Bentornato all'Alaves, il piccolo club basco che ci regalò la finale di Coppa Uefa più bella di sempre
Nella strada verso la finale, i baschi avevano eliminato una dopo l'altra Gaziantepspor, Lillestrom, Rosenborg, Rayo Vallecano e Kaiserslautern. Senza dimenticare la clamorosa vittoria a San Siro contro l'Inter, che non perdeva a Milano contro una squadra spagnola da 42 anni. L'ultimo ostacolo verso la coppa vestiva la maglietta rossa del Liverpool. Si arrivò così allo scontro tra la squadra che non aveva mai messo piede in Europa contro una delle regine del calcio europeo. La condizione ideale per entrare nel mito. La partita che andò in scena al Westfalen stadio di Dortmund meriterebbe di essere raccontata in una puntata di "Sfide". Nel Liverpool, allenato da Houllier, c'erano Owen, Gerrard e Fowler, mentre i baschi, guidati dal semi sconosciuto José Manuel Esnal, contavano sul bomber Javi Moreno, scartato dal Barcellona, e su Jordi Cruyff, desideroso di alzare una coppa 28 anni dopo suo padre Johan. Al novantesimo finì 4 a 4, ma uno sciagurato autogol nei supplementari regalò il trofeo agli inglesi.
Qualcuno, ancora oggi, la considera la più bella finale di una Coppa europea. Anche se fu decisa da un Golden gol, quello sì, considerato all'unanimità una delle regole più crudeli della storia del calcio (in caso di parità ai supplementari, vinceva chi segnava per primo). Così, per uno strano scherzo del destino, l'Alaves fu privato della coppa da quegli stessi inglesi che 80 anni prima avevano fondato il club dandogli il nome - ben poco iberico - di Sport Friends. Nonostante quella sconfitta, però, al ritorno in patria i giocatori trovarono più di mille tifosi all'aeroporto. Uno di loro reggeva uno striscione su cui c'era scritta una sola, ma efficace, parola: "Gracias".