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Lega Serie A, il candidato Bonomi: 'Io indipendente ma amo l'Inter. Sì ai playoff e stadi nuovi. Sulla Superlega...'
SU MICCICHE - "Miccichè è un grande manager che si è messo a disposizione. Quando ha tentato di toccare alcuni interessi, hanno trovato un pretesto formale per farlo saltare. La litigiosità è dovuta a uno scontro di interessi. C’è chi vuole gestire il calcio come un feudo personale, e chi lo vuole portare nel futuro. Bisogna imparare dallo sport professionistico per eccellenza, quello americano: anche tra i proprietari dei club dell’NBA c’è una dialettica talvolta aspra, ma poi si converge sempre su un obiettivo comune. Qui invece vince l’interesse più miope, più breve e più parziale. Guardate quello che è accaduto sui diritti tv. Si è preferito rinunciare a espandere i ricavi, pur di mantenere il controllo sul sistema".
SUL CONFRONTO CON LE ALTRE LEGHE - "Loro sono cresciuti, noi siamo rimasti fermi - dice -. La Premier fa affari d’oro con i diritti tv esteri, noi prendiamo gli spiccioli su YouTube. Perché non gestiamo bene i rapporti internazionali".
SU CONFINDUSTRIA - "È vero che non tutti sono contenti che giochi su più tavoli? Se qualcuno teme che mi distragga vuol dire che sto facendo bene il mio lavoro. Ma non avverrà. Quanto al rischio di conflitti di interesse, parlano il mio impegno e la mia etica, ben noti a tutti. Aggiungo che, delle venti squadre di serie A, dieci sono già iscritte. È un pezzo di mondo presente nel nostro sistema, che adesso chiede di farne parte in maniera più organica. È naturale che accada".
COPRIRE LE PERDITE DEL SISTEMA CALCIO - "Sono sicuro che ciò che ho fatto in Confindustria sia replicabile. I bilanci sono tornati in utile, le partecipate sono state messe a posto, e l’anno scorso il Sole 24 Ore ha cambiato sede, ha modificato il formato del giornale, ha chiuso i centri stampa che erano uno spreco inaccettabile di risorse, e ha trovato un accordo sindacale per favorire l’uscita dei pensionabili e assumere giovani. Si può fare anche nel calcio con una gestione seria, indipendente rispetto ai conflitti dei club".
SUI RISTORI - "Su questo voglio essere molto chiaro - dice Bonomi -. Un conto è un ristoro contenuto per le spese sanitarie sostenute dai club durante la pandemia. Un altro conto un ristoro per risanare i bilanci in squilibrio da anni. Un sostegno alla transizione del calcio verso la sostenibilità è concepibile solo in cambio di un impegno chiaro, serio e pluriennale per una gestione manageriale capace di far crescere i ricavi e contenere le spese. In piena collaborazione con le istituzioni, dello Sport e del Paese. La mia disponibilità è solo a questo fine".
OPERAZIONE MEDIA COMPANY RECUPERABILE? - "Non dobbiamo precluderci nessuna strada, mettiamo sul tavolo tutte le proposte e scegliamo la migliore. Ma una cosa è certa: il calcio ha il dovere di aumentare la torta degli introiti, ha bisogno di investire in stadi nuovi, e ha doveri di sussidiarietà verso tutto il movimento sportivo".
SULLE NUOVE PROPRIETA' AMERICANE - "È la prova che il mercato è attrattivo. Ci credono anche i grandi fondi, perché il calcio è un settore che ha margini di miglioramento. Comprano a cifre basse rispetto al potenziale del mercato, e quindi intravedono una grande prospettiva. Poi si scontrano con la realtà del sistema sportivo e di quello amministrativo nazionale. Vengono con l’idea di fare uno stadio in pochi anni, e sbattono contro la burocrazia. I casi di Firenze, Roma e Milano parlano da sé".
SULLA SUPERLEGA - "È l’esigenza di crescere. Se il calcio resta un mercato fermo, è ovvio che i più attivi cerchino mercati alternativi. È una legge economica elementare. Nessuno, neanche i club che hanno aderito alla Superlega, volevano smontare il calcio. Le due dimensioni, nazionale e sovranazionale, devono essere conciliabili".
SUI PLAYOFF- "Gli sport americani sono tutti basati sui playoff. Chi sta davanti in campionato gioca in casa nella fase finale, ma rischia fino all’ultimo secondo. Queste riforme si possono e si devono fare insieme. Senza strappi e contrapposizioni, perseguendo un interesse comune. Anche perché, se la torta non cresce, non ci sono neanche le risorse per il sostegno ai club minori e ai vivai. Se si vuole fare, bene. Se no, lo ripeto: non sono disponibile e non antepongo certo un compito impossibile al mio primo dovere, che è e resta Confindustria".
SUL TIFO - "Per l’Inter. Chiunque tifa per una squadra. Se non lo fa, non ama il calcio. L’indipendenza è un’altra cosa".