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Beneventomania: De Zerbi, falsa partenza
Sarebbe stato l'unico segnale positivo, un brodino buono per riscaldare lo stomaco di chi è a digiuno di punti da oltre due mesi. Invece, niente. Invece, a Cagliari si è chiuso un altro capitolo amaro per il Benevento, forse più amaro degli altri, visto che il primo punto gli è stato sfilato di tasca un attimo dopo averlo ghermito. Solo sfortuna? No, non è solo sfortuna. Se la formazione sannita non è riuscita a interrompere la sequenza dolorosa è soprattutto per propri demeriti. Innanzitutto per come ha gestito quei 60 secondi finali, ma pure per la condotta di gara generale.
E qua subentrano le scelte azzardate di De Zerbi. A partire da un modulo, il 3-4-2-1, che ha costretto diversi elementi a giocare in posizioni o a interpretare ruoli che mal si sposano con le proprie caratteristiche: Djimsiti ad attivare la costruzione bassa, Di Chiara marcatore nella difesa a tre, Chibsah a provare a dare ordine alla manovra, Memushaj spaesato nell'inedito ruolo di trequartista. Scelte azzardate che non hanno pagato, anzi probabilmente hanno finito per incrostare ulteriormente gli esiti del gioco e lo sviluppo della manovra. Perché, a parte l'insistita propensione al possesso palla, il gioco è stato scontato, i sussulti inesistenti e, di conseguenza, pure le occasioni da gol. Certo, De Zerbi ha l'attenuante di aver avuto a disposizione un allenamento e mezzo per preparare la partita, ma proprio per il pochissimo tempo su cui ha potuto contare, non sarebbe stato meglio scegliere, almeno per la delicata gara di Cagliari, la strada della continuità tattica? Perché rivoluzionare tutto in 24 ore? Sia chiara una cosa: per salvarsi, questa squadra non ha bisogno di maghi, ma solo di allenatori che mettano i giocatori al posto giusto. Senza inventarsi nulla, possibilmente.