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    Barimania:| Il patto di ferro biancorosso

    Barimania:| Il patto di ferro biancorosso

    • Davide Lattanzi

    Dialoghi, confronti e duri faccia a faccia. La settimana del Bari è trascorsa all'insegna dell'analisi interna di una crisi di gioco senza precedenti nell'era di Ventura. Il tecnico ha parlato alla squadra, i giocatori hanno parlato tra di loro, i 'senatori' del gruppo hanno sviscerato tutte le problematiche che hanno portato i biancorossi a racimolare tre sconfitte di fila. E soprattutto a registrare uno snaturamento di quel giocattolo che fino a poco tempo fa riceveva lodi e consensi dall’Italia intera.

    Pare che il confronto serrato abbia partorito alcune verità. E cioè che non ci sarebbe alcuna difficoltà di natura fisica. Pare evidente che gente come Alvarez, Donati e Rivas, solo per fare qualche nome, non appaia nel momento di miglior vena. Ma all'interno del clan biancorosso si è radicata la convinzione che lo stento di qualche singolo è determinato dall'appannamento del collettivo. Tesi condivisibile dato che, pur dipendendo da alcuni cardini (Almiron e Barreto su tutti), il Bari in effetti ha sempre dato l'impressione di muoversi come un orologio svizzero nel quale ogni ingranaggio fosse destinato ad una funzione ben precisa.

    L'altro oggetto dell'analisi ha riguardato il modulo. Lo schieramento dei galletti e la loro interpretazione della gara è ormai nota agli avversari che si regolano di conseguenza. Persino le big, di fronte a Gillet e compagni, rinunciano a giocare badando alla copertura degli spazi in cui sono soliti infilarsi i velocisti biancorossi. Il tutto nell'attesa che la difesa pugliese, orfana di Ranocchia e Bonucci, nonché perennemente con gli uomini contati, commetta un errore che, purtroppo, finora è puntualmente avvenuto. Ebbene, l'impressione è che qualche giocatore avverta l'esigenza di un mutamento tattico. Ventura, tuttavia, saggiamente preferisce operare variazioni graduali. Dal canto suo, il tecnico imputa l'empasse ad una diminuzione di lucidità, applicazione mentale e furore agonistico. Su questo tasto ha battuto per spronare i suoi ragazzi. Che, almeno a parole, sembrano aver recepito il messaggio allenandosi con la voglia e l'ardore smarriti, per ritrovare lo spirito dei giorni migliori.

    Se davvero la chiave della crisi è nella testa, non occorrerà attendere troppo per ottenere delle risposte. Domenica arriva l'Udinese: il primo di una serie di scontri diretti che caratterizzeranno il mese di novembre. Gare in cui un approccio sbagliato è inconcepibile. Perciò, adesso ci si attende una prova di carattere, una dimostrazione che il 'patto di ferro' siglato dal gruppo abbia davvero senso. Il Bari contratto e timoroso visto contro Lazio e Fiorentina deve lasciare spazio ad una squadra che, almeno sul piano della grinta e dell'intensità, non dovrà essere seconda a nessuno, come chiunque lotta per tenersi stretta la serie A. La speranza è che tanto basti a ricreare se non proprio il 'Baricellona' dello scorso anno, almeno un complesso in grado di stare alla larga dai guai. Perché la serie A è un bene troppo prezioso per essere nuovamente disperso.

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