Bari, l'incubo è finito: la salvezza era il minimo, ora i De Laurentiis (e Polito) mantengano le promesse
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Un corner morbido, una traiettoria pulita e angelica da parte di Sibilli ha trovato una semi-rovesciata maestosa da parte del capitano dei pugliesi che, nel giorno del suo 41° compleanno, si regala un’ultima partita in carriera degna dei migliori film thriller. Settimana scorsa fu proprio di Di Cesare la deviazione decisiva sul tiro di Gaston Pereiro per il gol dell'1-1 segnato dalla Ternana, all'82esimo minuto nella gara di andata, un pareggio che sembrava spegnere definitivamente le speranze salvezza del Bari. Invece l’ennesima firma da autore di Di Cesare (unite alla reti di Ricci e Sibilli nella ripresa) ha permesso al Bari di gioire questa sera, per una salvezza conquistata sul filo del rasoio. Ma sia chiaro: il traguardo tagliato a Terni era il minimo indispensabile per una società che ha vissuto una stagione infernale e che avrebbe meritato ben altri obiettivi, visto quanto compiuto solo un anno fa.
UNA STAGIONE DA DIMENTICARE - La stagione del Bari, al di là dell’obiettivo minimo della salvezza centrato in questi playout, è stata senz’altro disastrosa sotto numerosi punti di vista. E pensare che, nelle idee della proprietà, questa formazione, rimaneggiata dal mercato estivo, doveva puntare alla promozione diretta in Serie A. Il destino (e i risultati) invece, stavano ipotizzando l’amarezza di una clamorosa retrocessione, prima di agganciare almeno la possibilità di salvarsi ai playout. Tutto frutto di una squadra che, in 38 giornate, ha messo in fila 41 punti, grazie a 13 sconfitte, 17 pareggi e sole 8 vittorie (solo il Lecco ha vinto meno). Ben 49 i gol subiti (tra le peggiori difese della Serie B) e solo 38 quelli segnati (terzo peggior attacco). Il tutto unito a uno dei peggiori rendimenti in trasferta di sempre, dove i Galletti hanno vinto, oltre a stasera allo stadio Liberati, in due sole occasioni – a Cremona per 0-1, il lontano 26 agosto 2023, e a Brescia per 1-2 a fine ottobre – collezionando il 2° peggior rendimento, dopo il Lecco, in tutta la Serie B, con soli 14 punti messi a referto, frutto di 2 misere vittorie e 8 pareggi, oltre a 9 ko. Solamente il rendimento da playoff (27 punti, nona miglior squadra in cadetteria) in casa al San Nicola ha permesso al Bari di giocarsi i playout e scagionare l’incubo retrocessione, già durante la stagione regolare.
UN MANGIA-ALLENATORI INUTILE - I risultati sono stati decisamente altalenanti (per gli obiettivi stagionali prefissati), vista anche una situazione in panchina gestita come peggio non si poteva. Dall'inizio del campionato, infatti, sono cambiati addirittura 4 allenatori in casa Bari: all'esonerato Michele Mignani (fautore dell’arrivo alla finale playoff dello scorso anno) è subentrato Pasquale Marino, sostituito poi da Beppe Iachini, esonerato a sua volta per fare spazio a Federico Giampaolo, ex tecnico dell’Under 19 e della Primavera pugliese e traghettatore in quest'ultima parte di stagione. Ma c’è un dato, in particolare, che vogliamo far venire alla luce e che porta anche a una riflessione importante: tra Napoli e Bari, sono ben sei gli allenatori a libro paga della famiglia De Laurentiis, tre per parte. E in verità, addirittura, sarebbero stati sette i tecnici, qualora Mignani non avesse accettato la chiamata del Palermo. Il Napoli è ancora legato a Rudi Garcia, Walter Mazzarri e all’attuale tecnico, Francesco Calzona; il Bari, invece, paga Pasquale Marino, Giuseppe Iachini e l’attuale allenatore, Federico Giampaolo. Una specificazione che non lascia alcun dubbio sulla gestione sclerotica da parte della proprietà che, al posto di investire sul mercato, ha semplicemente sprecato gran parte del budget a disposizione, spendendo esclusivamente su questo continuo ricambio tecnico in panchina. Inutili sono stati tutti questi tentativi della proprietà De Laurentiis - che ha sbagliato l'impossibile in quest'annata, dalla comunicazione, al cambio degli allenatori - nel dare una spinta a questa squadra, che l'anno prossimo ripartirà sì dalla Serie B, ma che ha rischiato sin troppo la retrocessione in C.
CHOC MAI ASSORBITO E ROSA INADATTA – E pensare che Bari sarebbe dovuta essere una formazione creata per ben altre posizioni di classifica e che si è ritrovata, sin dalla prima parte dell’annata. a lottare per la sopravvivenza in B, anche a causa di una pesante e scottante sottovalutazione dello choc subito al termine della passata stagione: la sconfitta casalinga in quel 11 giugno 2023, data maledetta per i tifosi dei Galletti, quando il San Nicola venne gelato da una rete di Pavoletti nella finale playoff, permettendo al Cagliari di Ranieri di volare in A. Era il 94’ e mancavano 12 secondi a un sogno che sembrava irrealizzabile. A livello psicologico, seppur la rosa fosse supportata, almeno a inizio anno secondo le speranze dei pugliesi, da qualità tecniche di medio-alto livello (visti anche gli arrivi di importante caratura – poi dimostratosi fallimentari, per motivi diversi – di giocatori che dovevano infondere qualità maggiore al Bari) che, tuttavia, non sono riuscite a rendere secondo le aspettative, tanto da immischiarsi nel baratro della lotta per la C sino a questi ultimi 90 minuti. Dal calvario fisico di Menez (che ha risolto il contratto anzitempo) all'altalena prestazionale di Nasti, passando per i flop di Aramu (scelta estiva errata: la verità è che la squadra necessitava che la lunga trattativa - che doveva portare Valoti in Puglia, giocatore da doppia cifra in cadetteria, non solo in questa stagione sotto l'ombra della Torre di Pisa - arrivasse alla fumata bianca), Diaw e Puscas. Tutte operazioni che sulla carta erano colpi a effetto, ma che in pratica si sono rivelate mosse assolutamente non azzeccate. Un passo indietro gigantesco che, economicamente, ha le proporzioni di un vero e proprio cataclisma, in grado di porre una serie di punti interrogativi sul futuro a medio termine del progetto dei pugliesi della proprietà De Laurentiis. Che ora, in ogni caso, vivrà un’estate rovente.
UN DECLINO FATTO DI SCELTE DISASTROSE – Un lento declino (per fortuna della piazza, incompleto), quello vissuto dal Bari, che non è riuscito a ripetere un’annata simile alla scorsa (col sogno Serie A sfiorato e sfumato via a pochi secondi dal traguardo), ma che nemmeno pensava di vivere i fantasmi di una possibile retrocessione, divenuta realtà oggi. Di errori ne sono stati fatti tanti, anche in sede di mercato. In estate la partenza di giocatori come Cheddira, Folorunsho (convocato in Nazionale) e Caprile non sono state compensate nella maniera giusta, rendendo vani gli sforzi (pochi, in realtà) da parte del direttore sportivo, che ha fallito l’obiettivo di rendere maggiormente competitiva una formazione che meritava ben altro destino, dato anche il poco budget a disposizione e le dovute e necessarie operazioni di rientro in simbiosi con il Napoli, volute dalla proprietà De Laurentiis. Ed è chiaro che, con questo risultato minimo ottenuto sul campo, l’estate che vivrà il Bari sarà escandescente, con tutta una serie di giocatori che, con ogni probabilità, rischiano di lasciare la Puglia.
ESTATE ROVENTE - Da Brenno (anche se è arrivato solo la scorsa estate) che può ambire a un upgrade tra le top formazioni della B e la zona bassa della A e può generare una buona plusvalenza per il club pugliese, passando per giocatori come Ricci, Maita, Dorval, Morachioli, Nasti, Diaw, Puscas e, soprattutto, il trascinatore Sibilli - miglior giocatore in stagione per termini realizzativi - che, tra rientri dai rispettivi prestiti e non, possono avere un buon mercato in Italia, generando introiti importanti per il Bari. In più, ci sarà da rimpiazzare una figura come il capitano Di Cesare, decisivo in stagione, che ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo. Infine, ci sarà da definire il destino dello stesso Giampaolo (lanciato nella mischia per bisogno quanto per impossibilità di trovare nuovi tecnici che rischiassero per il Bari) oltre che quello di Ciro Polito - mal voluto, ormai, dalla piazza pugliese - che insieme alla famiglia De Laurentiis, ha sì riportato la piazza di Bari almeno in cadetteria, ma è anche artefice di questo risultato disastroso, frutto di una gestione stagionale indegna. Il Bari – lo dice la storia e un pubblico di tifosi sempre presente e affamato - è una realtà da Serie A. Per il Bari, tra contestazioni (come quella dopo il 4-1 subito sul campo del Cosenza, dove i quasi 2.000 tifosi giunti in Calabria hanno cantato il coro “Siete solo dei figli di p*****a” alla squadra, prima che facesse rientro negli spogliatoi) e una realtà che mal si scontra con i sogni della piazza del capoluogo pugliese, sarà un’estate bollente, prima di una nuova annata in Serie B. Ora è il momento di gioire per questa salvezza, imparando dagli errori e dalle innumerevoli delusioni stagionali, prima di voltare pagina, con un progetto fresco, nuovo, degno della piazza che è Bari, per evitare di cadere nuovamente in questa lotta chiamata salvezza.
UN SOLO OBIETTIVO - Il presente, dunque, risponde a un obiettivo primario: rivoluzione e rifondazione. Le contestazioni dei tifosi sono state plurime, l’abbiamo raccontato a più riprese: il tempo e la pazienza a Bari sono terminati da tempo. Questa crisi vissuta, queste sensazioni così negative e questa salvezza strappata negli ultimi 90 minuti disponibili devono servire per ritrovare la speranza di un futuro che possa tornare glorioso per una società che, per storia e affluenza di pubblico allo stadio, merita anche la massima categoria, non la cadetteria. I tifosi hanno già da tempo sfidato apertamente la proprietà, ora spetta alla famiglia De Laurentiis cogliere il guanto di sfida. Meno chiacchiere per sviare dai reali problemi del Bari e più fatti concreti. Ai De Laurentiis (o chi per loro) dimostrare l’amore da sempre giurato verso la piazza pugliese e riportare questa società dove merita.
@cicciostraga7