Beto sposta gli equilibri: può diventare più forte di Duvan e Lukaku
A CAMPO APERTO - Esempio perfetto di una transizione letale è il gol realizzato da Beto contro il Milan nell’ultima giornata. Si è parlato tanto e bene su questa rubrica della costruzione dei rossoneri, ma in questo caso un malinteso fra Bennacer e Bakayoko ha messo in luce le criticità dello sviluppo. Coi due centrali aperti e l’algerino al centro a impostare, per l’Udinese ripartire e sfruttare Beto è stato fin troppo semplice.
Dopo l’anticipo di Arslan (la mezzala destra del 5-3-2 difensivo), il centravanti portoghese si è trovato davanti un’autostrada libera. E a campo aperto Beto è sistematicamente incontenibile.
È proprio una caratteristica, un tema che ritroviamo in ogni gara dell’Udinese. Un altro esempio è illustrato nella sequenza seguente, contro la Dea. Il bello di Beto è che non corre soltanto dritto, senza criterio. Ha un’ottima lettura degli spazi da attaccare, un ottimo timing e un buon set di movimenti per smarcarsi. In questo caso c’è una palla persa da Ilicic a centrocampo. Sullo scarico di Walace per Makengo, Beto si è già staccato dai blocchi. Guarda e scatta.
E dato che la Dea sviluppa coi braccetti molto offensivi, Beto va a perforare lo spazio-debolezza tra braccetto di destra (Lovato) e centrale (Palomino). Da questa situazione nascerà il palo di Molina sul tiro-cross di mancino del portoghese.
PROFONDITÀ CORTA - Ma anche quando si tratta di attaccare la profondità corta Beto è un problema grosso per i difensori avversari, perché ha tempi e accelerazioni improvvise, sa utilizzare a proprio vantaggio cambi di ritmo e cambi di direzione. Analizziamo ora il primo gol dell’Udinese contro il Sassuolo.
Sul filtrante di Walace per Becao, Beto è tra i due centrali neroverdi, ‘tenuto’ da Chiriches in particolare. Quando si accorge dell’occasione, attacca la porta con un’accelerazione impressionante.
In questi casi arriva primo la maggior parte delle volte. Non gli stai dietro anche se parti con un certo margine.
E se il compagno non crossa, Beto comunque si trascina dietro qualche difensore, perché li spinge sempre al massimo. Guardate l’inerzia della corsa di Chiriches come lo ha schiacciato contro la porta e messo fuori dai giochi. Perché con Beto succedono due cose, se sei un difensore: arrivi dopo e arrivi lungo. Così se non è Beto a fare gol in prima battuta, ci pensano i compagni a rimorchio in un secondo momento. Beto sposta gente, come minimo genera spazi.
IL GIOCO AEREO - Dicevamo all’inizio del gioco aereo di Beto e della sua coordinazione. Vi riporto due dei tre gol di testa realizzati dal centravanti portoghese finora. Altezza, elevazione, tecnica e tempismo: Beto possiede tutte le qualità principali del grande saltatore. La rete contro l’Atalanta non saprei davvero come descriverla. In mezzo ai ‘fisiconi’ del Gasp, uno che si impone così, salendo con la testa oltre l’altezza della traversa… Uno che oltretutto carica il colpo e la schiaccia dentro con questa violenze e insieme con questa naturalezza…
Non mi resta che concludere con un gesto complementare, dove la sensibilità del colpo, la tecnica del colpo prevale sulla prepotenza atletica. Qui sotto, per prendere in controtempo Reina bisogna saperla mettere morbida nell’angolino lontano. Dunque sì, Beto sa fare anche questo.