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  • Bojinov a CM: 'La Juve mi chiama per Milenkovic. Defrel è da big, Nedved...'

    Bojinov a CM: 'La Juve mi chiama per Milenkovic. Defrel è da big, Nedved...'

    • Fabrizio Romano
    Qualcuno ha perso le sue tracce, pochi lo hanno dimenticato. Ha segnato praticamente in tutta Italia: da Parma a Firenze, dal Lecce alla Juventus. Sfortunato troppo spesso, umile sempre, mollare mai. Valeri Bojinov ha 30 anni e una voglia di spaccare il mondo con un sogno che si legge negli occhi: "Tornare in Italia, sperando che qualcuno possa credere in me". Adesso è al Partizan Belgrado, dopo l'esperienza alla Ternana. E a Calciomercato.com si è raccontato a tutto tondo, dagli inizi della sua carriera fino ai tantissimi retroscena, al futuro e al mercato.

    Bojinov, chi si rivede: come va da quelle parti, a Belgrado?
    "Tutto benissimo, grazie a Dio. Sto bene, sono felice, ormai gioco al Partizan da un anno e mezzo con buona continuità. E posso esprimere il mio valore".

    Dopo tanta sfortuna, un club che finalmente crede in te...
    "Sono stato sfortunato, è vero. Ma al Partizan è uno spettacolo: è un club importante, di grande storia e con una tifoseria mostruosa. Io per fortuna sono abituato alla pressione dei tifosi italiani, qui non sento la pressione. E lascio il cuore in campo".

    In zona gol, Bojinov colpisce sempre?
    "In una quarantina di partite ho segnato 25 gol, spero di arrivare a quota 30 per entrare nella storia degli stranieri del Partizan".

    Un'occhiata al mercato: la Juventus vuole Milenkovic, difensore classe '97 del Partizan, gioca con lei. Conferma?
    "Confermo...".

    Magari le hanno chiesto un consiglio...
    "Sì, la Juventus mi ha chiesto informazioni su di lui, mi hanno chiamato dal club per saperne di più. Ho dato un parere assolutamente positivo: è un prospetto con enormi margini di miglioramento. Il ragazzo è pronto, magari non per fare il titolare subito nella Juve ma arrivando in bianconero potrebbe imparare tanto".

    Che tipo di difensore è Milenkovic?
    "Milenkovic è giovanissimo ma ha talento. E con un fisico fuori dal comune, già pienamente strutturato. Sa saltare bene di testa, non è un caso se il Partizan ha la miglior difesa in campionato. In più ha tanta personalità, uno da grande squadra".

    E lei, Bojinov? A giugno scade il contratto col Partizan: la rivedremo in Italia?
    "Confermo, il contratto scade e io voglio tornare in Italia. Spero che un direttore sportivo, un allenatore, un presidente possa pensare a Bojinov: ho 30 anni, esperienza, una fame pazzesca...".

    Magari in una squadra che ha sfiorato, il Torino: servisse un vice Belotti...
    "Mi piacerebbe, anche se la vedo dura (sorride, ndr). In passato mi hanno cercato, è vero. Mi volevano. Ma adesso il calcio italiano è cambiato: si punta tantissimo sui giovani. Sia per progetto, sia per avere l'opportunità di rivenderli".

    Lei a Torino ha già giocato, sponda Juventus: che ricordi ha di quell'esperienza in Serie B?

    "Un anno meraviglioso. Mi sono ritrovato a giocare con Nedved, Buffon, Del Piero, Trezeguet, Camoranesi... veri fenomeni in campo, signori fuori. Tutti umili, non potevo immaginarlo".

    Quello con cui ha legato di più? Ci racconti un episodio indimenticabile...
    "Dico Nedved. Con Pavel ho condiviso la stanza per un anno intero, in ritiro. Mi ha accolto come un fratello: pensate che mi ha portato a casa sua appena arrivato alla Juve... e mi ha fatto toccare il Pallone d'Oro. Ero felicissimo, l'ho toccato con le mie mani! Senza Nedved, l'avrei visto solo in tv... (ride, ndr)".

    Adesso Nedved fa il dirigente a livelli importanti: dove può arrivare la sua Juve?
    "Lui è sempre stato un leader, lo è anche da dirigente: crescerà ancora. Gli auguro di poter vincere la Champions League, quello che ha perso in campo per quella squalifica (nel 2003, ndr) potrà sicuramente riprenderselo da dirigente. Lo merita. E vedo bene questa Juve".

    Altro campione con cui ha giocato, adesso dirigente: che stagione a Firenze con Luca Toni, vero?
    "Indimenticabile. Luca è arrivato a Firenze e ha segnato qualcosa come 30 gol. Mostruoso, eravamo incantati. Riempiva noi compagni di regali per gli assist che gli facevamo, ho ancora qualche suo orologio in giro. Sfidarci in partitella era divertentissimo. Toni è una persona di cuore, un signore. Oltre che un fenomeno, chiedete a Monaco di Baviera e guardate cosa ha fatto a Verona quando lo davano per finito...".

    Si ricorda di Defrel al Parma? Vi siete incrociati, lui era un ragazzino: oggi lo vogliono le big.
    "Sì, Defrel a Parma si era allenato più volte con noi arrivando dalla Primavera. Si vedeva la sua qualità da potenziale fenomeno a occhio nudo: non aveva mai paura di fare una giocata, saltare l'uomo, lavorare tantissimo. Non sarà un caso se andrà alla Juventus o alla Roma, lo spero per lui. Ha una fame incredibile pur di arrivare".

    L'appello di Bojinov: dovesse scegliere una squadra italiana dove andare?
    "Tornerei ovunque, ma vorrei la Serie A con la maglia del Lecce. Se sono diventato Bojinov è grazie a Lecce, alla città, al ds Corvino, a Zdenek Zeman. Corvino ha sempre amato scoprire talenti, da Jovetic a Vucinic gli esempi sono tantissimi".

    Se fosse promozione in Serie B, scenderebbe anche di categoria per il suo Lecce?
    "Andrei anche in Serie B. Se il Lecce ha bisogno di me, ci vado di corsa: Lecce è casa mia. Non dimenticherò mai la gente, la città, il club. Da Parma a Firenze, sono stato bene ovunque; non dimentico anche Verona, Torino. Ringrazio tutti. Ma nel mio cuore al primo posto c'è Lecce per un rapporto speciale che si è creato con l'ambiente intero".

    Ha nominato Corvino, il suo scopritore: saprà riportare la Fiorentina a vincere un trofeo?
    "Se si ricorda di Bojinov e lo porta a Firenze, magari sì... scherzi a parte, i tifosi viola devono avere pazienza: Corvino sa come vincere. Ha un organico importante e si può arrivare in Champions League. Per lo scudetto è dura, ma si può sperare nella Coppa Italia. Lo auguro alla Fiorentina, alla gente di Firenze e a Corvino che se lo merita".

    E Bojinov deve tutto anche a Zdenek Zeman: vi sentite ancora? Com'è essere allenati dal boemo?
    "Mi ha fatto esplodere lui, ogni tanto lo sento via sms. Con Corvino, è stato il mio secondo papà: lui tratta i giocatori come limoni, li spreme al più possibile. Ma vuole sempre il massimo per il bene del suo giocatore, non per altri motivi. Ti fa crescere, vuole il meglio. Gli sarò sempre grato: il calcio italiano ha bisogno di Zeman, spero torni ad allenare con un progetto che creda in lui. E magari un giorno di tornare a lavorarci insieme".

    In Italia, rigorosamente: è un sogno che le leggiamo negli occhi.
    "Assolutamente. L'Italia è un Paese a cui devo tutto, lo amo alla follia: sono stato a Palermo quando c'era Italia-Bulgaria, l'affetto della gente è stato impressionante. In centro mi hanno offerto brioches, caffè, di tutto... e a Palermo non ho neanche mai giocato! Per questo l'Italia è un Paese meraviglioso. E mi manca, eccome se mi manca".

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