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  • Berlusconi-Thohir: pochi soldi, zero idee

    Berlusconi-Thohir: pochi soldi, zero idee

    • ADG
    "Se Atene piange, Sparta non ride", questo è stato il refrain della giornata milanese di ieri. Il 7 dicembre per i meneghini ha sempre avuto una connotazione di festa: Sant'Ambrogio, o Sant'Ambroeus, patrono della città, le feste imminenti, la prima alla Scala e due squadre, Milan e Inter, che di solito erano lassù, a giocarsi lo Scudetto. Un' atmosfera che da qualche anno non è più la stessa: e probabilmente questo 7 dicembre 2014 verrà ricordato come uno dei punti più bassi della recente storia del duo rossonerazzurro. Due brutte sconfitte, contro Genoa e Udinese, per le modalità e l'incapacità di proporre, oltre che un progetto tecnico vincente, anche la benchè minima idea di gioco. Questa volta però non basta la scusa dei pochi investimenti, legati alle ristrettezze economiche nelle quali si trovano attualmente i patron dei due club: Berlusconi ha chiuso da qualche tempo i cordoni della saccoccia, e non pare volerli riaprire. Più concentrato in questo momento sul progetto stadio e sulle visite del venerdì a Milanello, nelle quali, come in un film noir retrò malinconico, tenta di comportarsi allo stesso modo di quando il Milan dominava in Europa, ora che i rossoneri sono a malapena settimi in Serie A. Thohir, appena arrivato nel panorama del calcio italiano, ha forse già fatto in tempo a pentirsi di aver comprato l'Inter: tanti debiti, ancor più problemi, poche possibilità di investire nel mercato e una lontananza fisica dal club che non aiuta.

    POCHI SOLDI, IDEE ANCORA MENO - Analizzate tutte le possibili scusanti di una situazione che sta diventando grottesca (Milano, che una volta dominava nel mondo, è ormai la quarta città d'Italia per numero di punti conquistati, dietro a Roma, Genova e Torino), bisogna però evidenziare le scelte errate da un punto di vista del progetto tecnico e societario: tanti acquisti inutili, sovrapagati e spocchiosi, allenatori messi li per convenienza e non per merito, settori giovanili che non producono più uno starccio di campione. Moratti e Berlusconi hanno speso più di 3 miliardi di euro per le loro creature: adesso il primo non c'è più, il secondo sì ma in stato di evidente stanchezza e confusione. Le due milanesi non sono riuscite a cambiare la propria natura: sono nella situazione di due nobildonne ormai in decadenza, impolverate e fuori moda, che tentano di ricordare i fasti del passato. Sparita la possibilità di comprare i calciatori più costosi e più bravi, nessuno è stato in grado di scoprire il campione a costo ridotto, nessuno ha avuto l'intuizione giusta, nessuno è stato in grado di scovare la perla nel fango.

    EMPOLI, SASSUOLO, GENOA: MODELLI DA SEGUIRE - Sorge spontaneo allora un paragone con tre matricole del nostro campionato: Empoli, Sassuolo e Genoa, tre squadre che in maniera diversa tra di loro stanno illuminando la nostra massima serie. Società con un progetto, allenatori con un'impronta di gioco e tante idee: l'Empoli si basa molto sul proprio settore giovanile e sui prestiti giovani dalle big, non avendo tanti soldi da spendere. Giocatori come Rugani, Barba, Valdifiori, Pucciarelli, sconosciuti fino a qualche mese fa, stanno facendo fare il salto di qualità al team di Sarri, allenatore molto preparato, di poche parole ma di grande intelletto. Il Sassuolo punta su giovani giocatori italiani amalgamati con qualcuno con un po' più di esperienza dall'ottimo Di Francesco, zemaniano doc che gioca sempre per vincere. Gli stranieri sono pochi, ma buoni (vedi Vrsaljko, uno dei migliori esterni del nostro campionato, seguito proprio dalle milanesi quest'estate). Infine il Genoa, il vero miracolo sportivo di questa stagione: Gasperini è un maestro di questo sport, che ha trovato a Genova il suo piccolo mondo felice. Gli interpreti sono ottimi, ma sorge spontanea una domanda: gente come Perotti, pagato 500mila euro da Preziosi e diventato uno dei migliori esterni del campionato, perchè non è stata portata a Milano? Questo significa che la negligenza e l'incapacità sono state più influenti della mancanza di fondi, vista e considerata le situazione attuale: e nel giorno dell'Immacolata, a Milano, non resta che leccarsi le ferite, in prospettiva di un 2015 che appare pieno di ombre, più che di luci.
     

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