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Bernardeschi serve più all'Italia che alla Juve: poteva già essere un leader
UN JOLLY SENZA RUOLO - Sì perché Federico Bernardeschi a 25 anni compiuti non sa ancora che tipo di giocatore è e che ruolo può ricoprire in questa Nazionale così come nella Juventus. È un jolly, o meglio lo è diventato, perché ha fisico, corsa, intelligenza tattica e tiro. Doti da trequartista, ma anche da mezzala e perfino da esterno d'attacco. Doti che hanno portato Allegri e Sarri in bianconero, ma anche Conte, Ventura e ora Mancini a schierarlo al momento del bisogno in tutti questi ruoli senza soluzione di continuità.
POTEVA GIA' ESSERE UN LEADER - Doti uniche abbinate a un talento puro perché di giocatori così, che potrebbero diventare quello che vogliono, ne nascono pochi di anno in anno, di generazione in generazione. Eppure da quando il 24 luglio 2017 è approdato alla Juventus per 40 milioni di euro, quella maturazione e quella consacrazione che tutti si aspettavano non si è mai concretizzata. Bernardeschi poteva essere già oggi il leader tecnico di questa Italia e invece, nella gara decisiva dell'anno, era partito in panchina venendo anche bacchettato da Mancini a fine gara: "Deve fare di più, il gol non basta".
SERVE PIU' ALL'ITALIA CHE ALLA JUVE - E Mancini ha ragione perché questo Bernardeschi serve molto di più all'Italia che non alla Juventus dove la concorrenza è tanta e dove ritagliarsi un ruolo ben definito in rosa non è semplice. Anzi, l'abbondanza lo ha finora costretto ad adattarsi ad ogni richiesta tattica quando, al contrario, tutti ripetono che per lui il futuro è roseo nel ruolo di mezzala. Il problema è che, qualunque sia il ruolo, per poter "dare di più" Bernardeschi ha bisogno di certezze e continuità di utilizzo che forse Sarri non può dargli. Sia chiaro, nella Juventus di oggi Bernardeschi ci può e ci deve stare, ma per la sua completa maturazione e per il bene anche dell'Italia quella bianconera potrebbe non essere la squadra adatta.