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Bernardeschi è rimasto alla partita con l'Atletico: il problema non è il ruolo, ma così sta buttando la sua carriera
L'EQUIVOCO – La posizione. Sembrava fosse quello il problema di Bernardeschi. Sempre positivo o quasi in Nazionale, da attaccante esterno. Alla costante ricerca di sé con la maglia della Juve. A destra o a sinistra. Da trequartista. Persino mezzala. La sua posizione giusta è sempre quella in cui non gioca. Ora un altro tentativo, un altro esperimento. Tocca ad Andrea Pirlo provarlo e riprovarlo, l'intenzione è quella di trasformarlo in esterno a tutta fascia. Solo che l'inizio è tutt'altro che incoraggiante: spezzoni senza infamia e senza lode a Crotone e Kiev, una prova disastrosa col Verona tra gol sbagliato e gol regalato. Insomma, non sembra forse il ruolo a essere il problema.
CHE SUCCEDE – C'è una foto che circola da domenica sera. Bernardeschi seduto da solo in panchina, con la testa appoggiata alla poltroncina davanti, che fissa il vuoto. È un'immagine triste, che spiega molto, forse tutto. La crisi di Bernardeschi è tecnica, evidentemente. Ma questa è forse la conseguenza di altro, di cui non si riesce a venire a capo. Un giocatore di grande talento che all'improvviso sembra averlo finito, un calciatore che proponeva giocate spavalde che all'improvviso non ha più coraggio, ragiona troppo quindi sbaglia. Sbaglia sempre, nelle scelte e poi nelle esecuzioni. Qualcosa è successo, qualcosa sta succedendo, qualcosa a cui bisogna porre rimedio. Perché il rischio che Bernardeschi stia buttando la propria carriera si sta concretizzando sempre più. Oggi non è un calciatore da Juve, prima lo era, può ancora tornare a esserlo. Ma il problema non è quello della posizione in campo, semmai è un equivoco. I problemi sono altri, vanno capiti e affrontati. Anche perché la pazienza dei tifosi è terminata, il mercato non chiama più e quando chiama è lui a non rispondere, nel 2022 poi scadrà il contratto. Le reazioni devono arrivare ora, non poi.