Bolognamania: 51 e 44 punti non sono la stessa cosa
C’è soddisfazione, in casa Bologna, dopo la fine del campionato che ha visto la squadra rossoblù salvarsi con alcune giornate di anticipo e chiudere 13° a quota 44 punti. Un buon risultato per una squadra che, come detto spesso in queste pagine, valeva massimo 42 punti e si è salvata grazie al lavoro di Pioli e a un buon contributo dei suoi big e anche di qualche altro titolare (mai Kone aveva segnato 6 gol in un anno, tanto per fare un esempio). In una recente intervista, il presidente del Bologna Albano Guaraldi ha spiegato che «il confine tra 44 e 51 punti è sottile». Vero, ma in quei sette punti di differenza ci sono tante sfumature e non può passare il messaggio che i due traguardi siano identici e ugualmente soddisfacenti se non nella sostanza di una salvezza anticipata. C’è la differenza che passa tra una stagione da 8 e una da 6+, anche se l’Europa è rimasta lontana in entrambi i casi e vale la pena analizzare il perché di quei sette punti in meno.
Aver indebolito la squadra la scorsa estate ha portato Pioli ad avere meno frecce al proprio arco, costringendo il tecnico a puntare soprattutto sul settore offensivo, ben più qualitativo, rispetto alla difesa: prova ne è il fatto che dopo due campionati da quarta difesa della serie A (Chievo prima, Bologna poi) in questa stagione la formazione di Pioli ha chiuso decima, trovando invece ottime statistiche in attacco. Il tutto mentre Diamanti, senza Ramirez, ha finito per essere l’unico elemento di fantasia della squadra disputando un buon campionato ma chiudendo la stagione come giocatore più picchiato d’Europa. E per fortuna qualche giocatore ha disputato un campionato al di sopra delle attese: Cherubin è diventato una certezza, Sorensen è cresciuto, Taider ha vissuto la stagione della consacrazione e di Kone abbiamo già detto. Elementi importanti che hanno portato il loro mattoncino per la salvezza.
Ma ora bisogna impostare la squadra che verrà e in questa opera la base di partenza conterà eccome: se smantellare la squadra dei 51 punti ha portato comunque a una salvezza tutto sommato serena – ma con 7 punti in meno a fronte di un monte ingaggi ben più alto della passata stagione: qualcuno dovrebbe farsi delle domande – lo stesso non si potrà fare partendo dai 44 punti e con realtà come Verona e Sassuolo arrivate in serie A. Togliere altre risorse, significa scherzare col fuoco e mettersi in lista per la retrocessione: attenzione, quindi a privarsi dei big a cuor leggero e attenzione anche quando si acquistano giocatori, perché bissare i multipli flop della scorsa estate vuol dire cercare guai seri. Una cosa di cui, sinceramente, a Bologna non si sente il bisogno: dopo un anno di soddisfazioni, si è già tornati all’aurea mediocritas. E da lì al fango il passo è breve. Anzi, «il confine è sottile».