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    Beneventomania: il riscatto o la paura

    Beneventomania: il riscatto o la paura

    • Massimiliano Mogavero
    Il Benevento ama complicarsi la vita. Ormai è  un dato di fatto e la gara di ieri con la Lazio sintetizza perfettamente il concetto, con la squadra di Pippo Inzaghi che ha iniziato a giocare solo quando le cose erano compromesse. Non è una scelta, sia chiaro, ma il segnale evidente che la formazione giallorossa riesce a dare il meglio di sé solo quando non ha nulla da perdere, finendo per venir meno invece quando ha la possibilità di chiudere i giochi salvezza. Il rendimento delle ultime settimane, da questo punto di vista, è emblematico visto che la Strega è riuscita nella storica impresa di imporsi a Torino contro la Juventus, ma anche di fallire nel doppio turno casalingo con Parma e Sassuolo le occasioni per regalarsi un finale di campionato più tranquillo.

    Ci sarà da soffrire ancora, perché il vantaggio di cinque punti sul terzultimo posto resta margine importante, ma non del tutto rassicurante. Soprattutto in considerazione del fatto che la zona salvezza rimane piuttosto affollata, nonostante manchino solo sette giornate alla fine della stagione, e che da giocare ci sono diversi scontri diretti determinanti. A partire da quello di mercoledì sera, quando il Benevento sarà impegnato sul campo di un Genoa che con la cura Ballardini si è messo a debita distanza dalla zona pericolo, ma che comunque deve continuare a sgomitare nel gruppone che sta affrontando l'affollatissima volata finale. A 'Marassi' la Strega si gioca molto e dovrà farlo con un atteggiamento diverso rispetto a quello con cui ha affrontato gli ultimi scontri diretti. 

    Con idee chiare, innanzitutto. Quelle di Inzaghi ultimamente sono apparse rare e confuse, probabilmente annebbiate da un'inedita abbondanza di uomini e di scelte tattiche. La disponibilità di tutta la rosa (o quasi) ha finito per mandare in confusione il tecnico giallorosso che non ha più una linea da seguire: sta alternando moduli e interpreti, senza riuscire a ricavare granché di positivo. Contro Parma e Sassuolo, che erano gare da provare a vincere, l'allenatore piacentino ha optato per il conservativo 3-5-2; contro la Lazio, sfida in cui bisognava cercare di limitare i danni e ridurre gli spazi a disposizione degli avversari, ha invece optato per un assetto più votato all'attacco, con tre attaccanti mandati in campo contemporaneamente. Per non parlare della scelta degli uomini: elementi come Viola e Caldirola sono finiti in disparte dopo l'ottima prova offerta con la Juventus, ma nel secondo tempo del match dell'Olimpico hanno dimostrato di poter dare ancora tanto a questa squadra. Segnali che Pippo dovrebbe raccogliere per evitare di rischiare ciò che sembrava impossibile

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