Bologna, Porcedda:|'In Europa con me'
logna, 8 ottobre 2010 - Presidente Porcedda, quale concetto vorrebbe che emergesse da questa chiacchierata?
«Mi piacerebbe che tutti i bolognesi avessero la percezione che merito di lavorare in pace».
Allora noi saremo l’ostacolo sulla strada della sua pace. Ci sta?
«Ci sto».
Che cosa significa ‘sofferenza finanziaria’?
«Era l’autodenuncia di una momentanea scarsa liquidità».
Un momento lungo quanto?
«A breve non se ne parlerà più».
Potrebbe tornare a soffrire?
«Non credo, ma ho molteplici attività e se ce ne fosse bisogno sarei pronto a mettere in vendita uno dei miei alberghi o dei miei immobili. Ne vendo uno? Niente di grave, un giorno ne acquisterò un altro. Male che vada, mi ritroverò con quaranta milioni cash. Dice che potrebbero bastare per far fronte alle emergenze?».
Ha rilevato le fidejussioni di Menarini?
«Viaggio con qualche giorno di ritardo anche su questo fronte, ma può scrivere serenamente che il problema è risolto».
Sono partiti i soldi per Ramirez?
«Ovvio. Abbiamo pescato in Uruguay un grande talento e volete che ce lo lasciamo sfuggire per un acconto da 370 mila euro?».
Ci saranno problemi in futuro per il pagamento degli stipendi?
«No, non ce ne sarà alcuno. Lasciatemi lavorare: onorerò tutte le scadenze e tutti gli impegni presi»
Quanti pettegolezzi ha letto sul suo conto e quante verità?
E di questo lei si è già lamentato, dicendoci che se fossero continuati avrebbe mollato. E’ ancora di quell’idea?
«Sono a metà del guado. Attratto dalle potenzialità notevoli del Bologna e sconcertato da alcune critiche che sconfinano nella denigrazione».
E’ pentito di aver comperato il Bologna?
«Ho qualche impulso negativo dettato dalla rabbia e avrei un messaggio per i vostri lettori».
Prego.
«Non sono qui per speculare e neppure per costruire uno stadio o chissà cosa. Sono qui solo per fare calcio nel modo migliore».
Il fatto che Menarini abbia conservato il 20% delle quote, però, fa presupporre che lo stadio sia sempre un progetto.
«Menarini è un costruttore. Ed è a lui che mi rivolgerei nel caso in cui le istituzioni e la città considerassero giunto il momento di avere un nuovo stadio. Ma per me non è né un obiettivo né un traguardo»,.
E che cos’è, allora?
«Un’eventualità».
E’ stato scritto che lei ha bussato a qualche porta e che non lo è stato aperto. Che cosa cercava?
«Ho bussato e mi è stato aperto, perché mi sono presentato qua e là al mondo imprenditoriale, bancario e finanziario, come credo che sia giusto fare quando si arriva in una nuova città».
Cercava solo contatti?
«Non voglio soci. L’ho già detto e lo ribadisco. Pensate che il vice presidente Lorenzo Giannuzzi, mio carissimo amico, avrebbe voluto entrare in società con una quota, ma gli ho detto di no».
Perché, se è un amico vero?
«Perché credo che a capo di una società di calcio ci debba stare una sola testa».
Presidente Porcedda, lei ritiene accettabili le critiche che le sono state rivolte e le congetture sul suo conto?
«Le considero poco illuminate».
Chiuse a quale ragionamento?
«Al più semplice dei ragionamenti. Mi spiego: non sono qui a fare cabaret, come ha insinuato un giornale qualche tempo fa. Vi sembra possibile che io insegua Perez per due mesi, che lo paghi cinque milioni, che lo strappi alla concorrenza del Palermo, che induca il giocatore a traslocare e a far cambiare scuola al figlio, per poi non aver i soldi necessari a pagargli lo stipendio?».
Sarebbe una follia.
«E io folle non sono. Non busso alla porta di Inter e Juve per avere i loro giovani migliori, se poi non posso mantenere le promesse. Non acquisto venti giocatori, se non ho modo di pagarli. Se fosse vero, mi sarei fermato a dieci e non credo che nessun tifoso del Bologna mi avrebbe accusato di non aver rinnovato abbastanza la squadra».
Buona ripartenza, presidente. Vada avanti.
«Stesso discorso vale per Ramirez. E’ il ventesimo acquisto, l’ultimo. Se la mia sofferenza finanziaria fosse eterna, se non avessi avuto la certezza che si trattava di una nuvola passeggera, avrei detto a Longo di inseguirlo in capo al mondo o gli avrei detto basta così? Nessun critico, nessun club di tifosi mi avrebbe chiesto perché non ho acquistato Ramirez».
Perché lo ha acquistato?
«Perché è uno dei migliori talenti in circolazione, che può completare e forse anche arricchire il nostro attacco».
Che segna pochino.
«Sono ottimista. Ho visto Meggiorini in rapido progresso fisico. Ho visto Gimenez più convinto, ho visto un Di Vaio esemplare. Non ho paura, ma se ci fosse bisogno non ci faremmo trovare impreparati». Mostra un foglio sul quale è già annotato il nome di una punta giovane, straniera e promettente: «E non è detto che la prenderemo solo se ne avremo bisogno. Potremmo ingaggiarla presto per il prossimo campionato».
Presidente, il prossimo mercato sarà quello delle cessioni?
«No. Potevo vendere Viviano e Britos e non l’ho fatto, perché noi i giovani bravi ce li vogliamo tenere stretti. E torno al nocciolo della questione: se avessi avuto un così impellente bisogno di denaro, dopo averne ingaggiati venti, avrei potuto cedere un giocatore, uno solo, senza che la piazza mi accusasse di essere uno speculatore?».
A noi sembra logico che un imprenditore con la testa sulle spalle non entri nel mondo del calcio a luglio per essere in bolletta a settembre. A meno che non sia matto. Lei, Porcedda, è per caso matto? «Io rischio di diventare matto. Leggo che la Juve di Agnelli chiede un pagamento dilazionato e nessuno obietta nulla, perché questo impone di fare l’economia di oggi. Ma se ci prova il Bologna di Porcedda, apriti cielo».
Il professor Longo rimarrà con voi?«Sì. E mi dichiaro soddisfatto di tutti i miei collaboratori. Ho trovato in sede bolognesi davvero in gamba».
Quanto tempo ci vorrà per vedere un Bologna sereno sotto ogni punto di vista?
«Un paio d’anni».
Qual è il suo obiettivo finale?
«L’Europa».
La sua prima impressione su Bologna?
«Una grande città, ma non abbastanza grande da aver eliminato un quota fisiologica di pettegolezzo, di falsità e di bigottismo».
Ne starà alla larga?
«Al contrario. Questo inverno mi ci tufferò dentro volentieri, contento di poterlo fare».