AFP/Getty Images
Barcellona senza canterani dopo 16 anni. E i talenti di casa scappano via
Bonano, Reiziger, Christanval, Abelardo, Coco, Rochemback, Cocu, Luis Enrique, Rivaldo, Saviola e Overmars. Allenatore Carles Rexach. Sedici anni fa, il Barcellona schierava per l'ultima volta un undici iniziale senza alcun calciatore cresciuto nel proprio settore giovanile. L'ultima volta fino a martedì sera, quando Ernesto Valverde, in occasione del match contro il Celta Vigo, ha riscritto la storia recente del club blaugrana. Considerando la vicinanza con la finale di Coppa del Re col Siviglia di sabato 21 aprile, l'ex allenatore dell'Athletic Bilbao ha fatto ampio ricorso al turn-over risparmiando molte delle stelle della sua squadra e affidandosi a 11 giocatori che non hanno alcun passato nella Masia catalana.
CAMBIO DI FILOSOFIA - Una scelta di rottura che ha scatenato il dibattito a Barcellona e alimentato le polemiche sul lavoro di Valverde, messo fortemente in discussione dopo la clamorosa eliminazione dalla Champions League per mano della Roma. Un ulteriore segnale soprattutto della rivoluzione copernicana che il Barça sta mettendo in atto al suo interno, una rivoluzione partita dallo stile di gioco e proseguita con un mercato che non guarda più alle risorse interne. Luis Enrique prima e Valverde poi hanno proceduto a una "deguardolizzazione", al passaggio graduale dal tiki-taka e dal pressing esasperato a un gioco più conservativo e più verticale. Oltre a una considerazione dei ragazzi della cantera sempre minore. Un cambiamento dettato dal progressivo invecchiamento e logorio degli interpreti più importanti della rosa alla scelta di calciatori con caratteristiche completamente differenti, con l'addio di un'istituzione come Iniesa dietro l'angolo e Piqué, Busquets e Messi ultimi baluardi della tradizione. Il calcio non è una scienza esatta, l'esito di una partita o a maggior ragione di una stagione è spesso determinato da variabili impazzite, ma che dietro la crisi recente del Barcellona (reduce da 3 eliminazioni consecutive ai quarti di Champions) ci sia una perdita di valori, una rinuncia alla sua filosofia, non è un'ipotesi così campata per aria.
DA MOREY A RUIZ, TALENTI IN FUGA? - Un'inversione di tendenza che sta generando un fuggi fuggi generale di alcuni dei migliori prospetti del proprio vivaio, come non avveniva da molti anni. Le recenti partenze del classe 2001 Adrià Bernabé e del centrocampista classe 2000 Sergio Gomez, passati rispettivamente a Manchester City e Borussia Dortmund, unite a quelle nei mesi scorsi di Eric Garcia e Jordi Mboula, sono la spia di una situazione molto preoccupante, perchè non si parla di questioni economiche, ma di diverse prospettive di crescita. Un allarme che rischia di scattare anche per quei calciatori che nelle manifestazioni giovanili di club e con la nazionale spagnola si sono evidenziati in positivo: dall'esterno di difesa classe 2000 Mateu Morey, al "sosia di Puyol" Marc Cucurella (difensore del 1998), passando per il centrocampista Carles Aleña, autore di 10 gol in Segunda Division e che ha già disputato 7 partite con una rete all'attivo in prima squadra. Occhio poi all'attaccante classe 2000 Abel Ruiz, giocatore seguito dalla Juventus dopo aver trascinato i suoi alla vittoria dell'ultimo Europeo Under 17 e al secondo posto nel Mondiale di categoria, al compagno di nazionale Juan Miranda, altro 2000 che per qualità tecniche e fisiche è tra i giocatori più pronti per il salto di categoria.
CAMBIO DI FILOSOFIA - Una scelta di rottura che ha scatenato il dibattito a Barcellona e alimentato le polemiche sul lavoro di Valverde, messo fortemente in discussione dopo la clamorosa eliminazione dalla Champions League per mano della Roma. Un ulteriore segnale soprattutto della rivoluzione copernicana che il Barça sta mettendo in atto al suo interno, una rivoluzione partita dallo stile di gioco e proseguita con un mercato che non guarda più alle risorse interne. Luis Enrique prima e Valverde poi hanno proceduto a una "deguardolizzazione", al passaggio graduale dal tiki-taka e dal pressing esasperato a un gioco più conservativo e più verticale. Oltre a una considerazione dei ragazzi della cantera sempre minore. Un cambiamento dettato dal progressivo invecchiamento e logorio degli interpreti più importanti della rosa alla scelta di calciatori con caratteristiche completamente differenti, con l'addio di un'istituzione come Iniesa dietro l'angolo e Piqué, Busquets e Messi ultimi baluardi della tradizione. Il calcio non è una scienza esatta, l'esito di una partita o a maggior ragione di una stagione è spesso determinato da variabili impazzite, ma che dietro la crisi recente del Barcellona (reduce da 3 eliminazioni consecutive ai quarti di Champions) ci sia una perdita di valori, una rinuncia alla sua filosofia, non è un'ipotesi così campata per aria.
DA MOREY A RUIZ, TALENTI IN FUGA? - Un'inversione di tendenza che sta generando un fuggi fuggi generale di alcuni dei migliori prospetti del proprio vivaio, come non avveniva da molti anni. Le recenti partenze del classe 2001 Adrià Bernabé e del centrocampista classe 2000 Sergio Gomez, passati rispettivamente a Manchester City e Borussia Dortmund, unite a quelle nei mesi scorsi di Eric Garcia e Jordi Mboula, sono la spia di una situazione molto preoccupante, perchè non si parla di questioni economiche, ma di diverse prospettive di crescita. Un allarme che rischia di scattare anche per quei calciatori che nelle manifestazioni giovanili di club e con la nazionale spagnola si sono evidenziati in positivo: dall'esterno di difesa classe 2000 Mateu Morey, al "sosia di Puyol" Marc Cucurella (difensore del 1998), passando per il centrocampista Carles Aleña, autore di 10 gol in Segunda Division e che ha già disputato 7 partite con una rete all'attivo in prima squadra. Occhio poi all'attaccante classe 2000 Abel Ruiz, giocatore seguito dalla Juventus dopo aver trascinato i suoi alla vittoria dell'ultimo Europeo Under 17 e al secondo posto nel Mondiale di categoria, al compagno di nazionale Juan Miranda, altro 2000 che per qualità tecniche e fisiche è tra i giocatori più pronti per il salto di categoria.