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Berlusconi se la ride: la cessione del Milan gli porta tre grossi vantaggi
«Se potessi, venderei il Milan subito» si era lasciato sfuggire anni fa uno dei vertici della holding, ma a frenare un ragionamento puramente contabile c’erano le ragioni del cuore e per questo, dicono, Marina Berlusconi, la figlia di Silvio che regge le sorti dell’impero, ha sempre lasciato al padre ogni decisione sul Milan.
Placato l’animo e messa via la comprensibile commozione, in Via Paleocapa hanno preso in mano la calcolatrice: la vendita del club porta un triplo vantaggio. Dal bilancio spariscono 220 milioni di debiti; negli anni futuri non ci saranno più le perdite in conto economico; e il tesoretto della liquidità sale a 450 milioni. Dell’esborso complessivo di 830 milioni pagato dai cinesi, tolto l’accollo del debito, a Fininvest sono entrati 610 milioni (in realtà 490 al netto delle caparre versate).
A fine del 2015 (ultimo dato di bilancio disponibile), la Fininvest dichiarava 330 milioni di liquidità netta (ossia al netto dei debiti bancari): nel corso del 2016, però, la holding ha speso circa 200 milioni per compare azioni Mediaset nel braccio di ferro contro Vincent Bolloré che ha tentato la scalata al colosso tv (ed è arrivato al 29,9%); e in più ha dovuto spesare il pagamento dei dividendi alla famiglia.
L’incasso rossonero servirà dunque anche a rimpinguare i forzieri: i 450 milioni di posizione finanziaria netta sono un bel regalo con Mediaset che annuncerà un 2016 in profondo rosso (forse più di 100 milioni) e quindi niente dividendi; con Mondadori tornata sì all’utile, ma che potrebbe non pagare cedole (d’altronde non lo fa da 10 anni). A corto di dividendi dalle controllate (tranne Mediolanum che invece lo ha pure alzato), ecco che l’introito del Milan compenserà e la famiglia (Silvio e i suoi cinque figli) potrà avere il suo assegno.