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  • Bertolacci-Juve:| Mai per caso

    Bertolacci-Juve:| Mai per caso

    Il suo gol è costato caro a Buffon, carissimo alla Juve che ci ha rimesso uno scudetto che sembrava vinto, ma ancora di più è costato ad Antonio Conte, cui quel diagonale a porta vuota stava per mettere a repentaglio l’integrità della capigliatura. È Andrea Bertolacci il Robin Hood del primo maggio, quello che ruba ai ricchi per dare ai poveri, portare via due punti alla capolista in casa sua e tenere in piedi le speranze salvezza del Lecce, che oggi contro una Fiorentina a pezzi si giocherà uno scontro diretto. «Ci meritiamo di salvarci – ha detto il giovane centrocampista -, è vero che ci mancano ancora tre punti, ma visto come eravamo messi quando è arrivato Cosmi, ritrovarci ancora qui a lottare vuol dire che abbiamo fatto davvero qualcosa di importante».

    E qualcosa di importante l’ha fatto anche Bertolacci, che in campionato non segnava da due mesi e che a Torino non era nemmeno partito titolare. Per castigare la Juve gli è bastata una decina di minuti e la solita fame di inserimenti che l’ha spinto in pressione sull’uscita di Buffon, il cui pasticcio ha spalancato la porta al terzo centro stagionale del romanista. «Ma a fine partita ci siamo stretti la mano, ho visto Gigi molto dispiaciuto. Spero che questo episodio sfortunato non gli comprometta nulla».

    D’altra parte, che quella con la Juve fosse la sua partita era nell’aria: lo scorso anno proprio ai bianconeri aveva segnato la sua prima rete in Serie A ma al Via del Mare, dove il Lecce non li batteva da dodici anni. «Stavolta è stato ancora meglio. Siamo andati sotto quasi subito, poi hanno espulso Cuadrado e nonostante tutto all’85’ eravamo ancora in partita: per questo dico che il gol di Torino è ancora più prezioso di quello dell’anno scorso». E poco importa se tecnicamente la rete contro la Juve è stata la meno bella se confrontata con la prodezza dell’Olimpico contro la sua Roma e con l’acrobazia di Cagliari: quando c’è da combattere, Bertolacci non è tipo da badare ai dettagli, figuriamoci se di mezzo c’è una salvezza ancora possibile ma da da conquistare. A Roma hanno visto e preso nota, anche se Bertolacci non lo scoprono certo adesso. In estate sembrava potesse restare, poi qualche problema fisico e anche tattico lo ha convinto a tornare a Lecce, dove lo aspettavano a braccia aperte.

    La sua seconda stagione in Puglia (la terza se si considerano anche i sei mesi del 2010, quando lasciò la Primavera a gennaio per la sua prima esperienza nel calcio dei grandi e si trovò subito a festeggiare la promozione in A con De Canio) ha quasi decuplicato le sue presenze rispetto allo scorso anno, quando chiuse con nove apparizioni e tre gol. Adesso è già a quota ventisei, i gol sono sempre tre e la Juventus si conferma la sua vittima preferita. Fra le emozioni del suo primo anno in A, Bertolacci metteva al primo posto il tabellone di Lecce-Udinese, dominato dalla sua doppietta. Stavolta il suo nome è campeggiato sui maxischermi di San Siro e ha fatto esplodere lo stadio, ma l’immagine più bella della sua notte da Robin Hood resta il leccese Conte, l’unico a non sapere che Bertolacci-Juve non è mai per caso. Che si accanisce contro il parrucchino e dimostra che a volte vincono i buoni.

     

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