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  • Blatter:| Presidente Fifa senza potere

    Blatter:| Presidente Fifa senza potere

    Oggi verrà rieletto presidente Fifa: indebolito dagli scandali, non avrà più le mani libere.
    Blatter, la poltrona ma non il potere.
    Il Supremo usa la tattica delle paillettes: per la prima volta in tredici anni deve affrontare una contestazione e lui manda avanti Grace Jones che un po' come la Fifa non ha ritegno e mostra il sedere a 63 anni. Invece di affrontare gli scandali, Sepp Blatter sceglie lo spettacolo: «La piramide della Fifa barcolla, ne parleremo ma adesso divertiamoci». E lo ha detto davvero.

    L'uomo che comanda il calcio non prova nemmeno a modificare la festa che precede il congresso, riduce i discorsi al minimo e si nasconde dietro funamboli, ballerini e concerti. Il buon gusto non ha mai fatto parte del suo governo, anzi è riuscito a tenere il potere per tutto questo tempo proprio perché non ha il senso del limite. Le accuse di corruzione piovono da ogni parte però il Supremo nega la crisi e non si preoccupa del fatto che, mai successo in altre occasioni, l'assemblea si vergogni ad applaudire e accolga gli artisti nel silenzio quasi totale. Lui se ne sta sprofondato nella poltrona, più tirato del solito ma ancora tranquillo. Non ha rivali e non solo perché lo sfidante, bin Hammam, capo della confederazione asiatica, si è ritirato ed è stato sospeso dalla commissione etica, sospettato di corruzione. Oggi la maggioranza probabilmente lo eleggerà per il quarto mandato consecutivo perché ancora adesso, a credibilità esaurita e con problemi e magagne che sbucano ovunque, i più preferiscono tenerlo buono. La Fifa si autoalimenta, Blatter distribuisce i soldi, gli incarichi. Mantiene l'equilibro. In tanti sono convinti sia ora di ripartire da zero, riformare e cambiare, ma dopo di lui. Non contro di lui.

    Blatter è il mago delle alleanze e delle grandi intese e anche quello che elimina ogni traccia di avversario senza pietà. A Seul, nove anni fa, si è trovato davanti al crollo del marketing, doveva giustificare debiti e perdite e nessuno si è sognato di fargli pagare il conto, è stato confermato per acclamazione. Un applauso e via. Allora liquidò il segretario generale Michael Zen-Ruffinen, gli lasciò il cerino in mano come se ogni contratto andato storto fosse colpa sua. Ha imparato dal suo predecessore Joao Havelange che gli ha insegnato a gestire i continenti con furbizia, a sapere tutto senza mai staccare assegni in proprio, a non lasciare tracce e trovare capri espiatori.

    Stavolta è un po' più complicato, sarà eletto di certo, poi dovrà spartire il potere cosa che non è abituato a fare. Ha lavorato dietro le quinte e promesso di lasciare spazio, è la condizione pretesa dagli alleati come Michel Platini, presidente dell'Uefa, già considerato il nome del futuro e dai nemici come bin Hammam e Warner (capo del Concacaf e altro sospeso). Già, loro non possono presenziare, non possono votare, ma parlano e ieri si sono riuniti con il Supremo per l'ultimo velenoso patto. Si detestano tutti, ma un accordo lo si trova comunque. Una parte dell'Asia voterà contro, però non tutta, e il Nord-Centro America con i Paesi caraibici sarà completamente a favore. Il mandato non è in discussione solo che da qui in poi il Supremo non avrà più le mani così libere.

    Gli unici a dirgli in faccia di no subito sono gli inglesi ed è con loro che Blatter ha fatto l'errore più grosso, li ha dati per persi, trattati male, derisi, convinto che il resto del mondo sarebbe bastato. Sbagliato, loro oggi chiederanno che le elezioni vengano posticipate e si trascineranno dietro altre federazioni scontente. Minoranza alla Fifa, ma rumore di fuori. Tanto fastidioso che gli sponsor si sono lamentati, hanno chiesto un limite e siccome Blatter non ce l'ha è come se loro l'avessero già scaricato. L'imperatore del pallone si è sentito dire dalla Coca Cola, dalla Visa, dalla Adidas e dalla Emirates di stare attento: sono loro che pagano e non li può ignorare. Anche i marchi hanno deciso di essere civili, toni soft, grande attenzione alla scelta della parole.

    Ci vanno tutti cauti convinti che buttare giù oggi Blatter sia faticoso ed inutile, il più attento è Platini che predica rinnovamento, promette futuro e gira alla larga dalla rivoluzione. C'è un altro giro, un altro ballo, un'altra uscita di Grace Jones sempre più assurda e fuori tempo massimo. A ripensarci una scelta perfetta per questo congresso di cartapesta che mostra le chiappe cadenti di una star troppo datata per i costumi trasgressivi e la faccia poco presentabile di un presidente troppo oltre.


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