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Beneventomania: la Strega in edizione vorrei ma non posso
Questo nonostante si siano presentati all'appuntamento in condizioni di emergenza (per via delle assenze, ma pure per un mercato che stenta a decollare), e con tanti elementi all'esordio assoluto. Per molti degli undici scesi in campo dal primo minuto, infatti, quello di 'Marassi' era un appuntamento al buio. Certo, qualcuno di loro aveva già messo i piedi in Serie A, ma per la maggioranza degli uomini scelti da Baroni si trattava di una prima recita da brividi sul palcoscenico più ambito e più importante. Sono stati bravi, una volta accarezzata l'erba dello stadio di Genova, a far scivolare l'emozione dei primi attimi, a far vedere di che pasta sono fatti, a metter paura alla Sampdoria e a meritarsi gli applausi di uno stadio intero, pur uscendo dal campo sconfitti.
La sensazione di aver destato una buona impressione c'è, accompagnata pure dalla consapevolezza di aver affrontato un avversario di differente statura. E la percezione che si è cristallizzata negli occhi del popolo sannita è che era obiettivamente difficile fare meglio, era impossibile chiedere di più a questi ragazzi. Sarebbe servito un altro peso specifico, sia in termini di qualità che di esperienza, per provare a riscrivere la storia di una partita che il Benevento ha condotto per larghi tratti, finendo per pagare a caro prezzo quelle ingenuità che in Serie A nessuno ti perdona.
Peccati di inesperienza, appunto, che fanno capire, ancora una volta, che per conservare questa categoria è necessario alzare l'asticella. Il cartello 'Lavori in corso' va rimosso al più presto: servono innesti, bisogna assemblare meglio questa squadra perché, così come è stata costruita, non riuscirà a salvarsi. Bisogna dare a Baroni gli strumenti giusti per fabbricare l'impresa e per non diventare una squadra dalla formula vorrei, ma non posso.