Balotelli più maturo di tutti noi messi insieme
Mario Balotelli è il più forte calciatore italiano con il secondo che nemmeno gli vede la targa, i 21 anni dicono che la scalata alle vette mondiali non è finita. Uscendo dai pettegolezzi e dalle lezioni di etica, prima o poi bisognerà trattarlo come un fenomeno che l’Inter ha quasi svenduto (i soldi ricavati dal suo cartellino sono equivalenti a due anni di ingaggio lordo di Milito) e il calcio italiano ritroverà solo quando sarà bolso e demotivato. Il suo debutto in Champions con il Manchester City, dopo tre partite saltate per squalifica, è stato emozionante: non perché abbia fatto cose straordinarie (in altre partite l’abbiamo visto più ispirato) ma perché ha fatto un compitino di alto livello regalando lampi di classe quando ce n’è stata l’opportunità. L’intelligenza da centravanti arretrato, aprendo gli spazi per l’inserimento di Yahia Touré, è stata di altissima scuola, i colpi di tacco sono stati ridotti al minimo, i litigi azzerati. E il carattere? Si è visto nell’occasione del rigore da lui guadagnato e tirato alla fine del primo tempo, quando il civile (siamo noi che mitizziamo l’estero) pubblico di Vila-Real appostato dietro la porta di Diego Lopez ha mimato i versi di una scimmia (e non si trattava di pochi elementi). Balotelli ha tirato, segnato e guardato quella parte di pubblico in segno di sfida ma senza fare piazzate. Insomma, nessuna sorpresa per un ragazzo che a nemmeno diciotto anni spostava gli equilibri nella serie A (con Mancini anche da esterno destro di centrocampo) e nemmeno per media italiani che lo trattano come tratterebbero Rooney: solo gossip e ingigantimento di stupidaggini (come definireste un asciugamano che ha preso fuoco per pochi secondi?), senza timore di querele né soprattutto di dirigenti che poi non ti danno il biglietto omaggio o non fanno fare lo stage a tuo figlio. Parafrasando un indimenticabile bomber della Nazionale, Balotelli è più maturo di tutti noi messi insieme.