AFP/Getty Images
Bonucci: 'La Juve non perderebbe mai 6-1 col Barcellona, possiamo batterli'
Il difensore della Juventus Leonardo Bonucci ha presentato dalla colonne de La Stampa la grande sfida di domani contro il Barcellona per l'andata dei quarti di finale di Champions League.
La prima domanda non poteva che essere sulla finale di Berlino di due anni fa: "Non l’ho mai rivista, come del resto il quarto dell’Europeo contro la Germania". Perchè credere all'impresa stavolta? "Abbiamo la difesa migliore, e il Barcellona, grandissima squadra, adesso è forse un pelino meno di quel che era nel 2015".
Leonardo Bonucci, è stato un tifoso del tiki-taka? "Quel modo di giocare mi è sempre piaciuto, anche se a volte è un po’ troppo orizzontale. Preferisco la giocata in verticale, o tra le linee".
Che vantaggi offre?
"Il possesso palla ti dà sicurezza e l’opportunità di difendere alto: come in tutte le cose, c’è il rovescio della medaglia".
Dai colpi di tacco che facevano impazzire Delneri ai tackle che fanno urlare la curva: ora si sente più difensore?
"Mi hanno sempre definito un centrocampista prestato alla difesa, e quello resta il mio modo di interpretare il calcio. Però è vero, sono maturato: prima mi piaceva fare l’assist o un bel passaggio, ora ho migliorato le doti difensive, e un’entrata risolutiva mi dà tanta, tanta soddisfazione".
In principio, non prenderle?
"Venivamo da quella generazione lì, ma resta vero che meno gol prendi, più chance hai di vincere: rimane la mentalità italiana".
La vostra quale è?
"Per vincere serve un mix perfetto, mentre in Europa a volte ti trovi squadre fantastiche, con tanti campioni, che in fase difensiva non sono così preparate come le italiane".
Vale anche per Juve-Barcellona?
"Stiamo parlando di due grandissime difese, composte da nazionali, ma per me quella della Juve è meglio, anche se giochiamo in maniera diversa. Dopodiché, dovrà dirlo il campo se è così".
E il prato cosa racconta di Messi-Suarez-Neymar?
"Che sono tra i primi dieci del mondo: ci servirà aiuto e sacrificio. I numeri parlano per loro, e basta anche un solo lampo di talento: sarà complicato".
Higuain e Dybala sono in quella top ten?
"Nei primi dieci ci sono anche loro".
Com’è la Juve rispetto al 2015?
"Ha perso un po’ di impatto fisico e corsa, a centrocampo, con Pogba e Vidal, ma abbiamo più qualità. E siamo maturati nella gestione della palla e delle partite".
E il Barcellona?
"Neymar ha fatto un grandissimo salto di qualità, Mascherano ha due anni in più da difensore, e Rakitic è maturato. Poi sono tre anni che giocano insieme, con lo stesso allenatore. Però, forse sono un pelino sotto a quello che erano a Berlino»".
Ha mai rivisto la finale di Champions?
"Mai".
Perché?
"Mi riguardo quando vinciamo: vincere aiuta a vincere, anche con gli occhi. Non ho più riguardato neppure la partita dell’Europeo contro la Germania. Ci sono incontri che devi analizzare per vedere gli errori che hai fatto, ma perché sei obbligato a farlo. In quei casi furono le ultime partite della stagione".
Ora sarà costretto.
"Già, in fondo loro sono quelli del 2015".
Non ha tenuto neppure un cimelio?
"La maglia di Iniesta l’ho regalata, e la medaglia non so dove sia finita".
Le hanno già chiesto di prendere un’altra maglietta?
"No. Solo tanti biglietti".
Senza Busquets, che mancherà anche domani, Messi ha giocato più lontano dalla porta: è un sollievo?
"No. Quelli sono un pericolo anche a 60 metri dalla porta".
Da quante settimane sta studiando sulla vostra app i movimenti del Barca?
"Veramente fino a sabato abbiamo pensato al Chievo. Comunque, vedo talmente tante partite che come giocano lo so a memoria".
Saranno felici a casa.
(sorriso). "Ogni tanto mia moglie mi insulta, ma vivo di pallone, e mi piace guardarlo. E poi nella testa c’ho l’idea di fare l’allenatore: più partite vedi, più impari a leggere le situazioni".
Cosa legge in Dybala?
"Il talento di un artista, che ha aumentato la consapevolezza di quel che può fare, e quando lo fa, lo fa al cento per cento. Basti guardare la freddezza con cui ha tirato il rigore al Milan, al 97’. Se non sei Dybala, Messi o quei giocatori lì, certe cose non ti riescono".
Che ha pensato quando avete pescato il Barcellona?
"Veramente ho preso degli insulti: io stavo vedendo il sorteggio in un’altra stanza, con il segnale televisivo in anticipo. Così ho detto subito: “Dai, andiamo ad allenarci, tanto è uscito il Barcellona”. Poteva capitarci di meglio".
Poteva capitarvi di peggio?
"Il Bayern Monaco, ha caratteristiche che in Europa contano. Per esempio, non avrebbe mai preso 4-0 a Parigi".
E una squadra italiana avrebbe mai perso 6-1 al Camp Nou?
"No. E sono convinto che se il Psg la rigiocasse cento volte non la perderebbe così".
Che è successo?
"Mi spiace, perché è una squadra di grandi giocatori, ma se la sono fatta sotto, pensando che potesse bastare il 4-0 dell’andata. Invece, anche in quelle situazioni, devi andare lì a fare la tua partita".
Cannavaro ricordava che al Camp Nou la palla non esce mai: ci ha mai giocato? "No. Ma è la stessa cosa che mi ha detto Verratti: “Non riesci ad andare in pressione, ci sono spazi enormi”. E io: “Ma nel 2013 ci avete fatto 1-1 e il campo era grande uguale".
Le ha dato qualche consiglio?
"Macché, Marco è un talento pazzesco, che gioca in Champions come se fosse in mezzo alla strada sotto casa".
A volte ha tratti di incoscienza anche lei: sempre stato così?
"Ci sono nato. Sono sempre andato per la mia strada: se sbaglio, lo devo fare con la mia testa. Anche se adesso sono più riflessivo: le esperienze della vita ti fanno maturare".
E cambiare le esultanze, dopo la malattia di suo figlio Matteo: ora come le sceglie?
"Con le dita feci la L e la M, le iniziali di famiglia: io e Lorenzo (l’altro figlio), Matteo e Martina (la moglie), la grande donna che ho avuto la fortuna di trovare. Erano cambiate le priorità. Ma resta anche l’esultanza classica: c’è gente che per strada mi saluta così".
Il più amato dalla curva, il più fischiato dall’altra: che effetto fa?
"A me danno fastidio solo le polemiche inutili, i fischi e gli insulti mi gasano da matti. Adrenalina, e vivo per quella".
Chi è oggi Leonardo Bonucci?
"Un uomo fortunato".
La prima domanda non poteva che essere sulla finale di Berlino di due anni fa: "Non l’ho mai rivista, come del resto il quarto dell’Europeo contro la Germania". Perchè credere all'impresa stavolta? "Abbiamo la difesa migliore, e il Barcellona, grandissima squadra, adesso è forse un pelino meno di quel che era nel 2015".
Leonardo Bonucci, è stato un tifoso del tiki-taka? "Quel modo di giocare mi è sempre piaciuto, anche se a volte è un po’ troppo orizzontale. Preferisco la giocata in verticale, o tra le linee".
Che vantaggi offre?
"Il possesso palla ti dà sicurezza e l’opportunità di difendere alto: come in tutte le cose, c’è il rovescio della medaglia".
Dai colpi di tacco che facevano impazzire Delneri ai tackle che fanno urlare la curva: ora si sente più difensore?
"Mi hanno sempre definito un centrocampista prestato alla difesa, e quello resta il mio modo di interpretare il calcio. Però è vero, sono maturato: prima mi piaceva fare l’assist o un bel passaggio, ora ho migliorato le doti difensive, e un’entrata risolutiva mi dà tanta, tanta soddisfazione".
In principio, non prenderle?
"Venivamo da quella generazione lì, ma resta vero che meno gol prendi, più chance hai di vincere: rimane la mentalità italiana".
La vostra quale è?
"Per vincere serve un mix perfetto, mentre in Europa a volte ti trovi squadre fantastiche, con tanti campioni, che in fase difensiva non sono così preparate come le italiane".
Vale anche per Juve-Barcellona?
"Stiamo parlando di due grandissime difese, composte da nazionali, ma per me quella della Juve è meglio, anche se giochiamo in maniera diversa. Dopodiché, dovrà dirlo il campo se è così".
E il prato cosa racconta di Messi-Suarez-Neymar?
"Che sono tra i primi dieci del mondo: ci servirà aiuto e sacrificio. I numeri parlano per loro, e basta anche un solo lampo di talento: sarà complicato".
Higuain e Dybala sono in quella top ten?
"Nei primi dieci ci sono anche loro".
Com’è la Juve rispetto al 2015?
"Ha perso un po’ di impatto fisico e corsa, a centrocampo, con Pogba e Vidal, ma abbiamo più qualità. E siamo maturati nella gestione della palla e delle partite".
E il Barcellona?
"Neymar ha fatto un grandissimo salto di qualità, Mascherano ha due anni in più da difensore, e Rakitic è maturato. Poi sono tre anni che giocano insieme, con lo stesso allenatore. Però, forse sono un pelino sotto a quello che erano a Berlino»".
Ha mai rivisto la finale di Champions?
"Mai".
Perché?
"Mi riguardo quando vinciamo: vincere aiuta a vincere, anche con gli occhi. Non ho più riguardato neppure la partita dell’Europeo contro la Germania. Ci sono incontri che devi analizzare per vedere gli errori che hai fatto, ma perché sei obbligato a farlo. In quei casi furono le ultime partite della stagione".
Ora sarà costretto.
"Già, in fondo loro sono quelli del 2015".
Non ha tenuto neppure un cimelio?
"La maglia di Iniesta l’ho regalata, e la medaglia non so dove sia finita".
Le hanno già chiesto di prendere un’altra maglietta?
"No. Solo tanti biglietti".
Senza Busquets, che mancherà anche domani, Messi ha giocato più lontano dalla porta: è un sollievo?
"No. Quelli sono un pericolo anche a 60 metri dalla porta".
Da quante settimane sta studiando sulla vostra app i movimenti del Barca?
"Veramente fino a sabato abbiamo pensato al Chievo. Comunque, vedo talmente tante partite che come giocano lo so a memoria".
Saranno felici a casa.
(sorriso). "Ogni tanto mia moglie mi insulta, ma vivo di pallone, e mi piace guardarlo. E poi nella testa c’ho l’idea di fare l’allenatore: più partite vedi, più impari a leggere le situazioni".
Cosa legge in Dybala?
"Il talento di un artista, che ha aumentato la consapevolezza di quel che può fare, e quando lo fa, lo fa al cento per cento. Basti guardare la freddezza con cui ha tirato il rigore al Milan, al 97’. Se non sei Dybala, Messi o quei giocatori lì, certe cose non ti riescono".
Che ha pensato quando avete pescato il Barcellona?
"Veramente ho preso degli insulti: io stavo vedendo il sorteggio in un’altra stanza, con il segnale televisivo in anticipo. Così ho detto subito: “Dai, andiamo ad allenarci, tanto è uscito il Barcellona”. Poteva capitarci di meglio".
Poteva capitarvi di peggio?
"Il Bayern Monaco, ha caratteristiche che in Europa contano. Per esempio, non avrebbe mai preso 4-0 a Parigi".
E una squadra italiana avrebbe mai perso 6-1 al Camp Nou?
"No. E sono convinto che se il Psg la rigiocasse cento volte non la perderebbe così".
Che è successo?
"Mi spiace, perché è una squadra di grandi giocatori, ma se la sono fatta sotto, pensando che potesse bastare il 4-0 dell’andata. Invece, anche in quelle situazioni, devi andare lì a fare la tua partita".
Cannavaro ricordava che al Camp Nou la palla non esce mai: ci ha mai giocato? "No. Ma è la stessa cosa che mi ha detto Verratti: “Non riesci ad andare in pressione, ci sono spazi enormi”. E io: “Ma nel 2013 ci avete fatto 1-1 e il campo era grande uguale".
Le ha dato qualche consiglio?
"Macché, Marco è un talento pazzesco, che gioca in Champions come se fosse in mezzo alla strada sotto casa".
A volte ha tratti di incoscienza anche lei: sempre stato così?
"Ci sono nato. Sono sempre andato per la mia strada: se sbaglio, lo devo fare con la mia testa. Anche se adesso sono più riflessivo: le esperienze della vita ti fanno maturare".
E cambiare le esultanze, dopo la malattia di suo figlio Matteo: ora come le sceglie?
"Con le dita feci la L e la M, le iniziali di famiglia: io e Lorenzo (l’altro figlio), Matteo e Martina (la moglie), la grande donna che ho avuto la fortuna di trovare. Erano cambiate le priorità. Ma resta anche l’esultanza classica: c’è gente che per strada mi saluta così".
Il più amato dalla curva, il più fischiato dall’altra: che effetto fa?
"A me danno fastidio solo le polemiche inutili, i fischi e gli insulti mi gasano da matti. Adrenalina, e vivo per quella".
Chi è oggi Leonardo Bonucci?
"Un uomo fortunato".