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    Bonazzoli a CM: 'Juve, dai fiducia al mio amico Pirlo. Il lockdown su un'isola e il sogno B col Renate...'

    Bonazzoli a CM: 'Juve, dai fiducia al mio amico Pirlo. Il lockdown su un'isola e il sogno B col Renate...'

    • Luca Fazzini
    Cinquecentotrenta partite, centoventi gol. Numeri importanti, che non bastano però a racchiudere la lunga carriera di Emiliano Bonazzoli. Uno che al gol dava del tu: l'ha fatto per 48 volte in 248 presenze, regalando gioie soprattutto ai tifosi di Samp e Reggina, le due piazze in cui ha lasciato il cuore. Eppure l'umiltà è rimasta quella dei primi passi, di chi è nato in un paesino in provincia di Mantova da una famiglia di operai. E' sufficiente una chiacchierata per accorgersi di come alle luci della ribalta, lui, non ci pensi mai. 

    FAVOLA RENATE - Ora, dopo la carriera da calciatore, la lunga gavetta per diventare allenatore. Ottenuti i patentini fino all'Uefa A, sta studiando per ottenere l'ultimo, il Uefa Pro. Intanto fa esperienza sul campo, membro dello staff di Aimo Diana nel Renate che - terzo nel girone A di Serie C - sogna la clamorosa promozione in cadetteria. Lo incontriamo dopo il ko delle Pantere sul campo del Lecco: l'amarezza è tanta ma si mischia con l'orgoglio per una prestazione intensa e di qualità. "Sono stato io a chiamare Aimo l'estate scorsa" ci racconta. "Non avevo una panchina su cui stare, gli ho chiesto se c'era la possibilità di far parte del suo staff. In un giorno abbiamo chiuso la trattativa". Facile quando dall'altra parte c'è una persona speciale come Diana, compagno di mille battaglie tra Brescia, Parma e Doria. "La considero un'esperienza molto positiva, in cui ho imparato tantissime cose. Aimo da 5-6 anni sta facendo molto bene, sta facendo un calcio propositivo, nuovo, da cui c'è da prendere molti spunti".  

    I PRIMI PASSI DI PIRLO - A proposito di calcio nuovo. Impossibile non riavvolgere il nastro di qualche anno, partendo dalla fine del millennio scorso e da Brescia, in cui come compagno di spogliatoio c'era Andrea Pirlo, uno che Emiliano ha sempre definito "il più forte di tutti". E che ora siede sulla panchina della Juve: "Senza un po' di esperienza, qualche problemino o mancanza c'è. E' il primo anno che allena, allena i campioni in una squadra top al mondo. Per allenare in queste situazioni bisogna essere perfetti, sta facendo un buon lavoro. Gli serve esperienza, ma l'esperienza arriva con gli errori. E Andrea non sta facendo male, anzi. Scelta giusta di Agnelli? Sì. Gli obiettivi sono la vittoria del campionato e della Champions, ma secondo me aveva messo in preventivo che durante la stagione ci sarebbero state queste problematiche, la necessità di trovare un gioco fluido e risultati". 

    L'ESEMPIO ITALIANO - Da Torino a La Spezia. Nella macchina del tempo, da Brescia a Verona, dove Bonazzoli fu compagno di quel Vincenzo Italiano che oggi, in Serie A, sta stupendo tutti: "L'ho incontrato in una delle lezioni a Coverciano: faceva il docente e ci ha parlato di come intende il calcio. Ci ha illustrato tutte le categorie: ha fatto la C a Trapani, poi la B e ora la Serie A. Ha sempre portato avanti le sue idee adattandole alla categoria. Allenatori come lui o come De Zerbi hanno loro idee e giustamente le portano avanti. Hanno punti fissi: allenatori come me, che stanno iniziando, devono prenderli da esempio".

    EVERGREEN - Tra gli ex compagni, però, c'è chi indossa ancora gli scarpini. Come il sempreverde Quagliarella. "Con Fabio eravamo compagni di camera in ritiro: sono contento che giochi ancora, sta facendo bene ed è giusto che continui. Lo stimo molto, è una persona eccezionale, si merita ciò che sta facendo. Samp? Ranieri sta facendo un ottimo lavoro, ormai è quasi salvo, in linea con l'obiettivo". 

    PASSATO E FUTURO - Prima di chiudere, un passo indietro lungo un anno. Marzo 2020: l'arrivo della pandemia e un lockdown vissuto in maniera decisamente particolare: "Io e la mia famiglia, per caso, ci trovavamo su un'isola privata in provincia di Rovigo. Non ci aspettavamo il lockdown né tutto ciò che è successo. Lo abbiamo trascorso lì, ci siamo trovati bene, vivendo da famiglia per 2-3 mesi immersi nella natura. Da tanto non vivevo una quotidianità così, siamo stati anche al sicuro". La speranza, ovviamente, è uscire tornare presto alla normalità. Nella vita, certo, ma anche nel calcio. Ed Emiliano, chiudendo gli occhi, prova a immaginare il suo futuro nel giro di tre anni: "Spero di essere su una panchina. Ho fatto quattro anni tra dilettanti e calcio femminile: quest'anno sto imparando tanto, ma non ho una squadra da condurre in prima persona, è una cosa che mi sta mancando. Prima però cerchiamo di conquistare l'Uefa Pro e finire al meglio questa stagione". Magari a Reggio Calabria. "Perchè no? Ho lasciato tanti amici e il cuore".

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