Bologna-Fiorentina:| Pioli dopo il 'no' di Rossi
Quanto incide l’allenatore sul destino di una squadra? Vecchia domanda, risposta complessa. I più accettano questa: tanto più è debole una squadra tanto più l’allenatore ha possibilità di incidere. E quanto incide un allenatore su una «non squadra»? Perché da qui deve cominciare l’analisi del lavoro di Pioli. C’era un Bologna con un misero punterello dopo cinque partite. Che esistessero i presupposti per vederlo sbocciare, questo solo Bisoli lo sa. Lui e soltanto lui poteva avere un’idea precisa di quale metamorfosi avrebbe avuto la squadra non appena avesse smaltito la fatica e trovato posizioni e distanze giuste. Lo esonerarono e fu quello un salto nel buio.
La dimostrazione: era tanto difficile capire come e dove intervenire per dare un «perché» al Bologna, che gli allenatori a spasso se ne stettero col bavero alzato e la faccia rivolta verso terra per non scorgere la richiesta di aiuto che il presidente Guaraldi aveva lanciato a più riprese. Delio Rossi, nel dubbio, fece sapere che qualora lo avessero contattato, avrebbe detto di no. Poi Ballardini. Sta in questo la bravura di Pioli. Aver intuito che dentro quella rosa sconfinata e pasticciata esisteva un ampio margine di manovra.