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Beneventomania: il dovere di non accontentarsi, l'obbligo di sentirsi delusi
Indipendentemente da come la si pensi, il dato certo è che il rapporto tra volume di gioco e produttività è stato sproporzionatissimo, cosa che mette in evidenza (ancora una volta) un eccesso di prodigalità dell'undici sannita che, a lungo andare, rischia di diventare peccato mortale. È mancato l'uomo capace di trasformare il dominio in concretezza, le occasioni in gol; sono mancate la lucidità e la necessaria freddezza negli ultimi sedici metri, ossia ciò che molto spesso segna la differenza tra giocare bene e vincere. E allora, se è naturale che la quota di rabbia sia piuttosto elevata per un ko immeritato, è altrettanto naturale che i fotogrammi del 'Mapei Stadium' vadano conservati per capire cosa correggere. Perché il Benevento che costruisce è arrembante e piacevole da vedere; quello che deve finalizzare, invece, troppo spesso finisce per perdersi sul più bello. E, allora, guai a sentirsi soddisfatti per quella che è una prestazione a metà: è mancato il gol e non è poco.