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Beneventomania: andarci vicino conta solo a bocce
È ciò che è accaduto al Benevento, a cui non è servito nemmeno un episodio favorevole per invertire il trend di un'annata incredibilmente avara di soddisfazioni. Niente da fare, nemmeno il colpo di genio del proprio portiere è riuscito a destare questa squadra dal torpore. Tutt'altro, perché a Udine si è rivista una formazione in balia del vento e degli eventi, che oltre a dover fare i conti con limiti tecnici, tattici e caratteriali, deve aver pure smarrito la capacità di analisi e autocritica.
Sì, perché non si può recriminare per le tante occasioni avute a risultato praticamente già acquisito; non ci si può rammaricare per un predominio territoriale nemmeno così netto se poi si è incapaci di trasformarlo in pericolosità offensiva; non si può maledire la cattiva sorte se nei momenti decisivi delle partite non si è in grado di prendere il comando delle operazioni e se in quelli critici si assume un atteggiamento passivo e dimesso. Non ci si può nemmeno aggrappare ai numeri, alle statistiche, ai dati, almeno non di fronte alla quindicesima sconfitta rimediata in 16 giornate e a una classifica che più tormentata non potrebbe essere. Andarci vicino conta solo a bocce, questo dovrebbe esser chiaro a dirigenti, allenatori e giocatori. Nel calcio servono i punti e di quelli, purtroppo, il Benevento ne ha conquistato solo uno, in maniera peraltro rocambolesca. Il resto sono chiacchiere.