Bari, papà Paparesta: 'Mio figlio parla coi fatti'
Fra gli spettatori della tribuna stampa dello stadio ‘Patini’ di Castel di Sangro per il test amichevole di ieri pomeriggio fra Bari e Cassino c’era anche il padre del presidente del Bari Gianluca Paparesta, l’ex arbitro Romeo che ha parlato a calciomercato.com.
Si può dire che con l’acquisto attraverso una cordata russa del club biancorosso pugliese suo figlio Gianluca ha voluto rispondere con i fatti alle accuse e alle parole, spesso anche cattive, spese nei suoi confronti, durante il periodo di Calciopoli?
“Penso che mio figlio ha dato il meglio di sé stesso in questo progetto, ha portato i fatti che sono le cose più importanti nel calcio. Nel giro di due mesi ha riorganizzato completamente un’attività che sembrava paralizzata, ha tentato di far ricreare un settore giovanile che era scomparso, ha scelto uomini giusti, investendo per la prima squadra su uno degli allenatori, che a detta di tutti, è fra i migliori dell’ambito del calcio italiano. I calciatori presi sono in sintonia con il progetto tattico del mister e sono state gettate le basi per fare bene”
Che campionato si aspetta l’anno prossimo per il Bari?
“Un torneo molto insidioso. Anche le prime tre gare, contro le tre neo promosse, che potrebbero sembrare facili sulla carta, non lo sono e nascondono notevoli insidie, soprattutto con squadre che vengono da campionati vincenti e che hanno migliorato la propria ossatura. C’è da attendersi un campionato equilibrato. Tutto comunque per il Bari procede per il meglio, non ci sono infortuni e, Castel di Sangro è il posto ideale per completare la preparazione’.Che ambizioni però ha la squadra di Mangia?
“Prima dell’inizio del campionato è sempre pericoloso fare pronostici. La squadra è stata attrezzata per raggiungere obiettivi ambiziosi ma sarà il campo a dire se è stato fatto tutto il necessario per ottenere certi traguardi. Senza fare proclami, che sono rischiosi per tutti, mi aspetto un Bari competitivo. E’ un campionato tutto da giocarsi”.
Da ex arbitro come vede la decisione della componente arbitrale di appoggiare la candidatura quale presidente federale di Carlo Tavecchio?
“Avessi ancora fatto l’arbitro mi sarei astenuto davanti alla decisione su quale presidente federale scegliere perché obiettivamente i direttori di gara rappresentano solo il 2%, e come arbitro avrei solo atteso qualsiasi uomo sarebbe uscito vincitore dall’elezione, in modo poi da avere il massimo della collaborazione con questi. L’elezione di Tavecchio, se così sarà, si instaura nella volontà di continuità dei vertici attuali del calcio. Secondo me bisognava attendere un po’ che potessero emergere anche altre figure innovative per il nostro calcio. E’ un po’ difficile dare un volto diverso da quello attuale al pallone italiano. Servono riforme, innanzitutto nei nostri settori giovanili, creando qualcosa di diverso, con maggior peso dei club ai propri settori giovanili. Il Barcellona, il calcio in Inghilterra e Germania, hanno investito molto sui settori giovanili. In Italia questo è stato un discorso che si è fatto ma è stato interrotto. Bisognerebbe riprenderlo. Abbiamo preso troppi giocatori all’estero”.