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    Bonucci: 'BBC nella storia del calcio, fra un anno smetto. Gli scudetti, le finali perse, l'urlo in hotel al pari del Milan...'

    Bonucci: 'BBC nella storia del calcio, fra un anno smetto. Gli scudetti, le finali perse, l'urlo in hotel al pari del Milan...'

    • Redazione CM
    Leonardo Bonucci si è raccontato ai canali ufficiali del club per analizzare da vicino tutti i momenti più significativi che lo hanno portato a raggiungere le 500 presenze con la maglia della Juve. 

    SULLA JUVE - 'Entrare dentro quello spogliatoio era come portare un bambino alle giostre. E' una sensazione emozionante e troppo bella da descrivere. Da bambino quando rincorri il pallone hai il sogno di vestire una maglia come quella della Juve e riuscirci per 500 volte significa aver fatto la storia della Juve ed è una grande emozione. Con gli occhi aperti ammiravo i tantissimi tifosi che erano intorno a noi e mentre correvo pensavo: 'sto sognando o è vero?'. 

    IL GOL AL PALERMO - 'Questo è stato bello pesante. Di quella giornata non mi dimentico nulla, sento ancora le urla mie e dei miei compagni in hotel quando il Milan pareggiò nel pomeriggio e la sera avevamo troppa voglia di andarci a prendere quella vittoria. Regalare una gioia così grande ai tifosi è stata una pienezza di cuore enorme. Impossibile da dimenticare un gol del genere'. 

    SULLE FINALI DI CHAMPIONS - 'Abbiamo iniziato a giocare a calcio per vivere quelle partite li.  Abbiamo incontrato il Barcellona più forte di tutta la storia, contro il Real invece avevamo sottovalutato delle cose. Tutti ci davano per favoriti ma contro il Real non sei mai favorito, poi quando subisci un gol come quello di Casemiro ti spezza le gambe. Io ricordo nei giorni precedenti che a colazione Gigi si metteva a fare le uscite basse sulla moquette della sala da pranzo. Prima di quelle gare ti senti un leone in gabbia che non vede l'ora di giocare quella partita'. 

    SULLA BBC - 'La BBC ha costruito la grande cavalcata dei 9 scudetti consecutivi. La prima volta andammo in campo insieme con Delneri e credo che ognuno di noi ne ha tratto beneficio. Ne è nata un amicizia unica anche fuori dal campo e io che ero il più piccolo ho potuto imparare molto da Andrea, Giorgio e da Gigi. La vera intuizione la ebbe Conte, con cui costruimmo le prime vittorie di quel ciclo. Giorgio è stato speciale, io ero quello scontroso, lui invece sempre pacato e tranquillo. Mi faceva ragionare molto. Si è creata un'amicizia speciale e ci siamo trovati a condividere tanti momenti anche fuori dal campo. Così come con Andrea, ho trascorso il mio tempo accanto a due persone che mi hanno dato tantissimo e spero di aver lasciato lo stesso a loro. Insieme abbiamo fatto qualcosa che rimane nella storia del calcio'.

    FASCIA DA CAPITANO - 'E' una grande responsabilità indossare la fascia da capitano della Juve. E' una società che ha più di 100 anni e tu devi difenderla. Lo avevo provato già nell'anno di Sarri in cui Giorgio è stato fuori per molto tempo e sapevo cosa significasse. Capisci quanto pesa avere addosso questa maglia e questa fascia. Un conto è essere protagonista e un conto essere capitani, ho avuto esempi come Giorgio, Gigi o Alex. Spero di essere un punto di riferimento per i tifosi'. 

    DIFESA STORICA - 'Quando il prossimo anno smetterò di giocare credo che si chiuderà un'era di difesa e per me è motivo di orgoglio essere stato li. Spero che un giorno tanti giovani prenderanno come idoli noi 4 perché significherebbe dare tanto'. 

    SU BUFFON - 'Gigi è il numero uno, anche nei momenti di serietà riesce sempre a farti ridere. Troppo bello vedere e sentire le parole di questi amici, di persone top che il calcio e la vita mi hanno dato. Abbiamo passato ore a parlare e a cercare sempre quel qualcosa in più, eravamo due matti. Uno che all'età sua gioca ancora a alti livelli significa che sei matto ed io ero sempre pronto insieme a lui. Devo soltanto dire grazie alla Juve perché ho passato la maggior parte delle partite con Buffon alle spalle e non lo sognavo neanche da bambino'.

    EMOZIONI - 'Vivere questa maglia è stato come vivere per 12 anni in un sogno e dentro di me c'è sempre quel bambino che è felice di scendere in campo perché era il suo sogno. Tutto quello che ho fatto l'ho fatto in difesa di questa maglia che per me è una seconda pelle, ho cercato di essere esempio e trascinatore di questi valori'.

    IL RITORNO A CASA - 'Accettare di ritornare è stata una scelta fatta con il cuore, ma sapevo che andavo incontro a gente che non aveva compreso il motivo del mio addio nell'estate prima. Dopo un primo momento di rabbia e delusione per quello che avevo vissuto quando la società aveva deciso di mettermi sul mercato perché alcune cose non erano andate come loro mi avevano detto, mi sono fatto scivolare tutto addosso. Quell'anno lontano da casa è stato difficile e ho fatto di tutto per tornare alla Juve. E' stata una decisione di puro amore. Per me la Juve è sempre stato tutto, rimanere contro la voglia di qualcuno non era una cosa corretta, non mi sentivo più importante come ero stato fino a poco tempo prima e li avvenne una separazione che nessuno dei due voleva ma che era necessaria per rinnamorarsi come prima'. 

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