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Biglietti scontati, così i Della Valle si riprendono la Fiorentina
I ricordi dello scorso aprile al "Castellani" non sono certo dolci per i viola. Gli allibratori danno l’Empoli, squadra in crescita, favorita contro una Fiorentina sull’altalena. Sarà forse per questo che la società gigliata ha deciso di scontare i biglietti della partita del 20 novembre? Dopo aver acquistato tutti i tremila biglietti della curva sud-settore ospiti dello stadio empolese, la Fiorentina ha deciso di rimetterli in vendita con uno sconto corposo (per esempio da un prezzo di 30 euro si arriva a 20) per i titolari della Viola Card Gold. In un calcio che sempre più spesso viene accusato di puntare a divenire un asettica macchina da soldi, questo “marketing affettivo” sembra andare in senso opposto.
Non sarà certamente risolutivo dell’ambivalenza ormai proverbiale con cui i Della Valle gestiscono la Viola. Spesso paiono degli occhiuti ragionieri, stizziti alla prima critica, che vorrebbero essere eternamente omaggiati e ascoltati perché loro “ci mettono i soldi”. Si ricordano comunicati stampa soverchiamente irritati, dagli ottocenteschi toni padronali in vari casi, soprattutto quando si tratta di licenziare in tronco allenatori, rei di aver sussurato un lieve disagio in fase di mercato. E a Firenze aleggia l’idea che la squadra troppo spesso sia sopportata come una croce da portare sulle spalle fino a che non si trova un buon compratore. Il fatto, noto, è che la squadra, per varie ragioni, non si è rivelata quel volano commerciale che gli imprenditori marchigiani si erano immaginato. La Cittadella Viola, con tutte le innumerevoli occasioni edilizie e mercantili, è ormai un sogno sempre più lontano, ma quel sogno è stata la prima ragione dell’acquisto della Fiorentina. Svanito quello, i Della Valle hanno cominciato a sentirsi stranieri: non Guelfi non Ghibellini, non Bianchi non Neri (per carità!) semplicemente non fiorentini.
Si può essere attenti ai conti (vedi Cairo) e trasmettere un senso di appartenenza. I Della Valle no. Non lo hanno fatto. Più tiepidi che caldi, più accigliati che attenti. Ora con questa mossa non ristabiliranno certo un rapporto appassionato con una città caustica e corrosiva come Firenze, a cui, per altro bastano tre vittorie di fila di seguito o una contro la Juve, per far riscoccare la scintilla d’un amore incendiario verso la propria squadra, ma un segnale semplice e concreto lo hanno dato. Non sarà molto, però riportare ogni tanto il calcio fuori da algoritmi e calcoli, che spesso non danno i risultati voluti, è una buona notizia.
Non sarà certamente risolutivo dell’ambivalenza ormai proverbiale con cui i Della Valle gestiscono la Viola. Spesso paiono degli occhiuti ragionieri, stizziti alla prima critica, che vorrebbero essere eternamente omaggiati e ascoltati perché loro “ci mettono i soldi”. Si ricordano comunicati stampa soverchiamente irritati, dagli ottocenteschi toni padronali in vari casi, soprattutto quando si tratta di licenziare in tronco allenatori, rei di aver sussurato un lieve disagio in fase di mercato. E a Firenze aleggia l’idea che la squadra troppo spesso sia sopportata come una croce da portare sulle spalle fino a che non si trova un buon compratore. Il fatto, noto, è che la squadra, per varie ragioni, non si è rivelata quel volano commerciale che gli imprenditori marchigiani si erano immaginato. La Cittadella Viola, con tutte le innumerevoli occasioni edilizie e mercantili, è ormai un sogno sempre più lontano, ma quel sogno è stata la prima ragione dell’acquisto della Fiorentina. Svanito quello, i Della Valle hanno cominciato a sentirsi stranieri: non Guelfi non Ghibellini, non Bianchi non Neri (per carità!) semplicemente non fiorentini.
Si può essere attenti ai conti (vedi Cairo) e trasmettere un senso di appartenenza. I Della Valle no. Non lo hanno fatto. Più tiepidi che caldi, più accigliati che attenti. Ora con questa mossa non ristabiliranno certo un rapporto appassionato con una città caustica e corrosiva come Firenze, a cui, per altro bastano tre vittorie di fila di seguito o una contro la Juve, per far riscoccare la scintilla d’un amore incendiario verso la propria squadra, ma un segnale semplice e concreto lo hanno dato. Non sarà molto, però riportare ogni tanto il calcio fuori da algoritmi e calcoli, che spesso non danno i risultati voluti, è una buona notizia.