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    Bolognamania: l'importanza di un attaccante

    Bolognamania: l'importanza di un attaccante

    • Greta De Cupertinis
    L'importanza di un attaccante si vede nel momento del bisogno. Si vede quando è in grado di sbloccarti da solo le partite, quando con le sue reti ti trascina verso gli obiettivi prefissati, quando non puoi fare a meno della sua presenza in campo.

    E sì, nel Bologna di quest'anno non c'è nessun centravanti tale da definirsi imprescindibile. Mattia Destro, l'attaccante di riferimento, quello al centro del progetto, colui al quale non si è voluto creare attorno competizione, nella gara di ieri contro il Palermo è rimasto in panchina. Donadoni gli ha preferito dal primo minuto l'ex Trapani Bruno Petkovic, sostituito poi a partita in corso da Umar Sadiq e non dal numero 10 rossoblù.

    Bocciatura? Scelta tecnica? Sta di fatto che considerando la difficoltà di Mattia Destro a credere nelle proprie potenzialità, la mossa del tecnico potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio. Potrebbe svegliare l'attaccante e aiutarlo ad uscire da questo momento così negativo oppure potrebbe farlo sprofondare sempre di più, verso una strada che sembra lontana in futuro da Bologna.

    Tutti ci aspettavamo di più da Mattia Destro, arrivato stravolto dall'affetto dei tifosi e poi piano piano diventato un giocatore fantasma del quale non si riescono a captare ne i pensieri ne i motivi di un rendimento così sottotono per tutto l'arco del campionato.

    La cosa che però preoccupa di più è che la squadra, sia con che senza Destro, non riesca a segnare. Le colpe non sono quindi da addossare solo a lui ma un po' a tutti, compreso l'allenatore: questo Bologna non è mai pericoloso, non riesce a costruire occasioni da gol, fa fatica ad essere incisivo e determinante.

    Manca poco più di un mese alla fine del campionato, è troppo tardi ormai per cambiare le cose ma si è ancora in tempo per cercare di costruire la prossima stazione senza commettere gli errori di quella che sta terminando: andrà fatto un mercato mirato, partendo dall'attacco che è croce e delizia della storia recente rossoblù. Idee chiare e lavoro duro nel nome dell'unica cosa che serve a vincere le partite: i goals.

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