente genovese proprio Aleksandra Boskov a Primocanale. "Negli aneddoti di mio padre ricorrono spesso gli animali perché amava la caccia, era un cacciatore: quello col quale disse a Pagliuca che per migliorare doveva diventare volpe, oltre che essere puma, ne è un esempio. Usava le metafore solo nel calcio, difficilmente con noi. A casa c'era il rituale del prendere il caffè ed era un vero piacere berlo con lui. E' stato un padre molto affettuoso, molto presente, non era severo e aveva molta fiducia: abbiamo sempre avuto un rapporto bello e sereno".
Quella blucerchiata è forse la squadra con cui ha vissuto i momenti più indimenticabili: "E' sempre rimasto molto legato alla Sampdoria: un'idea che mi sono fatta è che quando tornò in blucerchiato da allenatore, molti anni dopo aver indossato la maglia della Samp da calciatore, aveva in mente di dover finire un lavoro che aveva lasciato a metà quando era giocatore" spiega ancora Aleksandra. "Aveva un innato talento psicologico che lo portava a saper capire i ragazzi giovani, nonché a saper comunicare molto bene con i tifosi, di ogni squadra dove giocò o allenò".