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    Bolognamania: cambiare si può (e in certi casi si deve)

    Bolognamania: cambiare si può (e in certi casi si deve)

    • Greta De Cupertinis
    Una gara dalle aspettative alte e ancora una volta fallita, portando a casa solo un punto contro un Chievo in emergenza e mai così all’ultima spiaggia. Tre punti necessari per staccarsi di misura dalla zona retrocessione, tre punti che rimangono lì sospesi e che ancora una volta il Bologna non è riuscito a portare a casa.

    Come da qualche partita a questa parte, la squadra rossoblù è partita forte trovando il vantaggio nei primi minuti di gioco con l’ormai imprescindibile Santander ma l’euforia è stata poi spenta sul nascere dalla palese mancanza di determinazione per portare a casa l’intero bottino, chiudendo la giornata ad un tutt’altro che rassicurante +1 sulla zona rossa. 

    Le cause di tutto ciò sono da dividere fra tutti ma molto di questa sconfitta dipende dall’allenatore Filippo Inzaghi, il quale è arrivato a Bologna travolto dall’entusiasmo ma che ora ha già attorno la sfiducia di molti. Il tecnico rossoblù infatti, ha tra le mani diverse carte da giocare per dare un senso logico agli undici che schiera ogni domenica ma continua ad andare avanti per la sua strada, lasciando in panchina l’unico giocatore capace di creare davvero movimento ovvero Riccardo Orsolini.

    Il campo afferma chiaramente che questa squadra fatica a reggere la difesa a 3 o 5 che dir si voglia, soprattutto quando ad essere sacrificato per questo sistema di gioco è l’unico giocatore in possesso di estro. Sarà un caso ma con Orsolini in campo nella sua zona di competenza la squadra acquista velocità di palleggio, una discreta capacità di manovra e mentalità offensiva, necessaria ad una squadra che non spicca certo per gol segnati ma per quelli incassati. 

    Se le intenzioni di Pippo erano quelle di innanzitutto di non subire gol, bisogna ammettere che le cose non stiano andando proprio nella direzione giusta. Una fase difensiva che porta a subire un gol e mezzo di media a partita ha necessariamente bisogno di una revisione, che non significa rivederne gli uomini tuttavia rimettere in discussione l’organizzazione dell’intero sistema Bologna.

    Un più classico modulo 433 restituirebbe un pizzico di fiducia in più a giocatori che sono abituati a giocare così, e permetterebbe di avere più qualità in mezzo e sugli esterni in modo da imbeccare in maniera efficace un Santander prolifico e puntuale. Non tutto è perduto ma una ristrutturazione è necessaria, prima che sia troppo tardi.

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