Bari, dal sogno promozione all'incubo Serie C: la metamorfosi di una squadra a 120 secondi dalla A
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TRASFERTE DA INCUBO – Il ko di Venezia nella precedente giornata ha riportato la piazza pugliese a fare le sue dovuti riflessioni. Passare, nello spazio di una sola stagione, dal miglior rendimento esterno in cadetteria, eguagliando addirittura il record di Conte di 10 successi lontani dal San Nicola, alle 4 sconfitte sconfitte consecutive esterne nelle ultime 4 sfide in cadetteria, che portano lo score a soli 12 punti in 15 match fuori dal capoluogo pugliese (frutto di 2 sole vittorie, 6 pareggi e 7 sconfitte, meglio solo del fanalino di coda Lecco) è a dir poco inammissibile per una società che, quest’anno, puntava alla promozione diretta. Per capire la gravità della situazione, l’ultima volta che il Bari ebbe un rendimento simile risale alla stagione 2016/17 con Colantuono in panchina. A cavallo tra marzo e aprile, i ko furono contro Virtus Entella (2-0), Trapani (4-0), Pro Vercelli (1-0), Spezia (1-0) e Carpi (2-0). La striscia si fermò a cinque (i Galletti possono raggiungere questo spiacevole record nella prossima giornata a Modena - lunedì 1 aprile, ore 12.30 -), interrompendosi col pari a reti inviolate a Salerno. Quel Bari chiuse l’anno con 53 punti e al 12° posto, senza però venir mai coinvolto nella lotta per la retrocessione. La differenza con la corrente stagione sussiste proprio in quest'aspetto.
PLAYOUT VICINI – Al di là del fatto che questo Bari rischia di prolungare tale striscia, viste le prossime insidiose trasferte a Modena e Como, due squadre in piena lotta per un posto nei playoff, ciò che bisogna registrare è che, attualmente, vista anche la vittoria della Ternana sul Cosenza per 1-0, il Bari si trova 15° con 34 punti con sì solo 5 distanze dall’ottava posizione occupata dal Brescia, valida per il primo turno di playoff, ma con solo 2 distanze dalla zona playout, con la stessa Ternana 16esima a 32 punti e un Ascoli 18° che dista solamente 6 punti e potrebbe voler dire retrocessione diretta. L’incubo di essere tornati in lotta per la salvezza, per il mantenimento della categoria è più reale e concreto che mai. Tornare in C sarebbe un fallimento su tutta la linea.
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TRA PASSATO E FUTURO – L’analisi della proprietà e del presidente Luigi De Laurentiis deve vertere necessariamente su due aspetti. Il primo riguarda i molteplici cambi di allenatore vissuti in stagione: da Mignani a Marino, sino ad arrivare a Iachini. Una reale svolta, tuttavia, non c’è stata, viste anche le poche risorse dal mercato messe a disposizione. Dalla scorsa annata a oggi, infatti, non è un eufemismo parlare di una formazione che si è indebolita, sotto ogni fronte. Perdere pedine fondamentali come Caprile, Folorunsho e Cheddira non è stata la mossa giusta per garantire solidità, continuità e costanza a un progetto che prevede l’arrivo in A a stretto giro di posta. Ma senza puntare il dito sui giocatori e non guardando più ciò che è stato, il discorso va ampliato su ciò che sarà il futuro del Bari. Il presente parla dell’obiettivo primario: mantenimento della categoria. Successivamente, si dovrà costruire, in estate, una rosa capace di replicare l’ottima annata che l’ha vista arrivare a secondi dalla promozione. Le contestazioni dei tifosi sono state plurime, il tempo e la pazienza a Bari sono terminati. Uscire dalla crisi per ritrovare la speranza di un futuro che possa tornare glorioso per una piazza che, per storia e affluenza di pubblico allo stadio, merita la massima categoria. I tifosi hanno sfidato apertamente la proprietà, ora spetta a De Laurentiis cogliere il guanto di sfida. Meno chiacchiere per sviare dai reali problemi di Bari, più fatti. A De Laurentiis dimostrare l’amore da sempre giurato verso la piazza pugliese.
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