Bolognamania: quanti guai a centrocampo
Il Bologna da qualche giorno lavora ai 1.000 metri di Andalo per preparare la stagione che verrà: se da una parte è vero che Stefano Pioli quest’anno ha potuto contare su una bozza di squadra già abbastanza impostata fin dai primi giorni di allenamento, dall’altra la rosa attualmente a disposizione del tecnico presenta ancora lacune ed equivoci tattici. Un’abitudine, per il Bologna degli ultimi mercati: sia, comprensibilmente, a mercato in corso, sia, meno comprensibilmente, una volta suonato il gong del mercato. Dei problemi che ha ed avrà questa squadra ci sarà modo e tempo – temo – per parlare ma ora come ora quello che salta all’occhio è il grave problema che Pioli avrà a centrocampo, dove ha perso un leader come Diego Perez e dove la quadratura del cerchio, oggi, pare un miraggio.
Già, perché di quella entusiasmante mediana di due stagioni fa, perfetta per il 4-2-3-1, formata da Mudingayi e Perez, ora non resta più nulla. E se da una parte la crescita esponenziale di Taider quest’anno aveva rintuzzato la partenza di “Mudi”, trovare qualcuno che trascini il centrocampo come faceva il Ruso sarà difficile. Tralasciando la solita stucchevole polemica sul modo in cui se n’è andato l’uruguagio, solito refrain dei big che lasciano Bologna che diventano di colpo brutti, sporchi e cattivi, l’altra tesi predominante nel partito del bicchiere mezzo pieno è “beh, il Bologna ha poi perso un giocatore da 25 partite l’anno, tra acciacchi ed infortuni”. Il problema è che in quelle 25 partite i rossoblù facevano dai 32 ai 35 punti, come dimostrano le medie di 1.4, 1.28 e 1.34 punti a presenza avute da Perez nei tre anni bolognesi in corrispondenza delle partite da lui giocate. E 32-35 punti sono una fetta pressoché decisiva in chiave salvezza.
Al momento in rosa non c’è nessuno che possa offrire il contributo di leadership e di “garra” che portava il Ruso. E’ rientrato Della Rocca, reduce da sei mesi più che discreti a Siena dopo due annate difficili, è stato confermato Krhin a cui Pioli è disposto a concedere un’altra (ultima?) chance sperando che possa giocare una stagione completa senza infortuni e c’è Michele Pazienza, un flop lo scorso anno ma una grande speranza di questa stagione perché è l’unico che possa offrire interdizione e la certezza che in serie A ci può stare serenamente, a patto di cambiare registro rispetto all’anno scorso. Poi, il classe ’94 Radakovic: attenzione a questo difensore che dà il meglio di sé come mediano davanti alla difesa, perché potrebbe finire per giocarne tante, col fisico e le qualità che ha. Ma il problema è il seguente: senza incontristi di livello, il 4-2-3-1 è materia difficile. Anzi, vedendo le caratteristiche dei centrocampisti che ha Pioli, la maggior parte di loro è più adatta a una mediana a tre che a due. Un bel guaio a cui il tecnico – come sempre – deve porre rimedio in corso d’opera e lavorando sul campo, perché in teoria a livello numerico il reparto è già completo. E le premesse sono tutt’altro che buone.