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    Bologna-Inter, il ricorso al Collegio di Garanzia. I nerazzurri: 'Mai invocata la forza maggiore'. La replica: 'Per l'Asl non si poteva giocare, c'è una pec'

    Bologna-Inter, il ricorso al Collegio di Garanzia. I nerazzurri: 'Mai invocata la forza maggiore'. La replica: 'Per l'Asl non si poteva giocare, c'è una pec'

    Sono ore di attesa febbrili attorno alla decisione del Collegio di Garanzia del Coni in merito al ricorso presentato dall’Inter circa la disputa - fissata in data 27 aprile - del recupero della partita contro il Bologna dello scorso 6 gennaio, valida per la 20esima giornata di campionato. I due precedenti gradi di giudizio hanno stabilito che, a causa dei molteplici casi di positività al Covid-19 nel gruppo squadra e del pronunciamento della ASL locale, la formazione rossoblù non fosse nelle condizioni di scendere in campo.

    L'ACCUSA - Di parere opposto l’Inter, che ritiene che dal Bologna non sia mai arrivata una presa di posizione chiara circa l’impossibilità di disputare regolarmente il match per cause di forza maggiore, evocando il vizio formale della presentazione della distinta a poche ore dal fischio di inizio. Un concetto rimarcato dai legali del club nerazzurro poco prima dell’inizio dell’udienza, come riporta Sportface: "Il Bologna non si è presentato in campo ma non ha nemmeno mai invocato la causa di forza maggiore; il Bologna non ci ha detto se aveva 7 tesserati da schierare in campo. Riteniamo che il silenzio del Bologna fosse volto a nascondere la loro possibilità di giocare”.

    LA DIFESA - Questa invece la replica dell’avvocato Mattia Grassani, che rappresenta il Bologna in questa udienza, sempre a Sportface: "Il provvedimento della ASL impediva al Bologna di giocare. Causa di forza maggiore? Il 5 gennaio il Bologna ha comunicato con una pec a Giudice Sportivo, Lega, Federcalcio, Inter e Cagliari il provvedimento della ASL. Non poteva giocare".

    Il verdetto definitivo è atteso nel tardo pomeriggio di oggi.

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