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Balotelli, ribellati: onora le tue famiglie
Di lui mi sono prefigurato un'idea per ciò che ho potuto vedere da lontano e ascoltare tramite terzi. E' davvero ben poco. Il più delle volte l'immagine viene distorta dalle luci artificiali del palcoscenico e le voci sono figlie del pettegolezzo e dell'invidia. Sicchè, esprimere giudizi diventa operazione quanto mai complicata e anche fuori luogo. Osservato dall'alto, quando entrò dalla porta principale nel salotto buono del calcio, mi fece una grande impressione. Non soltanto un giocatore di pallone, ma un autentico atleta a tutto tondo provvisto di qualità fisiche invidiabili per ciascun sportivo al mondo. Una statua "nera" in perfetta sintonia con i canoni classici per coloro che ambiscono trasformare la passione agonistica in professione.
Anche a livello favolistico il destino aveva negato nulla a Mario Balotelli la cui storia personale e privata possedeva tutti i crismi necessari per piacere e anche per commuovere un poco. La sua venuta al mondo tribolata e la sua permanenza terrena compromessa, nei primi tra anni, da una brutta malattia che lo costringe a subire i ferri del chirurgo. Padre e madre, arrivati in Sicilia dal Ghana, che non possono permettersi il lusso di sostenerlo e di mantenerlo insieme ai suo fratelli. L'affido a una famiglia di gente bresciana brava e bella dentro e quindi l’adozione definitiva. Un background esistenziale che dovrebbe aver fatto maturare il giovane Mario molto più in fretta rispetto a tutti i ragazzi della sua età. E, si sa, un giovane calciatore con le testa sul collo è un bravo calciatore. Invece no. Almeno così dicono senza che lui, fino a oggi, si sia adoperato per smentire malgrado le numerose prove di appello che gli sono state concesse.
Ora la mazzata che trovo più pesante e anche più infamante in arrivo dalla Turchia e più precisamente dalla bocca dell'allenatore del Besiktas ovvero la squadra dove il re Mida del mercato, in arte Mino Raiola, pensava di poter sistemare il ragazzo che nessuno sembra volere. "Mi sono informato bene e io una mela marcia non la voglio perchè, alla fine, contaminerebbe anche tutti gli altri miei giocatori. Per me il discorso è chiuso qui". Una porta in faccia, l'ennesima, per Mario Balotelli il quale a questo punto sarebbe tenuto a porsi almeno un paio di domande per poi cominciare a riflettere con serietà. Lui ha avuto la fortuna di trovare una famiglia che, oltre a permettergli di coltivare la sua passione per il calcio, lo ha fatto studiare. Ebbene, visto che in quanto a quattrini Balotelli ha fin qui guadagnato da poter vivere almeno tre vite senza far nulla, potrebbe sfruttare il diploma in ragioneria per rendere più utile e meno noiosa la sua esistenza di giovane ricco e già quasi "pensionato". La sua sorella adottiva è giornalista inviata in zone di guerra. Un esempio lo ha in casa in casa.
Ma se proprio Mario Balotelli non può fare a meno di giocare a pallone, per via del sacro fuoco che ha dentro, allora la smetta di andare in giro per il mondo a cercare contratti milionari come lo spinge a fare l'avido Raiola. Dica al suo procuratore di sistemarlo, gratuitamente o a gettone di merito, in una società magari senza ambizioni di classifica ma con un cuore grande e con la dignità di voler scendere in campo per la gioia e l'orgoglio dei suoi tifosi. Come fece Roberto Baggio a Brescia, tanto per intenderci, o anche più in basso. In questo modo Mario Balotelli, ribellandosi alle etichette sempre difficili da scrollarsi di dosso, in un colpo solo raggiungerebbe diversi obiettivi. Onorerebbe le sue due famiglie, quella ghanese e quella bresciana. Dimostrerebbe a sua figlia Pia di non essere un fallito. Riscatterebbe l’immagine di un popolo "nero" il cui colore della pelle non significa essere marcio come una mela da buttare.