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    Bergamo capitale del calcio italiano! La Lazio non si scansa, ma non serve: nessuno può fermare questa Atalanta

    Bergamo capitale del calcio italiano! La Lazio non si scansa, ma non serve: nessuno può fermare questa Atalanta

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Non c'è squadra oggi in Italia che giochi, segni e vinca come l'Atalanta.

    Non c'è squadra, tra quelle che inseguono un posto Champions, che lo meriti come quella di Gasperini.

    Non c'è squadra, nemmeno l'Inter, adesso terza e con un solo punto di vantaggio, che non possa temere questa banda di guastatori capaci di sabotare ogni certezza.

    La vittoria all’Olimpico contro la Lazio è apparsa come la logica conseguenza di una superiorità perentoria, solo ingigantita dagli errori del difensore biancocelste Wallace che, di fatto, ha solo anticipato un esito scontato.

    Neppure l'iniziale vantaggio di Parolo poteva portare fuori strada. La Lazio è passata su un'esitazione collettiva, cui non sono stati estranei Freuler, Masiello e il portiere Gollini, ma si è capito subito che si trattava di un mero incidente di percorso, una foratura da rattoppare in pochi minuti. Infatti, in meno di venti, cioè dal 3’ al 22’, l’Atalanta ha ripreso la partita e poi le è saltata in groppa. Se il pareggio è stato raggiunto da Zapata su occasionale conclusione di Freuler (prima il malcapitato Wallace aveva respinto il tiro di Gomez), il raddoppio sarebbe stato possibile con Ilicic, meno brillante del soliito, che invece ha chiuso di poco a lato in diagonale.

    E l’avvio di ripresa ha confermato che la Lazio non c’era più, mentre l’Atalanta proiettava l’ombra della sua grandezza nella metacampo avversaria. Non erano passati nemmeno trenta secondi che sempre Ilicic, questa volta sul destro, il piede meno fornito, ha chiamato alla ribattuta Strakosha. Ma era pur sempre una questione di minuti. Poco dopo che Simone Inzaghi aveva sostituito Caicedo con Correa, Wallace commetteva il più grave errore della sua infausta partita. Piantato poco fuori dalla sua area il difensore brasiliano in possesso di palla è stato intercettato dalla pressione individuale di Gomez che, dopo avergli rapinato la sfera, è volato in area, ha resistito alla tentazione di tirare da posizione defilata, offrendo alla fine un assist prelibato a Castagne che arrivava dall’altra parte. Tiro radente e partita orientata.

    La Lazio, che nonostante l’impresa di domenica scorsa in casa della Sampdoria, è vuota come un guscio di noce, si è dissolta. La palla è sembrata pesantissima, le linee di passaggio tutte occultate, le occasioni inesistenti. Una cosa però va chiarita: al contrario di quanto insinuato dal presunto Lord Ranieri, la Lazio non si è scansata. Ha solo fatto quel che poteva. Poco, pochissimo di fronte ad un’Atalanta irresistibile per chiunque. Simone Inzaghi, che aveva cominciato con il 3-5-2, ha chiuso con un 4-3-3 che ha solo finito per allungare la squadra, anche perchè era uscito Lucas Leiva l'unico, insieme a Parolo, a poter dare equilibrio al centrocampo. Dall'altra parte il solito meccanismo ad orologeria: 3-4-3 con grande partecipazione offensiva, linee poco o per nulla statiche, velocità di esecuzione, letale (per gli avversari) occupazione degli spazi.

    Il terzo gol è venuto da un angolo (Gomez) trasformato in autorete dal solito Wallace che, nel tentativo di anticipare Djimsiti, ha messo alle spalle di Strakosha. Nello sprint Champions l’Atalanta, adesso più che mai, è padrona del suo destino. Nessuno potrà raggiungerla (anzi, magari supererà l’Inter) se batterà Genoa e Sassuolo in casa e la Juve a Torino. Quest'ultimo è il compito più difficile, anche se va ricordato che all'andata finì 2-2 e in Coppa Italia 3-0 per i bergamaschi (ma entrambe le volte giocavano in casa). Fra dieci giorni Lazio e Atalanta si rivedranno all’Olimpico per la finale di Coppa Italia. Oggi come oggi non ci sarebbe partita, ma è chiaro che questa volta le motivazioni della Lazio, attardatissima nella corsa all'Europa, erano più flebili rispetto all'avversario. Perciò non commetterò l'errore di considerare spacciata fin da ora la squadra di Inzaghi. Se però a determinare il risultato sarà il gioco e non le increspature emotive o gli strappi prodotti dalla tensione della gara unica, l'Atalanta partirà favorita. Corre il doppio di qualsiasi avversario, sbaglia pochissimi passaggi, ha segnato più della Juve. Il calcio in Italia ha Bergamo per capitale.

    IL TABELLINO

    Lazio-Atalanta 1-3 (primo tempo 1-1)


    Marcatori: 3' p.t. Parolo (L), 22' p.t. Zapata (A), 13' s.t. Castagne (A), 31' s.t. aut. Wallace (L)

    Assist: 3' p.t. Caicedo (L), 22' p.t. Freuler (A), 13' s.t. Gomez (A)

    Lazio (3-5-2): Strakosha; Wallace, Acerbi, Bastos (33' s.t. Neto); Romulo, Parolo, Lucas Leiva (33' s.t. Badelj), Luis Alberto, Marusic; Immobile, Caicedo (10' s.t. Correa). All. Inzaghi.
     
    Atalanta (3-4-1-2): Gollini; Djimsiti, Palomino (1' s.t. Mancini), Masiello; Hateboer, de Roon, Freuler (41' s.t. Pessina), Castagne; Gomez; Ilicic (19' s.t. Pasalic), Zapata. All. Gasperini.

    Arbitro: Calvarese di Teramo (Carbone, Peretti; Manganiello)

    Ammoniti: 26' p.t. Bastos (L), 36' p.t. Masiello (A), 41' p.t. Caicedo (L), 15' s.t. Lucas Leiva (L), 38' s.t. Mancini (A), 42' s.t. Correa (L)

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