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Beneventomania: anatomia di una squadra perdente
Mali della stagione che sono tutti condensati nei 90 minuti disputati col Cagliari: l'incapacità di trasformare in occasioni da gol la gran mole di gioco prodotta e quella di capitalizzare le poche opportunità capitate nel corso della partita; l'ansia nel difendersi sui calci piazzati; l'ennesimo gol subito di testa (fanno 14) e soprattutto la scarsa lucidità nella gestione delle fasi conclusive di ogni incontro. Un dato allarmante, quest'ultimo: basti pensare che, nei minuti di recupero, il Benevento ha buttato via sette punti. Un'enormità per una squadra che ne ha conquistati dieci in tutto il campionato e che, senza le reti subite al fotofinish, probabilmente sarebbe ancora in corsa per non retrocedere.
Davanti a questa situazione, mandare al diavolo l'arbitro e chi lo assiste per l'ennesimo torto (il riferimento è alla mancata espulsione di Castan) risulta francamente riduttivo. È sempre bene farsi un profondo esami di coscienza, perché il Benevento è stato il solito Benevento e la sconfitta non è stata altro che la cartina al tornasole di una stagione balorda, di un'annata bestiale condotta da una squadra che ha dimostrato di essere perdente nell'anima.