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    Barcellona, un all-in per rinascere: limite salariale in profondo rosso ma può sognare Haaland. Ecco perché

    Barcellona, un all-in per rinascere: limite salariale in profondo rosso ma può sognare Haaland. Ecco perché

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    Un azzardo da oltre 144 milioni di euro per agguantare quella zona Champions che diventa fondamentale per la sopravvivenza di un club i cui conti non possono che destare enorme preoccupazione e suscitare una certa curiosità. Otto mesi dopo la clamorosa rinuncia forzata a Leo Messi, il cui rinnovo di contratto era incompatibile col tetto salariale imposto dalla Liga, dal saldo positivo di quasi 98 milioni al termine del mercato estivo si è passati al passivo da urlo registrato dopo la conclusione della sessione invernale, che ha portato in dote l'acquisto per 55 milioni di euro più bonus di Ferran Torres, l'ingaggio dello svincolato Dani Alves e il prestito dal Wolverhampton Adama Traoré. Tre soli innesti, funzionali all'idea di calcio di Xavi - subentrato in corso d'opera a Koeman - per facilitare quella risalita in classifica che dovrà concludersi col conseguimento dell'obiettivo minimo del quarto posto, ma che stanno pesando enormemente sulle finanze, già traballanti, dei blaugrana.

    GESTIONE ALLEGRA - IL LCPD (Límite de Coste de Plantilla Deportiva) è la quantità di denaro che ogni società iscritta alla Liga e alla Segunda Division può spendere, tenendo in considerazione tutte le cifre destinate per  i cartellini, per gli stipendi di calciatori, allenatori e componenti dello staff tecnico della prima squadra. Delle 40 formazioni che fanno parte dei primi due campionati professionistici spagnoli, il Barcellona è l'unico ad aver chiuso in negativo al termine delle due finestre di mercato (a guidare la graduatoria dei virtuosi è il Real Madrid, coi suoi oltre 739 milioni di euro di attivo) e stupisce che, dopo un'estate vissuta con l'angoscia di dover rientrare nei parametri dettati dalla Liga e la pesante e sciagurata eredità lasciata dalla gestione Bartomeu, al Barcellona sia stato consentito di gestire in maniera così "allegra" la seconda parte della stagione. In un campionato nel quale le regole sono molto precise e rigide e che impone alle squadre che sforano il budget di non poter investire più del 25% di quanto introitato o risparmiato dai tagli della rosa (la regola dell'1x4). Stupisce se si pensa che il presidente dei catalani Laporta guarda alla prossima stagione con rinnovata ambizione e il desiderio di regalare almeno un top player alla piazza per riportarla ai vertici anche in Europa, ma dietro questi calcoli si celano le manovre e le strategie che la dirigenza del Barça sta portando avanti.

    RISORSE IN ARRIVO - Da settimane sono infatti in corso trattative su almeno due fronti, quella col fondo CVC che per la cessione dei diritti televisivi pluriennali per un quantitativo di circa 270 milioni di euro (venendo così meno al patto sottoscritto con Real Madrid e Athletic Bilbao) e quella per la cessione del 49% di Barça Studios per 300 milioni, che immetterebbero risorse fresche e vitali che potrebbero essere ulteriormente incrementate dalle rinunce pressoché obbligate sul mercato da fare nell'estate che verrà. Giocatori come Dest, Umtiti, Lenglet, Coutinho, Trincao, Griezmann non rientrano da tempo nei piani del Barcellona e possono portare ulteriori introiti per ristabilire un equilibrio finanziario e guardare alle prossime campagne di rafforzamento con rinnovata ambizione. L'unica condizione per completare i probabili tesseramenti di Azpilicueta e Christensen dal Chelsea, quello di Kessie dal Milan e continuare a sognare un pezzo da novanta come Haaland o addirittura il ritorno di Messi.

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