19 settembre, la Juve espugna Valencia e Federico Bernardeschi si impone come la nuova stella di questa squadra. Finalmente grande nella Juve più grande. È passato poco più di un mese, di quel meraviglioso Bernardeschi ultimamente non c'è traccia. Era in rampa di lancio, era il più in forma, era pronto per diventare un punto fermo. Ha perso il ritmo, ha perso fiducia, o forse paga un eccesso di fiducia. Rimane il fatto che da lì in poi, quel Bernardeschi si è forse visto solo nello spezzone di Frosinone. In una Juve figlia di un'abbondanza in attacco mai vista, c'è stato tempo e modo di insistere sempre di più su Paulo Dybala, dietro o al fianco di Mandzukic e Ronaldo: ora la Joya c'è, è tornato ad essere decisivo l'argentino. Siccome si gioca in undici, nella corsa all'oro Dybala c'è stato sempre meno spazio per Bernardeschi. Tanta panchina, anche un “cazziatone” in mondovisione nella scorpacciata di giocate contro lo Young Boys. Poi questa sera una nuova grande occasione, ad Empoli è arrivata quella maglia da titolare che partita dopo partita sembrava sempre poter essere sua e invece gli sfuggiva. PASSI INDIETRO – Però ad Empoli si è visto un Bernardeschi irriconoscibile. Leggero in fase di non possesso, impalpabile palla al piede. Non mancano le attenuanti, vanno ricercate proprio in quelle decisioni di Allegri che lo hanno visto fermarsi senza particolari demeriti sul più bello. Ma alla Juve non c'è tempo da perdere, anche ogni singolo spezzone va sfruttato nel migliore dei modi. Una lezione che l'ex viola sembrava aver assimilato alla perfezione, ultimamente non sembra più così. Anche Cristiano Ronaldo ha avuto modo di strigliarlo a Empoli, un messaggio piuttosto chiaro. Niente di troppo grave, la stagione è appena iniziata, un saliscendi di considizione psico-fisica fa parte del gioco. Ma una volta assaggiato il dolcissimo Bernardeschi dei primi atti stagionali, questa versione agrodolce non piace proprio per niente.