Bologna-Fiorentina profuma d'Europa. Mihajlovic e Italiano, il derby dell'Appennino per diventare grandi
Più di 24 punti dopo 15 giornate - il Bologna - li aveva raccolti solo nel 2002: 27 per la precisione, era la squadra allenata da Francesco Guidolin che all'ultima giornata perse l'Europa per una serie di incroci fatali. Rispetto all'anno scorso Sinisa Mihajlovic ha migliorato la classifica di 8 punti, meglio ancora ha fatto il suo collega, Vincenzo Italiano. Nessun altro allenatore - quest'anno - ha saputo migliorare il rendimento della propria squadra più di Italiano. La Fiorentina di Iachini l'anno scorso stazionava a 15 punti, Italiano ha aggiunto un +9 che ci dà conferma di quanto la sua “mano” sia stata decisiva nella crescita della squadra. Bologna e Fiorentina si stanno distinguendo anche per un'altra peculiarità: il gioco.
Parliamo di due squadre che improntano ogni partita alla ricerca della qualità del gioco. Vincono o perdono, seminano rimpianti; ma insistono seguendo una certa idea forte di gioco. E se riavvolgiamo il film di questa prima tranche di campionato, ci accorgiamo che - vale per entrambe - i punti in classifica avrebbero potuto essere di più. Il Bologna ha pareggiato una partita ormai vinta col Genoa (2-2 nel finale, 5ª giornata) e ha perso una partita maledetta in casa col Venezia (0-1, 13ª giornata). La Fiorentina si è vista rimontare dopo aver dominato per buona parte della gara contro l’Inter (1-3, 5ª giornata) e Napoli (1-2, 7ª giornata) e ha perso in pieno recupero contro la Juventus (1-0, 12ª giornata).
Curiosamente: entrambe hanno perso contro avversarie di fascia inferiore, Empoli e Venezia. La Fiorentina o vince (8 volte) o perde (7) senza conoscere il pareggio, il Bologna ha un cammino più solido e pareggia una partita su tre (5 volte finora). Mihajlovic arriva a questa sfida sull'onda di due vittorie di «corto muso», 1-0 a La Spezia e 1-0 al Dall’Ara contro la Roma; la Fiorentina dopo un esemplare 3-1 alla Sampdoria. I viola si riconoscono nel loro bomber, il capocannoniere del campionato Vlahovic (già 12 gol), mentre per trovare il miglior marcatore del Bologna bisogna scendere ai 6 gol di Arnautovic, che tra l’altro si è infortunato e salterà il derby. Sono due squadre che hanno saputo ovviare anche al calo di rendimento di due uomini che l'anno scorso sono stati fondamentali: Soriano, che oggi appare involuto ed è ancora a secco, e Castrovilli, emarginato dallo scacchiere di Italiano.
Dicevamo prima che un Derby dell’Appennino così carico di suggestioni mancava da tempo immemore. I cento chilometro che dividono le due città hanno dato vita a una rivalità che negli anni si è ora accesa e ora spenta. Tutto inizia nel 1928, a Firenze, con una clamorosa vittoria (2-3) del Bologna. Gli Anni 30 sono quelli del Bologna che vince scudetti (2) e l'equivalente della Coppa dei Campioni (si chiamava Torneo Internazionale dell'Expo Universale di Parigi), mentre la Fiorentina si ritaglia un ruolo più marginale. Vent'anni dopo la Fiorentina vince il suo primo scudetto (1956) e frequenta l'alta classifica, mentre il Bologna sta prendendo la rincorsa per il suo 7° titolo, conquistato dalla squadra di Bulgarelli e Pascutti nel 1964: così si gioca solo in Paradiso, appunto, grazie all'allenatore che - vincendo a Firenze e Bologna - unì idealmente le due città: Fulvio Bernardini.
Curiosamente quando la Fiorentina del Petisso Pesaola rivinse lo scudetto nella stagione 1968-69, in 30 partite ne perse una soltanto, proprio contro il Bologna, 2-3 al Comunale di Firenze a novembre. Legato al Derby dell'Appennino c’è anche una tragedia: nel 1989 il 14enne bolognese Ivan Dall’Olio venne gravemente ustionato dopo l’agguato degli ultrà viola, che lanciarono una molotov nel treno dove viaggiavano i tifosi rossoblù. Hamrin e De Sisti, Bulgarelli e Haller, Savoldi e Antognoni, Batistuta e Baggio, Rui Costa e Signori: la lista dei fuoriclasse che hanno giocato - e talvolta deciso - il Derby dell’Appennino è un parterre de roi.