Getty Images
Batteremo la Macedonia e sfideremo la Turchia per il Mondiale, ma Mancini è solo e sarebbe l'unico a pagare in caso di flop
Siccome la Nazionale italiana è guidata dal miglior ct possibile, questa sera batterà la Macedonia del Nord e, per andare al Mondiale, si scontrerà con la vincente di Portogallo-Turchia. E a proposito di questa partita, penso che a vincere sarà la Turchia, contro ogni logica previsione. L’Italia che batte la Macedonia è, invece, nell’ordine naturale delle cose. Tuttavia, se dovessi riportare il pronostico al mio personale grado di preoccupazione, non avrei dormito la notte scorsa, né quelle precedenti. Siamo scarichi, le nostre quattro squadre sono uscite tutte dalla Champions, tranne l’Atalanta, retrocessa in Europa League, mentre la Roma ha faticato ad arrivare ai quarti di Conference. Da undici anni non vinciamo un trofeo continentale tranne, ovviamente, il campionato europeo, conquistato proprio con una Nazionale che all’improvviso (vedi le due partite con la Svizzera) ha smesso di segnare i rigori decisivi.
Facciamo gol a fatica, nonostante Ciro Immobile sia il capocannoniere del campionato. Questa sera ci presentiamo con una difesa rabberciata nella quale il solo Bastoni offre garanzie tecniche e tattiche. Per preparare questa prima partita, giocatori e allenatore hanno avuto a disposizione solo mezza giornata perché nessuno in Lega ha accettato di rinviare il turno di campionato che si è disputato nello scorso week-end. La situazione sarebbe grave se non avessimo Roberto Mancini, unico l’estate scorsa a credere nel successo europeo, unico adesso, che pure la nostra partecipazione è in bilico, a dire che andremo al Mondiale per vincerlo. La fiducia e la responsabilità è tutta su di lui, ma il ct non ha paura, anche se sa, nel caso andasse male, che a doversene andare sarà solo lui.
E’ il destino degli allenatori, più di tutti per quelli che hanno allenato l’Italia. Siamo tutti tifosi della Nazionale quando vince, non quando ha bisogno di sostegno. La solitudine di Mancini è certa, nonostante lo stadio della "Favorita" di Palermo trabocchi di calore ed entusiasmo. Il terreno di gioco, fino a qualche mese fa assolutamente indegno, è stato rifatto, è stata concessa la deroga per ospitare spettatori fino al 100 per 100 della capienza, i biglietti sono stati completamente esauriti e l’incitamento non mancherà. Ottimo, ma sarà sufficiente? L’Italia, la nostra Italia, deve battere un avversario che spesso ha dieci uomini dietro la linea della palla e che riparte benissimo. Non è una cenerentola, altrimenti oggi non sarebbe agli spareggi e non avrebbe battuto, nel girone, la Germania per 2-1.
Aggredire la Macedonia del Nord non è solo giusto, ma necessario. Se non lo faremo, lasceremo crescere nei nostri avversari il coraggio e la voglia di provarci. Ora la domanda è una: ritroveremo la capacità di fare pressing come nelle prime gare dell’Europeo? E se sì, quanta autonomia abbiamo per farlo in maniera continuativa? Il centrocampo (Jorginho, Verratti, Barella) è il nostro settore migliore, ma l’interista viene da un periodo controverso. Fossi in Mancini non escluderei di ricorrere a Pellegrini o a Pessina, sempre che la partita lo richieda. In attacco è del tutto controproducente mettere la pressione addosso a Immobile. Sa bene quel che deve fare, ma anche in questo caso ci sono Scamacca e Raspadori pronti a subentrare. Vedere davanti i tre del Sassuolo (Berardi, Scamacca, Raspadori) non è utopia. Anzi, constatate le loro condizioni di forma, avrebbe avuto senso chiedersi se non potessero essere titolari per giocare dall’inizio. Ma Mancini sa che, in campo internazionale, chiunque affronti, l’esperienza diventa saggezza, a meno che non sia conservazione.
Non sono sicuro che tutto finisca entro il novantesimo, vorrei solo evitare i calci di rigore perché, al contrario dell’Europeo, il nostro stato di grazia è finito e dovremmo andare avanti con quel che ci rimane. Non molto, come ho detto. Può averci fatto bene avere messo quattro mesi tra l’ultima partita del girone di qualificazione e questo appuntamento da dentro o fuori, questione di energia e di disponibilità all’esito estremo, ma l’impresa, nel complesso, resta difficile. Ammesso che questa sera battiamo la Macedonia (la fiducia abbatte i miei molti dubbi), avremo la finale in uno stadio tutto contro, come all’Europeo di fronte all’Inghilterra. Per questo sarebbe utile ritrovare quella squadra con quello spirito. Tra poche ore sapremo.
Facciamo gol a fatica, nonostante Ciro Immobile sia il capocannoniere del campionato. Questa sera ci presentiamo con una difesa rabberciata nella quale il solo Bastoni offre garanzie tecniche e tattiche. Per preparare questa prima partita, giocatori e allenatore hanno avuto a disposizione solo mezza giornata perché nessuno in Lega ha accettato di rinviare il turno di campionato che si è disputato nello scorso week-end. La situazione sarebbe grave se non avessimo Roberto Mancini, unico l’estate scorsa a credere nel successo europeo, unico adesso, che pure la nostra partecipazione è in bilico, a dire che andremo al Mondiale per vincerlo. La fiducia e la responsabilità è tutta su di lui, ma il ct non ha paura, anche se sa, nel caso andasse male, che a doversene andare sarà solo lui.
E’ il destino degli allenatori, più di tutti per quelli che hanno allenato l’Italia. Siamo tutti tifosi della Nazionale quando vince, non quando ha bisogno di sostegno. La solitudine di Mancini è certa, nonostante lo stadio della "Favorita" di Palermo trabocchi di calore ed entusiasmo. Il terreno di gioco, fino a qualche mese fa assolutamente indegno, è stato rifatto, è stata concessa la deroga per ospitare spettatori fino al 100 per 100 della capienza, i biglietti sono stati completamente esauriti e l’incitamento non mancherà. Ottimo, ma sarà sufficiente? L’Italia, la nostra Italia, deve battere un avversario che spesso ha dieci uomini dietro la linea della palla e che riparte benissimo. Non è una cenerentola, altrimenti oggi non sarebbe agli spareggi e non avrebbe battuto, nel girone, la Germania per 2-1.
Aggredire la Macedonia del Nord non è solo giusto, ma necessario. Se non lo faremo, lasceremo crescere nei nostri avversari il coraggio e la voglia di provarci. Ora la domanda è una: ritroveremo la capacità di fare pressing come nelle prime gare dell’Europeo? E se sì, quanta autonomia abbiamo per farlo in maniera continuativa? Il centrocampo (Jorginho, Verratti, Barella) è il nostro settore migliore, ma l’interista viene da un periodo controverso. Fossi in Mancini non escluderei di ricorrere a Pellegrini o a Pessina, sempre che la partita lo richieda. In attacco è del tutto controproducente mettere la pressione addosso a Immobile. Sa bene quel che deve fare, ma anche in questo caso ci sono Scamacca e Raspadori pronti a subentrare. Vedere davanti i tre del Sassuolo (Berardi, Scamacca, Raspadori) non è utopia. Anzi, constatate le loro condizioni di forma, avrebbe avuto senso chiedersi se non potessero essere titolari per giocare dall’inizio. Ma Mancini sa che, in campo internazionale, chiunque affronti, l’esperienza diventa saggezza, a meno che non sia conservazione.
Non sono sicuro che tutto finisca entro il novantesimo, vorrei solo evitare i calci di rigore perché, al contrario dell’Europeo, il nostro stato di grazia è finito e dovremmo andare avanti con quel che ci rimane. Non molto, come ho detto. Può averci fatto bene avere messo quattro mesi tra l’ultima partita del girone di qualificazione e questo appuntamento da dentro o fuori, questione di energia e di disponibilità all’esito estremo, ma l’impresa, nel complesso, resta difficile. Ammesso che questa sera battiamo la Macedonia (la fiducia abbatte i miei molti dubbi), avremo la finale in uno stadio tutto contro, come all’Europeo di fronte all’Inghilterra. Per questo sarebbe utile ritrovare quella squadra con quello spirito. Tra poche ore sapremo.