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Battere la Germania non è impossibile: i tedeschi temono il nostro calcio
Prima di tutto perché la Germania sta bene fisicamente, non ha la pancia piena e ha trovato la quadratura del suo gioco con l’inserimento di Gomez al posto di Gotze.
In secondo luogo, perché, al contrario degli spagnoli, i tedeschi ci temono a tal punto da averci studiati con cura e con rigore.
I CAMBIAMENTI - Gotze era un finto centravanti che giocava fuori dall’area per permettere l’inserimento dei trequartisti (Muller, Ozil e Draxler). Gomez, invece, è un centravanti vero (anche se non eccezionale) intorno al quale i tre trovano sponda e riferimento. Spesso basta poco per cambiare faccia ad una squadra e quanto accaduto alla Germania dopo le due partite iniziali (successo sull’Ucraina e pareggio con la Polonia) è sintomatico di come si possano ottimizzare le risorse.
SISTEMA PURO - Tutto ciò premesso, la Germania non è imbattibile. E se è vero che Neuer non ha ancora subito un gol, questo vale anche per Buffon e Chiellini che contro l’Eire non c’erano. Tuttavia è proprio sulla difesa italiana che questa volta dovremo concentrarci. La Germania, infatti, spesso attacca con quattro uomini (i tre della trequarti più Mario Gomez) e questo significa per l’Italia difendere con altrettanti (a sinistra scalerebbe De Sciglio, a destra Florenzi). Ne discende una difesa uomo contro uomo, ovvero a sistema puro, con i rischi conseguenti. Significherebbe non avere elementi a disposizione per la copertura.
INFERIORITA’ NUMERICA - Peggio, naturalmente, andrebbe se dovessimo affrontare un’inferiorità numerica determinata dal movimento dei due terzini esterni Kimmich ed Hector o dagli inserimenti di Khedira. In una situazione del genere, l’Italia ha la possibilità di difendersi se non abbassa troppo la linea e, soprattutto, se torna con quasi tutti gli elementi dietro la linea della palla, in modo da impedire ai tedeschi la costruzione della manovra. In questo, come contro la Spagna, sarà fondamentale il lavoro in fase di non possesso di Eder e di Pellé.
RIPARTENZE E CONTROPIEDE - Chi ha la bontà di leggermi, sa che non mi sono ancora espresso a proposito del “contismo”, ovvero delle nuova corrente di pensiero calcistico ispirata dal nostro c.t. In particolare non mi è ancora chiaro se sia, come sostiene Mario Sconcerti, una rivisitazione in chiave moderna del calcio all’italiana o, al contrario, come dice Conte, un modo di vincere senza affidarsi al contropiede “che io non ho fatto mai, neppure quando allenavo l’Arezzo”.
CALCIO VERTICALE - Eppure il ricorso ad un rapidisssimo calcio verticale si è notato sia con il Belgio, sia con la Spagna. Così come non mi pare estraneo al gioco di Conte l’utilizzazione della ripartenza con uomini veloci e tecnici come Giaccherini ed Eder. Non so, dunque, come chiamare la strategia che l’Italia dovrà sviluppare contro la Germania, ma sono certo, al pari di osservatori più qualificati di me, che gli azzurri possano sfruttare qualche squilibrio degli avversari. Se, infatti, i tedeschi perderanno palla quando stanno attaccando con quattro o sei uomini, ci lasceranno la possibilità di ripartire in campo aperto sfidando appena due difensori, visto che i centrocampisti potrebbero essere tagliati fuori da un lancio profondo, in tutto assai simile ad un’azione di contropiede.
POSSESSO PALLA - Contro la Spagna, e contro ogni previsione, è stata l’Italia a farsi preferire nel possesso palla, determinando un dominio quasi assoluto nella partita. Contro i tedeschi, a mio avviso, non sarà così. Sia perché i calciatori del Bayern sono stati influenzati dal “guardiolismo”, sia perché Loew si è convinto che con il possesso palla si lascia meno campo agli avversari.
Sarà una partita dura, fisica (la Germania è la nazionale che corre di più dopo l’Italia), tattica ed equilibrata. Nulla è escluso, nemmeno vincere dopo 120 minuti e ai calci di rigore.