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Bernardini: Juve pane e cioccolata
Salvata, dunque, dal “catenaccio” più ortodosso ma non soltanto da quello. La Juve, ma soprattutto il suo allenatore. Le stelle, evidentemente, devono essere misericordiose con Massimiliano Allegri il quale, nel giro di pochi giorni, ha corso il rischio di veder compromessa l sua posizione di tecnico bianconero. A fargli da parafulmine, prima con il Torino e ieri contro i tedeschi, un Gigi Buffon perlomeno sontuoso. Il cuore della Juve. Il cuore vero. Il capitano granata, Glick, da sabato è ancora lì a chiedersi come quella sua incornata con la testa e con il pallone che viaggiava come un treno non sia riuscito a “matare” la Signora. Stessa domanda che rimbomba nel cervello di Stindi e in quello di Hazard i quali difficilmente scorderanno la figura di un “supereroe” vestito da portiere mentre respinge di piede e con una mano le loro due bombe mortifere. E’ il famoso “pane duro” che sempre Trapattoni tirava in ballo quando doveva chiamare a rapporto in campo la vecchia guardia e spingerla a fare l’ennesimo miracolo frutto della volontà oltreché della bravura. Un poco come il pallone che Zoff, a Barcellona nell’Ottantadue, fermò con le unghie sulla linea di porta impedendo ai brasiliani di far festa.
Ma non si vive di solo pane. Anche un pezzettino di cioccolata pur servire ad addolcire il palato e a rasserenare gli animi. Cioccolata svizzera, tra le più buone. L’ha messa in tavola un altro comprovato “leone” bianconero. Lichtsteiner, con quella sua faccia da Gugliemo Tell bianca e pomelli rossi, il cui cuore era finito nelle mani dei chirurghi esattamente trentun giorni prima della partita di ieri. A prescindere dal gol, un raro esempio di coraggio e sacrificio. C’è da credere che, ieri sera, una certa aritmia cardiaca l’abbia provata Allegri.
Marco Bernardini