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  • Bell e il sogno Inter:| 'In futuro chissà...'

    Bell e il sogno Inter:| 'In futuro chissà...'

    Nell’aprile 2010, i mass-media avevano dato un po’ troppo frettolosamente la notizia dell’ingaggio da parte dell’Internazionale FC del promettente centrale difensivo tedesco Stefan Bell, classe ’91 in forza al Mainz.

    In realtà, come ben sappiamo l’affare non è andato affatto in porto, ed il giovane Stefan sta disputando la stagione 2010-2011 in prestito al Monaco 1860, rivelandosi per giunta come uno dei migliori giocatori della Zweite Liga. All’inizio del nuovo anno i rumors di mercato sono tornati a farsi sentire, con l’ennesima indiscrezione sui nerazzurri, stavolta intenzionati a bloccare il talento teutonico in cooperazione con il Genoa, dopo la soddisfacente operazione-Ranocchia. Eppure, secondo alcune fonti tedesche, sulle tracce del richiestissimo difensore sembra essersi inserita prepotentemente anche l’Udinese; qual è la verità?

    Alla luce delle errate notizie date nella scorsa primavera, e consigliando nel frattempo maggior prudenza agli “esperti di calciomercato” in giro per il Vecchio Continente, siamo andati a conoscere meglio l’ambizioso Bell, un ragazzo intelligente e disponibile, che ha deciso di accettare con cordialità le nostre domande.

     
    Allora Stefan, non c’è che dire: le tue prestazioni non passano certo inosservate… Sei alla tua prima stagione da titolare, eppure già da un paio d’anni puoi vantare una bella lista di estimatori.
     
    Eh già, almeno stando a quanto raccontano in giro… Ma a me piace star concentrato sul presente, e vivere la mia carriera giorno per giorno. Le parole, di solito, mi scivolano addosso, nel bene come nel male.
     
    Atteggiamento più che condivisibile.
    In ogni caso, il campionato sta confermando tutti i report entusiastici sul tuo conto, o sbaglio?
     
    Beh, intanto ti ringrazio. In effetti, dal punto di vista personale non posso lamentarmi, sto facendo buoni progressi e questa esperienza in prestito nella Seconda Divisione si sta rivelando un bel banco di prova, anche perché il livello non è affatto basso come si potrebbe pensare preventivamente; tanti buoni giocatori da affrontare, e squadre attrezzate come Hertha Berlino, FC Augsburg, SpVgg Greuther Fürth, Bochum e Erzgebirge Aue. La Zweite Liga è una categoria molto ostica e scorbutica, ed ottenere risultati non è facile, credimi.
     
    La tua squadra è la prova lampante di ciò che stai dicendo; dopo un buon inizio, vi siete un po’ arenati lungo il percorso.
     
    Sì, infatti, è proprio così. Nella prima parte della stagione ci siamo comportati molto bene, dopo la sconfitta 2-3 in casa del Bochum all’esordio abbiamo reagito con personalità, battendo con merito il VfL Osnabrück (3-1) ed ottenendo una bella doppia vittoria in trasferta sia contro il Fortuna Düsseldorf (2-1) che in casa dell’Augsburg (ancora 2-1), in seguito all’altra battuta d’arresto sul difficile campo del MSV Duisburg (1-2, doppietta decisiva di Srđan Baljak, ndr) alla terza.
     
    Il tuo esordio è arrivato proprio alla seconda giornata, in quel match che hai citato all’Allianz Arena contro il VfL Osnabrück, il 29 agosto 2010.
     
    Già, una grande emozione per me. All’inizio siamo partiti un po’ contratti, anche a causa della sconfitta nel match precedente, e le gambe erano ancora un po’ imballate in virtù dell’intensa preparazione estiva. Io stesso ho pagato lo scotto dell’eccessivo nervosismo “conquistandomi”, se così si puo’ dire, un evitabile cartellino giallo dopo soli trentadue minuti di gioco. Ad ogni modo, i gol di Djordje Rakic tra l’11’ e il 35’ ci hanno letteralmente sbloccati, mentre anch’io cominciavo a prendere confidenza con il modulo di mister Reiner Maurer dopo il loro momentaneo pareggio, firmato da Nils Hansen al ventottesimo. Alla fine abbiamo legittimato il punteggio, ed è stato molto bello cominciare la mia avventura con quella partita.
     
    Dopo solo un mese, è arrivata la tua prima firma sul tabellino dei marcatori, con la specialità della casa: un imperioso stacco aereo.
     
    Il 26 settembre, per l’esattezza, e proprio in quella trasferta di cui ti parlavo prima, quando siamo andati a vincere all’Impuls Arena di Augsburg. Fantastico soprattutto perché è stato il gol-vittoria, siglato sfruttando al 71’ il cross di Benjamin Lauth, dopo che Traoré aveva riacciuffato la parità per loro otto minuti successivi alla rete di Stefan Aigner. Il mio pezzo forte? Beh sì, cerco di sfruttare le mie doti fisiche (192x86, ndr) al meglio nei calci piazzati, ogni volta che posso mi spingo in avanti per provare a segnare. L’altro mio gol in campionato è arrivato proprio così, in casa contro il FSV Frankfurt, schiacciando di testa al 52’ una bella punizione tagliata di Alexander Ludwig, il 21 novembre davanti al nostro pubblico. Purtroppo, in quel caso è arrivato solo un pareggio, dato che ci siamo fatti rimontare ingenuamente tra il 58’ e il 72’, proprio mentre conducevamo senza particolari patemi per 3-1: che peccato!
    Quel mancato successo ci ha condizionato parecchio, nel prosieguo della stagione.
     
    Fiuto del gol in situazioni di palla inattiva, ma anche una buona predisposizione alla costruzione della manovra. Da semplici osservatori, abbiamo molto apprezzato infatti la tua prestazione
    in Karlsruher–Monaco 1860 2-4 del 30 ottobre al Wildparkstadion, quando hai servito due assist in cinque minuti per i compagni d’attacco.
     
    Grazie mille! Hai ragione, quella forse è stata in assoluto la mia miglior partita stagionale, anche per il prestigio della vittoria ed il risultato sonante ottenuto. Il primo passaggio l’ho fatto al 55’ per il momentaneo 0-2 firmato dal mio collega di reparto Bülow, mentre al 60’ sono riuscito a smarcare Lauth in area di rigore. Mi piace molto provare a dare il mio contributo per sviluppare il gioco della mia squadra sin dalle retrovie, è sempre importante avere un buon piede e cercare di non spazzare sempre via il pallone, come i difensori di una volta. Nel calcio moderno, anche i componenti del pacchetto arretrato devono sviluppare visione di gioco e un tocco discretamente morbido, motivo per cui cerco di esercitarmi con profitto in allenamento. E’ sempre una grande soddisfazione riuscire a mandare in rete un tuo compagno, vedere la sua gioia e riceverne i ringraziamenti è davvero una sensazione fantastica; non sono un regista, ma quando posso ci provo… anzi, spero di farne ancora molti in futuro.
     
    Intanto, un altro nel carniere sei riuscito a metterlo, servendo ancora Lauth in una partita ben più sfortunata…
     
    Eh sì, quello è un ricordo molto più amaro: lo scorso 15 gennaio in casa col Bochum, al 72’ ho ispirato il destro di Benjamin per un illusorio pareggio, prima che Aydin e Dabrowski ci castigassero tra il 78’ e l’83.
    Il 2011 è stato molto negativo, è per questo che ti parlavo prima di una lunga flessione che abbiamo patito in questa seconda parte di campionato. Dopo quell’infausto match, infatti, siamo riusciti a far bottino pieno solo nelle trasferte contro il “solito” VfL Osnabrück e l’1.FC Union Berlino (1-0 in entrambe le occasioni, ndr), raccogliendo due sconfitte e tre pareggi: un magro bilancio, purtroppo, inutile nasconderlo.
     
    Attualmente occupate la decima casella in classifica, distanti dodici punti dal terzo posto. Potremmo sintetizzare i motivi analizzando una difesa accorta a fronte di un attacco spuntato?
     
    Esattamente. Beh, la promozione in Bundesliga è ovviamente un miraggio, come dicevamo prima ci sono squadre molto più compatte e profonde nel roster, soprattutto sul versante offensivo. Pensa che abbiamo perso relativamente poco in campionato (9 vittorie – 9 pareggi – 7 sconfitte, ndr), solo due volte in più dell’attuale leader della graduatoria (l’Hertha Berlino, 5 partite perse), ed inseguiamo ad una lunghezza di distanza il Fortuna Düsseldorf, battuta addirittura 12 volte nel corso della stagione; sfortunatamente, spesso non siamo riusciti a concretizzare nei match più equilibrati, laddove serve estrarre dal cilindro la fantomatica “giocata giusta” per aver ragione dell’avversario, accusando una sterilità realizzativa francamente preoccupante. In soldoni, abbiamo segnato appena 28 reti in 25 giornate, subendone allo stesso tempo solo 26.
    La quinta miglior difesa del torneo, ma purtroppo anche il quinto peggior attacco: direi che i numeri dicano tutto, più di qualsiasi tentativo d’analisi tecnico/tattica. Ad ogni modo non dobbiamo demotivarci, il nostro obiettivo è cercare di chiudere degnamente il torneo, dopo il pareggio casalingo di venerdì scorso contro il Rot-Weiß Oberhausen (1-1) domenica affronteremo un’insidiosa trasferta sul campo dell’Arminia Bielefeld, fanalino di coda e ormai forse spacciato riguardo la retrocessione; dobbiamo comunque stare attenti al loro orgoglio, dimostrando maturità e rilanciandoci con una bella vittoria per provare a risalire la classifica e scalare qualche posizione, magari più consona e degna delle nostre prestazioni complessive.
     
    Il tuo contributo alla solidità difensiva è stato piuttosto evidente. Come ti sei trovato a giocare con colleghi di reparto esperti come l’estremo difensore magiaro Gabor Kiraly, e i tuoi partner centrali Stefan Buck
    e Kai Bülow?
     
    Molto bene, davvero. E’ indubbio che avere la possibilità di stare in campo con compagni così smaliziati, protagonisti da anni sui campi tedeschi, è stato un vantaggio non indifferente per la mia graduale crescita, anche perché mi hanno fatto sentire sin da subito parte integrante del gruppo, nonostante fossi un giovane in prestito appartenente ad un altro club. Inoltre, puoi imparare qualcosa da loro quotidianamente, sia in allenamento che nei comportamenti fuori dal rettangolo verde, confrontarti con persone mature e professionali è un’occasione di crescita interiore che devi saper cogliere, ed io ho cercato di farlo con tutta l’umiltà e l’abnegazione di cui sono capace.
     
    I tuoi modelli “esterni”? Sai che molti appassionati cercano subito di inquadrare preventivamente un talento, etichettandolo con l’antipatica dicitura “il nuovo…”. A noi non piace affatto questa moda, ma c’è un omologo nel ruolo a cui provi ad ispirarti, nel tuo piccolo?
     
    Sono d’accordo con te, è sempre spiacevole cercare di paragonare ogni giovane promessa che si affaccia all’attenzione generale con un calciatore più famoso ed affermato; a mio avviso, ogni ragazzo deve aver modo di crescere con calma, imparando anche dai propri errori e maturando sul campo, l’unico vero “metro di paragone” a cui devi raffrontarti. Per inciso, io credo che un giocatore possa migliorarsi sempre, anche quando si sente già arrivato; sono fermamente convinto che anche i più grandi campioni traggano insegnamenti da ogni singolo match disputato, anzi, questa è proprio una delle qualità che li contraddistingue e li rende tanto forti. E se stelle già conclamate provano a migliorare il loro modo di giocare e si sforzano di crescere, prova ad immaginare quanto impegno dobbiamo metterci noi, che abbiamo ancora tutto da dimostrare… Per quanto mi riguarda, come ti dicevo poc’anzi mi piace esercitarmi anche in fase di possesso palla, cercando di sviluppare capacità di lettura della partita e soprattutto delle situazioni che si presentano al mio cospetto, una delle doti basilari per diventare un buon difensore. Capire le intenzioni dell’attaccante avversario ed anticiparlo sono qualità davvero fondamentali, possibilmente da amalgamare con una discreta velocità di base, specie nel breve, e la capacità di saper gestire il pallone anche con i piedi, per uscire dai frangenti più ingarbugliati a testa alta e con autorità. In marcatura, cerco di essere il più possibile pulito negli interventi, utilizzando la sfera come punto di riferimento per limitare al massimo i falli o i comportamenti al limite del regolamento. Qualche modello in tal senso? Beh, nel mio ruolo ci sono in giro un bel po’ di grandi interpreti, difficile scegliere qualcuno… i primi due nomi che mi vengono in mente sono quelli di Gerard Piqué del Barcellona e Mats Hummels del Borussia Dortmund, tanto per rimanere nei confini nazionali.
     
    Lo scorso agosto hai prolungato il tuo contratto con il 1.FSV Mainz 05 sino al giugno 2013, mettendo a tacere le rumorose sirene di mercato che ti riguardavano. Come hai vissuto, dalla Baviera, l’ottima Bundesliga del tuo club d’appartenenza, sino a novembre in testa alla Bundesliga 2010-2011 grazie ad interessanti prospetti come André Schurrle, Adam Szalai, Sami Allagui, Lewis Holtby…
     
    Sono stati davvero fantastici, complimenti vivissimi ai miei futuri compagni! La scorsa estate ho lavorato con loro nel ritiro pre-stagionale, ed ero davvero convinto fossero un gruppo giovane ed insidioso anche per avversari molto quotati, ma un rendimento di livello così alto ha sorpreso anche me, e non solo gli addetti ai lavori. Mi piace molto guardare il loro gioco e le loro esibizioni, credo che per buona parte dell’annata hanno sviluppato in assoluto il miglior calcio del campionato, meritandosi sul campo tutti gli elogi più convinti. Sarebbe stupendo riuscire ad ottenere il pass per l’Europa League, mentre sperare in una qualificazione in Champions League puo’ apparire poco realistico, chissà… Dal canto mio, posso solo tifare per loro da lontano, convinto di aver fatto la scelta giusta nel prolungare di un ulteriore biennio il mio contratto con il Mainz: questa società è la piattaforma ideale per me, e potrà rappresentare un bel trampolino di lancio verso il futuro, specie se la dirigenza continuerà a perseguire una politica tanto illuminata sui giovani talenti, affamati di visibilità e dotati di qualità da non sottovalutare.
     
    Sei approdato al ‘Der Karnevalsverein’ di Magonza nel 2007, proveniente dal TuS Mayen e dopo aver militato tra il 2002 e il 2006 nel JSG Rieden/Wehr/Volkesfeld, nei pressi di Andernach, dove sei nato il 24 agosto 1991. Come ti hanno notato i dirigenti dei ‘Die Nullfünfer’?
     
    Le informazioni in tuo possesso sono tutte esatte, complimenti! Com’è nato il loro interesse nei miei confronti? Beh, semplice: a livello giovanile, il TuS Mayen militava nella stessa categoria del Mainz, ed io un bel giorno decisi di segnare una doppietta al mio futuro club… da lì il passo è stato piuttosto breve. Come hai detto giustamente, ho sempre fatto parte di compagini della Renania-Palatinato, la mia stessa città natale appartiene al Landkreis (circondario rurale, ndr) di Mayen-Coblenza. Arrivato al Mainz, durante la trafila-Jugend
    nel 2008-2009 ho collezionato 25 presenze e 3 reti con l’Under 19 in A-Junioren Bundesliga Süd/Südwest, l’anno successivo invece 19/2, ma sono riuscito comunque a fare esperienza nella Regionalliga West, mettendo insieme 3 apparizioni con il Mainz II. E’ importantissimo inserirsi in un team gradualmente, la politica dei piccoli passi è sempre giusta ed oculata verso i giovani, l’importante è sentire la fiducia nei propri confronti, ed il club di Magonza in questo è stato impeccabile.
     
    A proposito di fiducia: senti la pressione delle aspettative nei tuoi confronti? Gli addetti ai lavori ti considerano come uno dei migliori talenti di tutta la Germania, ed addirittura uno dei più forti centrali difensivi Under 20 d’Europa. Come ci si rapporta a simili giudizi?
     
    Ignorandoli allegramente! No, dài, scherzo. E’ chiaro, da un lato fa piacere essere reputati tanto promettenti, ma credimi, nessuno meglio di me sa quanto siano aleatori certi commenti, specie nel vorticoso mondo del calcio. Un giorno sei una stella emergente, l’altro un ragazzo non pronto per il cosiddetto “calcio che conta”, basta un errore o una prestazione un po’ scialba e tutti sono abili a rimangiarsi le proprie opinioni, per quanto inizialmente entusiastiche. Io sono concentrato solo su me stesso, i miei compagni, la mia squadra, i miei piccoli/grandi obiettivi; le chiacchiere proprio non m’interessano, che siano lusinghiere o meno sul mio conto. A me piace giocare a calcio, adoro l’idea di poter avere questa grossa opportunità di misurarmi a livello professionistico, ed essendo molto esigente cerco ogni giorno di migliorarmi, per essere un calciatore sempre più degno e completo. Sono concentrato su troppe problematiche, non ho il tempo di sentire pressioni sulle mie spalle, credimi.
     
    Parole da sottoscrivere in pieno. Ci puoi fornire la tua versione riguardo la trattativa con l’Inter nella scorsa primavera? Sembravi destinato ad arrivare precocemente in Italia.
     
    Eh già, proprio così. Alcuni media, per quanto ne so, mi pare avessero già confermato la mia firma sul contratto, ma non è andata esattamente così. In breve: sono sbarcato in Italia insieme alla mia famiglia e il mio agente per discutere con i dirigenti nerazzurri, i quali non smetterò mai di ringraziare per l’interesse mostrato nei miei confronti. Sarò banale, ma è lapalissiano che essere sul taccuino di un club tanto glorioso è un onore non indifferente, e dunque meritano tanto rispetto e gratitudine da parte mia. Ad ogni modo, dopo un paio di settimane la trattativa non è andata in porto, e credo proprio di aver preso la decisione giusta. Proprio in quei giorni, l’Inter stava vincendo la Champions League, e nella rosa erano presenti fuoriclasse come Walter Samuel, Lucio… Sarebbe stato davvero difficile ritagliarmi uno spazio nella stagione alle porte, ed ho sentito forte il bisogno di dover giocare in questo preciso punto della mia carriera. Per un ragazzo di diciannove anni, avere l’opportunità di esibirsi con continuità è indispensabile, solo affrontando partite di un certo spessore agonistico puoi riuscire a progredire tecnicamente ed allo stesso tempo acquisire l’esperienza necessaria, prima di confrontarti a certi livelli. Sono fermamente convinto che aver giocato in prestito al Monaco 1860 sia stato personalmente più produttivo, per quanto certo non prestigioso come un eventuale militanza nel club campione d’Europa in carica. Nel caso, ci sarà tempo…
     
    Intanto continuerai a restare concentrato sui tuoi obiettivi, no?
     
    Puoi dirlo forte! Il mio più grande sogno è quello di esordire innanzitutto in Bundesliga già dall’anno prossimo, è da bambino che lavoro duramente in allenamento per meritarmi un simile privilegio e calcare quei campi ammirati solo in TV nell’infanzia sarà grandioso. Poi ci sarà da stare in guardia con la Germania Under 21, dato che noi nati nel 1991 abbiamo il dovere di riscattare i nostri colleghi del biennio 89-90, sorprendentemente eliminati dalla Fase Finale degli Europei 2011 nel Gruppo 5 per mano di Repubblica Ceca ed Islanda. E poi… chissà cosa mi riserverà il futuro. Intanto, saluto con affetto i vostri lettori dall’Italia: siete un popolo molto simpatico, e chissà che un giorno non riesca ad assaporare di persona le delizie della vostra cucina...

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