Belingheri: l'insulto di Lotito e lo strabismo del calcio italiano
Passo indietro. Nel tardo pomeriggio di venerdì le agenzie di stampa, dopo averci pensato un bel po', capiscono che le parole di Claudio Lotito su Beppe Marotta, che di mestiere fa solo l'amministratore delegato dela Juventus ("Connun occhio gioca a biliardo e con l'altro mette i punti") sono una notizia e le rilanciano. Sono le 19,21 di venerdì. Sono passate quarantotto ore e immaginerete la raffica di reazioni. Tolti Lazio e Juventus, restano 18 presidenti che avrebbero potuto dire una parola di solidarietà per Marotta - colpito perché strabico - e di condanna per Lotito. Pensa un po', se ne sono dimenticati tutti. Nessuno - nes-su-no - ha trovato modo di fare una dichiarazione, un mezzo post, uno straccio doi tweet per dire a Lotito quel che gli andava detto e cioè che le sue parole sono degne del peggior cafone di borgata.
Questo perché tutti in qualche modo sono "complici" di questa allegra cooprativa dell'insulto libero che s'è insediata a capo del calcio italiano. Dice: però Lotito e Tavecchio vogliono fare le riforme. Peccato che si scordino regolarmente che la prima riforma del calcio italiano sarebbe applicare quel che insegnano in prima asilo: rispetta chi ti sta vicino, se vuoi essere rispettato. Potranno anche fare qualche riforma, questi "strani" personaggi, ma non cambieranno il calcio per davvero lanciando messaggi di così basso profilo. Se i grandi capi hanno insulto libero, cosa potranno pensare di poter fare coloro che osservano? Magari di salutare i tifosi avversari che lasciano la città dopo la partita a colpi di sassi sui bus? Ovvio: ognuno si esprime con i linguaggi che conosce meglio.
Lotito fa sfoggio del suo latino, ma poi dà dello strabico al primo che osa discuterne l'imperio. Altri si mettono trucchi e belletti, ma all'esame di maturità c'è sempre chi trova il modo di farsi riconoscere. E' un calcio indecente e, in un caso come nell'altro, non finiremo mai di dirlo: il problema non sono tanto i "cafoni", ma il silenzio di chi li legittima
Roberto Belingheri
Capo dei servizi sportivi de L'Eco di Bergamo
Editoriale pubblicato oggi a pag.37